19.02.2023 7 DOMENICA P.A. A– MATTEO 5,38-48 “Ma io vi dico…Amate i vostri nemici”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,38-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? VOI, DUNQUE, SIATE PERFETTI COME È PERFETTO IL PADRE VOSTRO CELESTE». Parola del Signore
Mediti…AMO
La “legge del taglione” si trova in Es 21,24 e in altri due testi del Pentateuco.
Al suo nascere era una legge molto saggia. La “lex talionis”– legge del taglione (Mt 5,38-42) – si trova non solo nel libro dell’Esodo ma anche nel Codice di Hammurabi.
Eccone una parte del testo: «occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido» (Es 21,24-25).
Dalla tradizione rabbinica questo principio era però già stato considerato anche troppo severo e inapplicabile.
Per questa ragione, l’effettiva sua messa in pratica veniva sostituita con un risarcimento.
In una società ancora piuttosto primitiva aveva l’intento di contenere la vendetta entro certi limiti e di evitare il prolungarsi delle vendette e delle rappresaglie tra tribù e clan avversari.
Infatti, se non sappiamo superare la violenza ricevuta, la spirale di violenza invaderà tutto e non ci sarà via di uscita.
Lamec diceva “…fate attenzione alle mie parole. Io ho ucciso un uomo per la ferita che mi ha fatto e un giovane per un colpo che ho ricevuto. Se Caino deve essere vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte” (Gn 4,23-24).
FU A CAUSA DI QUESTA VENDETTA ESTREMA CHE TUTTO TERMINÒ NEL DILUVIO (Gen 6,13).
Comunque, per come era formulata nell’Antico Testamento affermava la responsabilità personale delle proprie azioni, l’uguaglianza delle persone davanti alla legge e la giusta proporzione tra il reato e la punizione.
Non si sa se questa legge fosse ancora vigente all’epoca di Gesù.
La legge di Mosè resta, indiscussa, ma viene assolutamente arricchita e portata a compimento con la predicazione del Signore.
Un compimento che consiste nell’allargare l’orizzonte dell’amore: Mosè insegnava il modo di vivere i rapporti interni alla comunità di Israele.
MENTRE GESÙ PENSA A UN AMORE UNIVERSALE, CHE RAGGIUNGE TUTTI GLI UOMINI, BUONI O CATTIVI CHE SIANO.
Gesù vuole liberarci dalla “preoccupazione” della risposta al male che ci viene fatto; vuole renderci liberi davanti alle offese ricevute, ai torti subiti, alle violenze che ci colpiscono quotidianamente.
Si tratta di superare, in ragione dell’amore alla misura di Gesù, l’inclinazione naturale ad esigere il rispetto assoluto dei propri diritti.
Si tratta di spezzare il circolo vizioso della violenza e del male attraverso il bene, come se fosse una trave messa di traverso che spezza gli ingranaggi della vendetta, del rancore, dalla rappresaglia. Si tratta di un modo pratico e radicalissimo per vivere la beatitudine dei miti, con il prossimo, anche quando nemico (Mt 5, 5).
La differenza sta proprio in questo: nel mondo ebraico il “fratello”, “il tuo prossimo” è colui che appartiene ai “figli del tuo popolo”. Solo verso questo “fratello\prossimo”, solo verso di lui erano intesi i comandi:
- “non coverai odio nel tuo cuore”,
- “non ti vendicherai e non serberai rancore”.
Per Gesù, quindi, il prossimo È OGNI UOMO, anche il malvagio, (che comprende quindi anche “i vostri nemici… quelli che vi perseguitano“).
L'”occhio per occhio, dente per dente” dell’antica legge, nella legge nuova di Gesù È SUPERATO DAL “SE UNO TI DÀ UNO SCHIAFFO SULLA GUANCIA DESTRA, TU PORGIGLI L’ALTRA GUANCIA”.
Quindi chiede di non opporsi al male, ma di lasciarlo cadere, di far comprendere a colui che compie il male l’inutilità del suo gesto.
Gli esempi riportati vanno tutti in questa direzione.
Il malvagio, l’avversario con un gesto di violenza richiederebbe una reazione uguale e contraria. Il credente risponde in modo magnanimo, dando il doppio di ciò che gli viene richiesto, offrendo al malvagio un nuovo modo di vedere le cose.
Lo schiaffo sulla guancia destra è quello che procura meno dolore poiché viene fatto con la mano destra rovesciata.
Era considerato più un gesto di offesa che di violenza.
Il porgere la guancia sinistra era dunque una provocazione alla rovescia per far capire all’aggressore che il male non porta a niente.
E l’antico detto “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” è trasformato in “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano“.
Il motivo di questo ALLARGAMENTO DELL’ORIZZONTE DELL’AMORE è in QUELL'”AFFINCHÉ”.
Lo scopo sta nella vocazione a essere “figli del Padre vostro“.
Come l’amore del Padre raggiunge tutti gli uomini su cui sorge il sole, tale deve essere l’amore dei cristiani: CON LO STESSO ORIZZONTE INFINITO.
Il cristiano non può accontentarsi di amare con la stessa misura dei pubblicani o dei pagani, perché la misura del suo amore è la stessa che connota l’amore del Padre celeste.
