“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,52-59
+ In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Parola del Signore
Mediti…AMO
Nel capitolo 6 del vangelo di Giovanni troviamo un lungo e intenso insegnamento sull’Eucaristia.
Giovanni è l’unico evangelista che non riporta la narrazione della cena, ma è quello che, più degli altri, riflette sul profondo significato della stessa.
Quindi il capitolo 6 è un insegnamento, una catechesi alla comunità cristiana, sull’Eucaristia.
Per Giovanni è così importante, tanto da insistere per ben 59 versetti su questo tema.
Leggiamo il capitolo 6, dal versetto 51.
“«Io sono»”, e Gesù rivendica la condizione divina, “«il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno»”.
Domenica dopo domenica, giorno dopo giorno questa parola è al centro della sua azione, ma anche della nostra vita terrena “…prendete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.
E nessuno che non voglia attenuarlo, trasformandolo in un puro simbolo o ricordo, saprebbe spiegare ciò.
È e resta il mistero della fede, anche se, ai nostri oscuri tempi, questo mistero sembra esercitare sempre meno il suo fascino.
All’uomo di tutti i tempi piacciono di più le guarigioni miracolose, inspiegabili, operate con l’imposizione delle mani.
MA IL SIGNORE CRITICA QUESTO DESIDERIO SMODATO DI RICERCA DI MIRACOLI SPETTACOLARI.
Perché non è da questi che viene la salvezza, ma la ottiene, senza se e senza ma, solo “…colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna”…
Carne e sangue fanno riferimento ALLA VITA CONCRETA DEL FIGLIO DI DIO FATTO UOMO, il Pane di cui parla non è soltanto un simbolo, MA È IL SEGNO VISIBILE DELLA SUA PRESENZA REALE.
Mangiare la sua carne significa che non basta condividere le sue idee, come fa ogni discepolo con il suo Maestro.
Gesù offre e chiede molto di più: ci invita ad entrare in una comunione intima e reale con Lui.
Una provocazione sempre attuale, specie nel contesto di una teologia che tende a interpretare il Vangelo come un insieme di valori (giustizia, pace ecologia…), che trovano in Gesù il loro insuperabile riferimento.
Purtroppo, nel cammino dei secoli, non siamo ancora riusciti a comprendere L’INTIMO LEGAME CHE GESÙ VOLEVA STABILIRE CON LA VITA DI CIASCUNO DI NOI.
E il Signore, è ancora, per nostra colpa, assente dal mondo, dalla nostra vita, dalle nostre vicende, dalle nostre storie…
Purtroppo è ancora chiuso nei tabernacoli o relegato nei cieli!
E, non può esserci, nella Chiesa, né meditazione né spiritualità se si occulta questo irritante mistero.
Se vogliamo avere la vita, dobbiamo passare attraverso Gesù, altrimenti dobbiamo accontentarci di sopravvivere, al massimo possiamo tirare a campare.
Ma a me colpisce il fatto che la “carne” e il “sangue” sono cibi che, invece che essere assimilati, assimilano.
Cioè, invece che rendere quei cibi parte di noi, essi ci rendono parte di qualcos’altro, o meglio, di qualcun altro….. Gesù Cristo!
Per entrare nel Suo Regno dobbiamo accettare la Sua Persona, mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue significa entrare in comunione con Gesù, significa seguirLo, significa credere nella Sua Parola e agire di conseguenza.
Solo se partecipiamo a questa comunione con Lui, vivremo, penseremo e agiremo come Lui.
Oggi, purtroppo, non sempre chi si avvicina all’Eucarestia dà il giusto valore a questo Dono.
Anzi, troppo spesso Lo si riceve con molta superficialità.
Come si fa a non tremare sentendo le parole del sacerdote:
- “La comunione del Tuo corpo ed del Tuo sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per noi giudizio di condanna, ma per la Tua misericordia, sia rimedio di difesa dell’anima e del corpo”.
Diceva bene il compianto Papa Giovanni Paolo II “L’Eucarestia è un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni”.
PER LA FEDE CRISTIANA IL SUO CORPO È SÌ QUELLO EUCARISTICO, MA RAPPRESENTA ANCHE LA CHIESA.
Allora mangiarlo significa essere assimilati a una comunità.
E viceversa: entrare più profondamente in uno spirito comunitario autentico significa nutrirsi della sua Parola, della sua logica, dei suoi sentimenti…
Significa in un certo senso perdere il controllo di noi stessi, per metterci, con la fiducia dei Figli, nelle mani di Dio.
E, non sono più solo io a guidare la barca, perché nella comunità, è necessario che guidiamo insieme, che la rotta la decidiamo insieme, che le gioie e le sconfitte le celebriamo insieme.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!