18.10.2022 -MARTEDI’ SAN LUCA – LUCA 10,1-9 “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 10,1-9
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO MARTIRE EVANGELISTA
Figlio di pagani, Luca appartiene alla seconda generazione cristiana. Compagno e collaboratore di san Paolo, che lo chiama «il caro medico», è soprattutto l’autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli. Al suo Vangelo premette due capitoli nei quali racconta la nascita e l’infanzia di Gesù. In essi risalta la figura di Maria, la «serva del Signore, benedetta fra tutte le donne».
Gli Atti degli Apostoli descrivono un viaggio: la progressione gloriosa del Vangelo da Gerusalemme all’Asia Minore, alla Grecia fino a Roma.
Protagonisti di questa impresa esaltante sono Pietro e Paolo. A un livello superiore il vero protagonista è lo Spirito Santo, che a Pentecoste scende sugli Apostoli e li guida nell’annuncio del Vangelo agli Ebrei e ai pagani.
Da osservatore attento, Luca conosce le debolezze della comunità cristiana così come ha preso atto che la venuta del Signore non è imminente. Dischiude dunque l’orizzonte storico della comunità cristiana, destinata a crescere e a moltiplicarsi per la diffusione del Vangelo
San Luca col suo Vangelo ha voluto imprimere alla storia dell’uomo, un senso in Gesù Cristo, Salvatore dal male e dall’assurdo che si annida nelle vicende umane.
Luca non conobbe direttamente Gesù, ma fu fedele seguace di Paolo e suo compagno nel secondo e terzo viaggio. Anche se il suo ruolo nella Chiesa primitiva non appare come di primo piano, la sua importanza è fondamentale: grazie in particolare agli Atti degli Apostoli ci ha permesso di conoscere l’evoluzione e la storia delle comunità cristiane dei primi decenni.
La sua festa è celebrata il 18 ottobre; il suo emblema è il bue. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa.
Secondo il cosiddetto Prologo antimarcionita a Marco (II sec.), Luca era nato ad Antiochia (di Siria) da famiglia siriaca, non ebrea, ed esercitava la professione di medico (Col 4,14). Non è chiaro se prima di aver aderito al cristianesimo fosse stato o meno un simpatizzante del giudaismo (proselito): dato però che l’annuncio cristiano aveva inizialmente luogo principalmente tra gli Ebrei e solo in seguito (con Paolo) tra i pagani greco-romani, la prima ipotesi è più verosimile.
Altre tradizioni tardive e leggendarie lo identificano con l’anonimo discepolo di Emmaus (Lc 24,13-35) o con Lucio di Cirene (At 13,1).
Luca scrive per verificare e confermare la consistenza della fede dei suoi destinatari (1, 1-4). Inizia il suo vangelo con il tema della fedeltà del Dio di Gesù, narra come le promesse si siano realizzate nella nascita di Gesù; chiude il vangelo con questo stesso tema quando narra come Dio abbia mantenuto le sue promesse risuscitando Gesù dai morti. Questo Dio, che non permise che il Santo di Dio vedesse la corruzione (At 2,27), sicuramente sarà fedele alle promesse fatte ai seguaci di Gesù che vengono da tutti gli angoli della terra per prendere posto al banchetto celeste con Abramo, Isacco e Giacobbe. Per chi? Luca scrive per i Cristiani provenienti dal paganesimo che avevano dubbi su Gesù e che volevano capire, chiarire dubbi sulla vita di Gesù di Nazareth.
Teofilo (nome greco che significa Amico di Dio) è icona di questa categoria di persone. Luca, mentre scrive, ha in mente le persone e comunità situate nelle grandi città, dove c’erano forti contrasti sociali, con una minoranza di privilegiati e una maggioranza di esclusi ed emarginati. Scrive per persone di provenienze culturali diverse con molte barriere e pregiudizi reciproci, che rendevano difficile la convivenza. Le donne non erano riconosciute nella loro dignità. La fame di pane e di relazioni sociali più giuste sicuramente era molto sentita. Scrive per una comunità che conosce dubbi, crisi, scoraggiamento, che si sentiva minoranza insignificante di fronte all’immensità dell’Impero.
