«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 10,1-9
+ In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Parola del Signore
Mediti…AMO
Figlio di pagani, Luca appartiene alla seconda generazione cristiana.
Compagno e collaboratore di san Paolo, che lo chiama «il caro medico», è soprattutto l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli.
Luca ha ricevuto il privilegio di raccontare la vicenda di Gesù e quella della Chiesa primitiva, donandoci particolari inediti, soprattutto in relazione alla Vergine Maria.
Nei primi due capitoli del vangelo, risalta la figura di Maria, la «…serva del Signore, benedetta fra tutte le donne».
Il cuore dell’opera, invece, è costituito da una serie di capitoli che riportano la predicazione da Gesù tenuta nel viaggio ideale che lo porta dalla Galilea a Gerusalemme.
Anche gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione gloriosa del Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma.
Protagonisti di questa impresa esaltante sono Pietro e Paolo.
A un livello superiore il vero protagonista è lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sugli Apostoli e li guida nell’annuncio del Vangelo agli Ebrei e ai pagani.
Da osservatore attento, Luca conosce le debolezze della comunità cristiana così come ha preso atto che la venuta del Signore non è imminente.
Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo.
Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia.
Questo evangelista può esserci particolarmente caro perché è l’evangelista della Madonna.
Solo da lui ci sono state tramandate l’annunciazione, la visitazione, le scene del Natale, della presentazione al tempio di Gesù.
E si può anche dire l’evangelista del cuore di Gesù, perché è Luca che ci rivela meglio la sua misericordia: è l’evangelista della parabola del figlio prodigo un tesoro che troviamo soltanto nel suo Vangelo, della dramma perduta e ritrovata.
E’ L’EVANGELISTA DELLA CARITÀ:
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lui solo ci racconta la parabola del buon samaritano, e parla dell’amore di Gesù per i poveri con accenti più teneri degli altri:
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ci presenta il Signore che si commuove davanti al dolore della vedova di Nain;
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che accoglie la peccatrice in casa di Simone il fariseo con tanta delicatezza e le assicura il perdono di Dio;
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che accoglie Zaccheo con tanta bontà da cambiare il suo esoso cuore di pubblicano in un cuore pentito e generoso.
San Luca è dunque l’evangelista della fiducia, della pace, della gioia.
In una parola possiamo dire che è l’evangelista dello Spirito Santo.
Negli Atti degli Apostoli è lui che ha trovato la formula tanto cara alle comunità cristiane “…formare un cuor solo e un’anima sola“, che è ripresa anche dall’orazione della Colletta di oggi:
“Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza“.
E la comunità cristiana, fondata sull’amore di Gesù e anche sull’amore alla povertà: solo persone non attaccate ai beni terreni per amore del Signore possono formare un cuor solo e un’anima sola.
Il Vangelo di san Luca lo rivela pieno di zelo.
Soltanto lui riporta l’invio in missione dei settantadue discepoli (gli esegeti pensano che questo sia un numero simbolico e rappresenti le settantadue nazioni dell’universo) e alcuni particolari di questa missione “Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi“.
San Gregorio Spiega “…BISOGNA CHE I DISCEPOLI SIANO MESSAGGERI DELLA CARITÀ DI CRISTO. SE NON SONO ALMENO DUE LA CARITÀ NON È POSSIBILE, PERCHÉ ESSA NON SI ESERCITA VERSO SE STESSI, MA È AMORE PER L’ALTRO”.
Ed è in questo contesto che vorrei farvi notare l’invio in missione dei “settantadue discepoli“.
È solo un racconto esclusivo di Luca la menzione dei settantadue (e non soltanto dei dodici apostoli riportata anche da Marco e Matteo).
L’INTENZIONE ESPLICITA È DI MOSTRARE CHE LA MISSIONE NON È AFFIDATA UNICAMENTE AI DODICI, MA ANCHE ALLA CERCHIA PIÙ VASTA DEI DISCEPOLI.
IL COMPITO DI ANNUNCIARE IL VANGELO FA PARTE DUNQUE DELLA VOCAZIONE DI OGNI VERO DISCEPOLO DI CRISTO E DEVE ESTENDERSI A TUTTA LA TERRA.
Questo mandato è inserito nel “discorso missionario” di Luca evangelista.
In esso ci fa capire che OGNI DISCEPOLO DEVE AVERE LA CONSAPEVOLEZZA CHE LA MISSIONE CHE GLI È STATA AFFIDATA, PRESENTERÀ SICURAMENTE DIFFICOLTÀ E RISCHI.
E dirci di essere “…come agnelli in mezzo ai lupi”, è la perfetta metafora che ci fa capire il suo messaggio.
