19.07.2023 – MERCOLEDI’ XV SETTIMANA P.A. A – MATTEO 11,25-27 “Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 11,25-27

+ In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». Parola del Signore

Mediti…AMO

Chi avrebbe dovuto accogliere il vangelo non lo accoglie, e chi, invece, sembra apparentemente lontano, si mette in discussione e segue il Maestro.

Proprio i devoti, i farisei, e chi conosce bene la Toràh, gli scribi e i sacerdoti non accolgono la novità della predicazione di Gesù, lo ascoltano con sufficienza e fastidio…

Gesù è spiazzato da tanta superficialità ma, invece di deprimersi, esulta nello Spirito: sono i semplici, quelli guardati con disprezzo dai devoti, ad accogliere con entusiasmo la Parola.

Allora innalza un inno di lode al Padre per la sua logica inattesa, per la sua capacità di ribaltare le prospettive e di stupire.

Ma cerchiamo di contestualizzare, Fratelli e Sorelle.

Il lezionario salta tutta la sezione dedicata da Matteo al rapporto di Gesù col Battista e al fallimento della predicazione nelle città di Corazìn e Bethsàida (Mt 11,1-24), e riprende con cinque versetti che ci portano alla fine del capitolo undicesimo.

Possiamo dividere il nostro brano in tre parti.

La prima parte (11,25-26) può essere intitolata la rivelazione ai piccoli, a cui segue un versetto sulla conoscenza reciproca tra il Padre e il Figlio, e infine nei vv. 28-30 Gesù invita i discepoli a seguirlo.

Gesù benedice il Padre.

Ed è paradossale che questo avvenga in un momento difficile, anzi proprio in risposta all’incredulità di quelle città della Galilea che non hanno accolto l’opera che Gesù ha compiuto in esse, che è raccontata nei versetti immediatamente precedenti a quelli che stiamo leggendo.

È ovvio che Gesù non sta ringraziando il Padre perché le città dove ha predicato «non si erano convertite».

Ma RINGRAZIA E LODA PERCHÉ LA RIVELAZIONE È COMUNQUE STATA ACCOLTA, MA DAI “PICCOLI”.

Anche l’Apostolo Paolo avrà avuto occasione di sperimentare la stessa amarezza di Gesù. Lo si capisce da quanto scrive in 1Cor 1,19, citando Is 29,14 «…distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l’intelligenza degli intelligenti».

L’Apostolo non parla del dono dell’intelligenza in generale, quasi fosse da disprezzare l’uso della ragione, MA DELL’INCOMPATIBILITÀ TRA LA SAPIENZA CHE IL MONDO CREDE DI AVERE E QUELLA DI DIO, SAPIENZA, QUEST’ULTIMA, CHE SI È ESPRESSA NELLA “LOGICA” INACCETTABILE DELLA CROCE.

Dio agisce in un altro modo «grande è la sua misericordia: agli umili svela i suoi segreti» (Sir 3,10, testo ebraico).

Ma chi sono dunque i sapienti e gli intelligenti che non si aprono a Dio? E i piccoli?

Una particolarità grammaticale ci aiuta a caratterizzare il nostro versetto: i termini sapienti e intelligenti piccoli  SONO USATI NEL TESTO GRECO SENZA L’ARTICOLO.

Dovremmo allora tradurre meglio: “… perché hai tenuto nascoste queste cose A SAPIENTI E INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE A PICCOLI”.

La mancanza dell’articolo sottolinea LA QUALITÀ PIUTTOSTO CHE GLI INDIVIDUItutti possono rivestire questo ruolo, QUANDO ABBANDONANDO ARROGANZA, SACCENZA E PRESUPPONENZA, RIESCONO A FARSI “PICCOLI”.

Il termine indica i semplici, cioè le persone che non hanno difficoltà ad accogliere un Dio-amore perché è di questo che hanno bisogno.

«Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza». Quindi Dio ha deciso che il criterio per conoscerlo è l’amore, non la legge, non la dottrina.

Nel Primo Vangelo l’opposizione antitetica tra i sapienti e i piccoli suscita l’attenzione del lettore, che ricorda come lungo tutto il racconto venivano presentati gruppi contrapposti:

  • Erode e tutta Gerusalemme rispetto ai magi (2,1-12);

  • i farisei e i sadducei rispetto a Giovanni (3,7-12);

  • i falsi profeti rispetto ai veri discepoli (7,15-27);

  • i farisei rispetto ai pubblicani e i peccatori (9,9-13).