L’attenzione data da Luca agli incontri di Gesù con i Samaritani va vista in ottica missionaria: la missione nei loro confronti costituisce l’inizio della missione fra i non-giudei e fa parte del piano di Dio. Non ci sono preclusioni: con Gesù il tempo della salvezza è arrivato per tutti, compresi quelli che venivano disprezzati.
Va notato, però, che in Luca il superamento delle esclusioni e la prospettiva universale si accompagnano ad un suo netto atteggiamento positivo verso il popolo giudeo, la sua religione e cultura. La missione è universale, ma parte da Gerusalemme.
Dante lo ha definito lo “scriba della mansuetudine di Cristo” per il predominio, nel suo Vangelo, di immagini di mitezza, di gioia e di amore.
San Paolo lo chiama «il caro medico», qualifica di medico confermata, secondo gli studiosi, dall’esame interno delle sue opere. La sua cultura e la preparazione specifica erano sicuramente note tra le comunità di cui faceva parte; potrebbe addirittura avere curato la Madre del Signore. Certamente la sua cultura generale e la sua esperienza degli uomini erano piuttosto notevoli.
Una lunga tradizione lo vuole originario di Antiochia, tanto da essere denominato “il medico antiocheno”, ed è per questo patrono di tutti i medici e i chirurghi.
Sono molte le immagini bizantine a lui attribuite, tra cui:
– L’icona della Madonna di Częstochowa.
– L’icona Theotokos di Vladimir.
– La Madonna Costantinopolitana che si trova nella Basilica di santa Giustina a Padova, gelosamente custodita perché molto rovinata. Si racconta che il prete Urio, custode della basilica dei Dodici Apostoli di Costantinopoli, tra l’VIII e il IX secolo l’avrebbe portata a Padova, a santa Giustina, insieme al corpo di Luca e alle reliquie di san Mattia, per sottrarli alla furia iconoclasta.
– Una antica immagine della Vergine, detta Salus populi romani, conservata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nella Cappella Paolina, a sinistra dell’altare centrale. L’icona della Madonna è collocata sull’altare in una cornice di angeli che la recano in gloria, splendendo sul fondo turchino di un cielo di lapislazzuli. Le lettere greche che campeggiano ai lati della Vergine sono, di nuovo, l’abbreviazione del suo titolo di Madre di Dio, affermazione rovesciata e identica della divinità di Gesù.
– La Madonna di san Luca a Bologna.
Secondo san Girolamo, le ossa di san Luca furono trasportate a Costantinopoli nella famosa basilica dei Santi Apostoli dopo la metà del IV secolo;[24] le sue spoglie giunsero poi a Padova, dove tuttora si trovano nella basilica di Santa Giustina.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
La Chiesa, nella sua saggezza, ci propone di festeggiare la memoria dei santi, di sentirli vivi accanto a noi, di pregare insieme a loro e di imitare la loro vita e la loro ricerca spirituale.
Anche se corriamo sempre il rischio di mettere i santi dentro le nicchie… e di lasciarceli!
Scordandoci il fatto che sono state persone reali, che hanno vissuto le loro emozioni, i loro sentimenti, i loro fallimenti, la ricerca interiore con passione e forza.
Oggi celebriamo la festa di san Luca, l’evangelista della bontà di Gesù Cristo e della Madonna: ci ha rivelato l’annunciazione la visitazione, il Natale e la presentazione di Gesù al Tempio.
È anche l’evangelista:
della Vergine Maria
- solo da lui ci sono state tramandate l’annunciazione, la visitazione, le scene del Natale, della presentazione al tempio.
della misericordia di Gesù – “scriba mansuetudinis Christi”
- perché è Luca a tramandarci quel tesoro che è la parabola del Padre misericordioso.
della misericordia di Dio
- (ci presenta la parabola del Padre buono e del figlio prodigo, della dramma perduta e ritrovata)
e della carità
- (ci presenta la parabola del buon samaritano, le parole di Gesù verso i più poveri, la sua commozione di fronte alla vedova di Naim, a cui dice “Non piangere”, la sua accoglienza e il suo perdono verso la peccatrice in casa di Simone, lui si vuol fermare a casa di Zaccheo… che cambia per sempre il suo cuore di esoso pubblicano).
Ancora Luca sintetizza in una formula la vita della prima comunità cristiana negli Atti “avevano un cuor solo e un’anima sola“.
Egli riporta l’invio della missione ai settantadue discepoli per evangelizzare il mondo.