Luca ci racconta in questa frase molte delle sue esperienze: temere per la vita davanti a folle inferocite, potenti irritati, mari in burrasca e nonostante ciò non nascondersi, né cambiare natura e candidamente annunciare Cristo e questi crocifisso e risorto.
Gesù non teme di proporre un ideale che appare impossibile: PUR SAPENDO CHE NEL MONDO CI SONO I LUPI, NON CI CHIEDE DI DIVENTARE LEONI MA DI RESTARE AGNELLI, NON SUGGERISCE DI VINCERE IL MALE CON LA FORZA MA DI ESSERE TESTIMONI INERMI DELLA CARITÀ DI DIO.
È difficile essere seguaci del crocefisso senza partecipare in qualche modo alla sua passione
Fratelli e Sorelle, c’è anche un altro aspett, affatto margiale, da considerare, nel testo.
A CHI INTENDE VERAMENTE SEGUIRLO, IL SIGNORE CHIEDE L’AFFIDAMENTO TOTALE, UN ABBANDONO NON TANTO DALLE COSE MATERIALI, QUANTO PIUTTOSTO DAI PROPRI PROGETTI, DALLE SICUREZZE, DALLA PRETESA DI BASTARE A SE STESSI.
Perchè Egli sa bene che se abbiamo la mente intenta alle cose del cielo, siamo meno propensi a preoccuparci di cosa mangiare o cosa bere, perché accogliamo quello che la Provvidenza ci fa avere.
E se abbiamo gli occhi fissi sul Signore, lasciamo che sia Egli a plasmarci, e siamo meno suggestionati dal terrore di non piacere agli altri e di corrispondere alle attese di tutti.
E se abbiamo gli orecchi tesi a captare i suoi discorsi, diventiamo più sensibili nella comunicazione con l’altro, perché non siamo storditi dai richiami rumorosi delle nostre passioni.
Fratelli e Sorelle, se viviamo con le mani giunte per pregare, siamo più liberi per allargarle e tenderle con vigore verso il vicino che ha bisogno di essere rialzato.
Solo se l’annunciatore sarà infinitamente piccolo, l’annuncio sarà infinitamente grande.
I MESSAGGERI VENGONO PORTANDO UN PEZZETTO DI DIO IN SÉ.
Se hanno Vangelo DENTRO lo irradieranno tutto attorno a loro. BASTA QUESTO!
Ecco perchè non hanno bisogno di cose.
Perché non debbono dimostrare nulla.
Ma debbono solo il Regno iniziato, e che Dio sta dentro la loro vita.
Come non ha nulla da dimostrare una donna incinta: ha un bambino in sé ed è evidente a tutti che vive due vite, che porta una vita nuova.
COSÌ ACCADE PER IL CREDENTE: EGLI VIVE DUE VITE, E NELLA SUA PORTA LA VITA DI DIO.
E, se mi chiedete, come si può fare a far ciò, Fratelli e Sorelle, io posso solo dirvi LEGGETE E MEDITATE ASSIDUAMENTE LA PAROLA DEL SIGNORE PER CREDERE CIÒ CHE AVETE LETTO, INSEGNATE CIÒ CHE AVETE APPRESO NELLA FEDE, E VIVETE OGNI GIORNO CIÒ CHE AVETE INSEGNATO, NEL NOME DEL SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO».
MA MAI DOBBIAMO DIMENTICARE UNA COSA CHE E’ FONDAMENTALE: OVVERO CHE NON STIAMO LEGGENDO, MEDITANDO O INSEGNANDO UN LIBRO.
Ma il Vangelo che meditiamo, predichiamo e viviamo con le opere, È LA PERSONA DI GESÙ STESSO.
L’apostolo è COLUI CHE PREPARA IL CAMMINO DEL SIGNORE, annunciando la sua pace, guarendo i malati, MANIFESTANDO COSÌ, CHE IL REGNO DI DIO E’ GIA’ QUI, ANCHE SE “IN NUCE”.
Il compito dell’apostolo è, dunque, centrale nella Chiesa e per la vita della Chiesa, perché da essa dipende la futura accoglienza al Maestro tra gli uomini.
La migliore testimonianza che ci può offrire la festa di un Evangelista, di uno che ha narrato la Buona Novella, è di renderci più consapevoli della dimensione apostolica-evangelizzatrice della nostra vita cristiana.
Racconta SANT’AGOSTINO, il Vescovo di Ippona, nel suo “discorso 64/a”:
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“…Ma sebbene un sol lupo sia solito scompigliare un gregge grande quanto si vuole, le pecore ch’erano state mandate in mezzo a innumerevoli lupi ci andavano senza aver paura, poiché Colui che le mandava non le abbandonava. Ebbene, perché avrebbero dovuto temere d’andare tra i lupi coloro con cui c’era l’Agnello che ha vinto il lupo?”
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!