Insomma, nel contesto matteano PICCOLI – OPPOSTI DEI SAPIENTI E INTELLIGENTI – POSSONO ESSERE CONSIDERATI COME I DESTINATARI DEL VANGELO DI SALVEZZA, COLORO CHE CREDONO E ACCETTANO GESÙ MESSIA E IL REGNO DI DIO CHE EGLI HA PROCLAMATO.

Dopo aver spiegato, ai vv. 25-26, che Dio rivela i suoi misteri a questi, GESÙ CONTINUA PARLANDO DI SÉ COME IL PICCOLO UMILE ATTRAVERSO IL QUALE PASSARE PER CONOSCERE LA SAPIENZA DI DIO.

IL SIGNORE GESÙ, INFATTI, NEL VANGELO DI MATTEO È IL MITE PER ECCELLENZA: l’aggettivo mite viene usato solo qui in tutto il Nuovo Testamento (eccetto 1Pt 3,4).

E MATTEO, TRA GLI EVANGELISTI, PRESENTA CHIARAMENTE LA MITEZZA non solo come una beatitudine (Mt 5,5), ma SOPRATTUTTO COME UNA QUALITÀ DI GESÙ (11,29; 21,5).

Matteo dipinge Gesù come IL MESSIA-SERVO OBBEDIENTE A DIO, MITE E MISERICORDIOSO VERSO I PICCOLI.

E questo dato si coglie particolarmente nell’episodio dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme: dove Matteo descrive l’avvenimento attraverso la citazione diretta del profeta Zaccaria sul re mite (21,5), e questo testo è il punto di arrivo del ministero di Gesù in preparazione alla sua passione.

Ma a me piace pensare anche che Dio si compiace anche dei bambini giacché, come ricorda Papa Francesco, “i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono

SAN JOSEMARÍA ESCRIVÀ DE BALAGUER, Sacerdote fondatore dell’OPUS DEI, ebbe una prova di questa predilezione divina che, quando vuole, illumina i cuori di quelli che lo cercano con semplicità PERCHÉ PENETRINO NELL’INTIMITÀ DIVINA E COLGANO QUEL CHE COMPORTA L’ESSERE FIGLI DI DIO.

Racconta in merito un’esperienza singolare che avvenne il 16 ottobre 1931.

Alcuni anni dopo richiamava alla memoria quello che visse quel giorno, vedendo compiute in se stesso le parole di Gesù ricordate da Matteo:

  • Vi potrei dire persino quando, persino il momento e il luogo di quella mia prima orazione di figlio di Dio. Imparai a dire Padre, nel Padrenostro, fin da bambino; ma sentire, vedere, ammirare quel volere di Dio che siamo suoi figli… per strada, su un tram, per un’ora, un’ora e mezza, non lo so; Abba, Pater!, devo aver gridato. Nel Vangelo ci sono parole meravigliose; lo sono tutte: ‘nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo’ (Mt 11,27). Quel giorno ha voluto in modo esplicito, chiaro, definitivo che, assieme a me, vi sentiate sempre figli di Dio, di questo Padre che è nei cieli e che ci darà ciò che chiediamo nel nome di suo Figlio”.

Gesù ci ha dato l’esempio di questa umiltà e semplicità che ammira nei bambini.

Così ne parlava san Josemaría nel meditare questo passo del Vangelo:

  • Gesù, nostro Signore, ci propone con frequenza l’esempio della sua umiltà: ‘imparate da me, che sono mite e umile di cuore’. Così tu e io impariamo che non c’è un altro cammino, perché solo la sincera conoscenza del nostro nulla ha la forza di attirare su di noi la grazia divina. Per noi Gesù venne a soffrire la fame e a dare cibo, venne a soffrire la sete e a dare da bere, venne rivestito della nostra mortalità e a rivestirci dell’immortalità, venne povero per farci ricchi”.

E vorrei chiudere ponendomi tre ultimi interrogativi:

  1. che cosa significa «essere piccoli», semplici?

  2. Qual è «la piccolezza» che apre l’uomo all’intimità filiale con Dio e ad accogliere la sua volontà?

  3. Quale deve essere l’atteggiamento di fondo della nostra preghiera?

Per rispondere, io credo che dobbiamo tornare al «discorso della montagna», dove Gesù afferma «…beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8).

E’ quindi LA PUREZZA DEL CUORE QUELLA CHE PERMETTE DI RICONOSCERE IL VOLTO DI DIO IN GESÙ CRISTO.

Questo ci dice che occorre avere SEMPRE il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in sè stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!