Questa è la sapienza di Dio, ben diversa dalla sapienza di questo mondo, come nota san Paolo nel brano della lettera ai Corinzi; una sapienza che il mondo considera stoltezza.
Ma il cristiano si fa stolto scegliendo la strada indicata da Cristo, nella certezza che solo così diventerà sapiente davanti a Dio.
Un messaggio, quello della Messa di questa domenica, di fronte al quale noi cristiani dobbiamo continuamente interrogarci e convertirci, perché questo è lo scopo ultimo della vocazione cristiana: essere perfetti “come” è perfetto il Padre celeste.
La perfezione consiste nell’amore: “…amate i vostri nemici”.
Questo è davvero il punto nodale del cristianesimo.
Il detto di Gesù sull’amore per i nemici e i persecutori, appare anche nella Didachè (al n.1,3), dove addirittura si chiede di digiunare per i persecutori e di benedire i nemici (Lc 6,28).
Si tratta di una novità rispetto al contesto dell’epoca.
Anche se questo insegnamento si trovava già in una forma embrionale nel libro dell’Esodo, in Mt 23,4-5:
«Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a sé stesso: mettiti con lui a scioglierlo dal carico», rappresenta una di quelle parole di Gesù, che non sembrano avere precedenti diretti nel Primo Testamento o negli scritti giudaici.
La legge del taglione, invece, per frenare la vendetta, ripagava la violenza patita, con una pena uguale a quella subita e tutto finiva lì.
Gesù a riapre la storia, e offre un’alternativa: non opporsi, porgere, lasciare, fare, dare, amare. Solo questo rende perfetti.
L’amore ai nemici, che inizia dalla preghiera per loro, è una straordinaria novità rispetto a tutto; LA RADICE sta in quel “perché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” E IL FINE è quello di essere “perfetti come il Padre vostro celeste“.
Gesù ne è l’esempio più chiaro: MUORE IN CROCE PERDONANDO GLI UCCISORI E CONSEGNANDOSI AL PADRE, come unico e VERO ALBERO DELLA VITA, A CUI L’UOMO ORMAI REDENTO DAL SUO SACRIFICIO, DEVE ATTINGERE A PIENE MANI.
Porgere la guancia non è cedere alla violenza, ma è volgersi, dirigersi, tendere.
Non è subire, è un’azione forte che mette in questione e interpella con forza l’altro; più che un semplice atteggiamento virtuoso, significa che l’altro t’importa molto perché hai capito che è tuo fratello in Cristo.
Questo cambia le persone, prima ancora che le situazioni. SE LO AMI, NON È PIÙ NEMICO.
È così alta e profonda questa chiamata che la s’intuisce prossima al mistero di Dio. Lui solo è così! E anche noi figli possiamo somigliare al Padre.
Gesù Cristo, il Dio-con-noi, l’EMMANUEL, e umanità nuova, insegna ai suoi discepoli il comandamento dell’amore, la nuova legge del Vangelo che sostituisce per sempre la legge pagana del vecchio uomo “…amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”.
Il nostro spirito trema sentendo le esigenze di questo nuovo comandamento. Non è forse più facile aggredire chi ci aggredisce e amare chi ci ama?
Forse è a questo che ci spingerebbero i nostri sensi, è questa la voce dell’anima umiliata non ancora raggiunta dalla luce del Dio di Gesù Cristo, del solo vero Dio.
Ecco perché l’amore di carità è un precetto insolito, che apre ad un nuovo orizzonte antropologico la civiltà antica e ogni civiltà umana possibile.
Gesù stesso ci ha aiutato a capirle. Quando il soldato gli diede uno schiaffo sul volto, non ha offerto l’altra guancia.
Anzi, ha reagito con energia: “Se ho parlato male, dimostrami in che, ma se ho parlato bene, perché mi colpisci?” (Gv 18,23) Gesù non insegna la passività.
San Paolo con grande determinazione affermava che, restituendo il male con il bene, “facendo questo, accumulerai carboni ardenti sul suo capo” (Rom 12,20).
- “Perfetti come il Padre”
Le parole finali sono la fonte, da cui sgorga la novità del Regno.
Questa fonte è Dio stesso, riconosciuto come Padre.
È imitando Dio che possiamo creare una società giusta, radicalmente nuova.
I discepoli vivranno con lo sguardo posto in Dio, già che sono chiamati a manifestare nella loro vita la perfezione di Dio, la cui espressione più totale è l’amore senza condizioni, verso tutti.
L’amore è il principio e il fine di tutto.
Gesù imitò il Padre e rivelò il suo amore. Ogni gesto, ogni parola di Gesù, dalla nascita fino alla morte in croce, fu un’espressione di quell’amore creatore, che non dipende dal dono che riceve, né discrimina l’altro per motivi di razza, sesso, religione o classe sociale, ma che nasce dal voler bene in modo gratuito.
Ed allo stesso modo liberato dai suoi peccati grazie all’azione redentrice di Cristo e rinnovato dall’azione dello Spirito, l’uomo, ogni uomo, è il tempio in cui risplende lo Spirito di Dio.
Dio ama l’uomo per sé stesso, a tal punto che consegna alla morte suo Figlio.
Dal momento che Dio ci ama in questo modo e ci ha fatti partecipi del suo amore, noi non possiamo che perdonare il nostro prossimo e aiutarlo perché viva e si sviluppi.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!