«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 16,20-23
+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla». Parola del Signore
Mediti…AMO
Fratelli e Sorelle, oggi ascoltiamo la continuazione del Vangelo di ieri.
La gioia che ci è promessa da Cristo non ci sarà tolta proprio perché non riguarda solo le realtà terrene.
“La sua ora” in effetti è giunta, l’ora della grande tristezza di Gesù Cristo e dei suoi nel primo venerdì santo della storia.
L’allusione frequente alla tristezza ed alla sofferenza, citata in questo brano del Vangelo, esprime l’ambiente delle Comunità della fine del primo secolo in Asia Minore, per le quali Giovanni scrive il suo vangelo.
Esse vivevano una situazione difficile di persecuzione e di oppressione che causava tristezza.
Gli Apostoli avevano insegnato che Gesù sarebbe tornato dopo, ma la parusia, il ritorno glorioso di Gesù, non giungeva mentre la persecuzione aumentava sempre di più.
Molti erano impazienti e alzavano gli occhi al cielo implorando “…fino a quando Signore?” (2Tess 2,1-5 e 2Pt 3,8-9).
Ciò premesso dobbiamo tener presente che, una persona sopporta una situazione di sofferenza e di persecuzione, quando sa che la sofferenza è il cammino e la condizione per la gioia perfetta.
E così, pur avendo la morte dinanzi agli occhi, sopporta ed affronta il dolore. Per questo il vangelo fa questo paragone così bello con i dolori del parto.
Ma Gv.16,22-23 regala a queste comunità un’esplosione di gioia pura, grazie alle parole del SIGNORE “…così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia“.
“Quel giorno, non mi farete più domande”. Ecco la certezza che dà coraggio alle comunità stanche e perseguitate dell’Asia Minore e che fa esultare di gioia, ognuno di noi, in mezzo ai dolori.
Un vecchio detto dice “…fa male, ma io canto!”
O come dice san Giovanni della Croce “In una notte scura, con ansie di amore tutta infiammata, o felice ventura, uscii né fui notata, stando la mia casa addormentata!”
Alla luce di Dio, non ci sarà più bisogno di chiedere nulla.
PERCHÉ LA LUCE DI DIO È LA RISPOSTA PIENA E TOTALE A TUTTE LE DOMANDE CHE POSSONO NASCERE NEL CUORE UMANO.
Ciò premesso, dobbiamo tener presente che le forze del mondo, della morte, del peccato, sembrano trionfare, ma la loro vittoria è passeggera E MOLTO SPESSO, SE CI FACCIAMO CASO, TUTTO PRELUDE ALLA VITA.
Infatti, se guardiamo la natura, nulla nasce senza che “qualcosa” muoia.
Anche Gesù ce lo ricorda “…se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12,24).
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora, ma quando ha dato alla luce il bambino non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. (Gv 16,21).
Gesù vuole insegnarci che c’è una legge nascosta nella vita, che è solo per la vita: la sofferenza è per la vita, il morire è per la vita.
Purtroppo la nostra fragilità umana ci fa fare sempre fatica a leggere la sofferenza in questo modo.
E in questo senso, anche Gesù ha fatto fatica ad accettare la croce, ma l’ha accolta generosamente “…io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza“.
Dopo la Sua morte con la quale ci ha generato alla vita eterna, abbiamo capito che la morte di croce apre alla vita eterna.
Lo aveva ben capito Paolo di Tarso, che alla sua amata comunità che vive a Colosse, dice con gioia “…sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
La realtà umana è transitoria, quello che è definitivo, eterno, è la gioia di incontrare il Cristo Risorto, nella certezza di non perderlo mai più.
Mentre viviamo in questa vita, la certezza della sua Divina Presenza ci appaga e ci tranquillizza: infatti con Lui al nostro fianco, non abbiamo bisogno di interrogarci sul passato o sul futuro, perché il Signore del Tempo e della Storia, il Cristo, Signore Risorto, dà il senso ultimo alla storia e alla nostra vita.
E ci insegna che anche qui, in questo mondo, possiamo assaporare istanti di amore e di felicità che ci ripagano di tutta la nostra sofferenza.
E questi istanti valgono la pena di viverli fino in fondo!
Chissà quali e quante sorprese ha in serbo Dio per noi.
Gioire nel veder sbocciare un fiore, rallegrarsi per aver ammirato l’arrivo del nuovo giorno, quando la luce dell’alba squarcia il buio della tenebra, godere di un sorriso inaspettato, gioire per un amore che nasce… sono momenti che non possiamo perdere e che ci avvicinano a quella beatitudine immensa che potremo guadagnarci in Paradiso, PROPRIO SE AVREMO AL MEGLIO VISSUTO LE NOSTRE ESPERIENZE DI GIOIA E DI DOLORE QUI SULLA TERRA
Fratelli e Sorelle, apriamo allora i nostri cuori allo Spirito Santo per riconoscere dove cercare la gioia in Cristo e saperla riconoscere per potercene impossessare in modo definitivo.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2014:
- “Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate e ridimensionate. Ridimensionate, perché non hanno più l’ultima parola, che invece è la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione a Cristo da negative possono diventare positive. Gesù è la via, e con il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio per amore, e il Figlio ha donato se stesso per lo stesso amore, anche noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli. La fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e anche i nemici. La prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé, il diffondersi dell’amore per il prossimo, specialmente per chi non lo merita, per chi soffre, per chi è emarginato”.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!