L’opera di Luca ci invita ad essere veri discepoli di Cristo, a portare la croce ogni giorno, a far fruttificare i doni dello Spirito: la pace, la gioia, la benevolenza.
Luca aveva un carattere, una storia, una famiglia, dei sogni e, ad un certo punto, ad Antiochia, nella terza città più popolosa dell’antichità, ha incontrato Saulo di Tarso che parlava di un ebreo vissuto a Gerusalemme che predicava il vero volto di Dio.
Non sappiamo come sia andata ma dalle pagine del vangelo emerge chiaramente lo stato d’animo e il temperamento del grande Luca.
Abituato ad un cielo abitato da rissose divinità pagane, Luca deve essere rimasto profondamente colpito e ammirato dal volto misericordioso e compassionevole del Dio predicato da Gesù.
E QUESTA MISERICORDIA EMERGE IN TUTTA LA VITA DI LUCA E NEL SUO SPLENDIDO VANGELO…
A chi intende veramente seguirlo, il Signore chiede l’affidamento totale, un’espropriazione radicale non soltanto dalle cose materiali, quanto piuttosto dai propri progetti, dalle sicurezze, dalla pretesa di bastare a sé stessi.
Con la mente intenta alle cose del cielo, siamo meno propensi a preoccuparci di cosa mangiare o cosa bere, perché accogliamo quello che la Provvidenza ci fa avere.
Con gli occhi fissi sul Signore, lasciamo che sia Egli a plasmarci, e siamo meno suggestionati dal terrore di non piacere agli altri e di corrispondere alle attese di tutti.
Con gli orecchi tesi a captare i suoi discorsi, diventiamo più sensibili nella comunicazione con l’altro, perché non siamo storditi dai richiami rumorosi delle nostre passioni.
Con le mani giunte per pregare, siamo più liberi per allargarle e tenderle con vigore verso il vicino che ha bisogno di essere rialzato.
Ma non dobbiamo dimenticare il contesto storico del vangelo odierno.
Quando Luca ricorda e racconta questa pagina del suo vangelo, ha davanti a sé la fervente missione dei primi cristiani che andavano di città in città nel bacino del Mediterraneo, annunciando con un certo successo la buona notizia.
Il Kýrios, il Signore che agisce con potenza, aveva già inviato i Dodici (Lc 9,1-6), da lui scelti e chiamati apóstoloi, missionari-inviati.
Ma ora ne invia altri settantadue, tanti quanti il numero delle genti abitanti la terra secondo la tavola delle nazioni di Genesi 10 (nella versione greca dei LXX).
Li invia davanti a sé come precursori e preparatori della sua prossima venuta: quello che Giovanni il Battista aveva fatto prima che Gesù si manifestasse a Israele (Lc 3,1-18), ora lo fanno i discepoli, affinché il Signore trovi i cuori pronti ad accogliere la buona notizia del regno di Dio.
Ricordiamoci però che al tempo di Gesù c’erano diversi movimenti che indicavano un nuovo modo di vivere. Ad esempio, Giovanni Battista, i farisei ed altri.
Molti di loro formavano comunità di discepoli (Gv 1,35; Lc 11,1; At 19,3) ed avevano i loro missionari (Mt 23,15). Ma c’era una grande differenza.
I farisei, ad esempio, quando andavano in missione, erano prevenuti. Pensavano che non potevano mangiare ciò che la gente offriva loro, perché il cibo non era sempre ritualmente “puro”. Per questo, portavano borsa e denaro per potersi procurare del cibo adeguato. Così invece di aiutare a superare le divisioni, queste osservanze della Legge della purezza indebolivano ancor più il vissuto dei valori comunitari.
La proposta di Gesù è diversa, perchè cerca di riscattare i valori comunitari che erano soffocati, e cerca di rinnovare e di riorganizzare le comunità in modo che fossero di nuovo un’espressione dell’Alleanza, un segno del Regno di Dio, come ci viene detto dal vangelo di oggi:
- Luca 10,1: La Missione. Ogni discepolo è il portavoce di Gesù. Non è padrone della Buona Novella. Gesù manda i discepoli, due a due, per favorire l’aiuto reciproco, poiché la missione non è individuale, bensì comunitaria.
- Luca 10,2-3: La Corresponsabilità. Il primo compito è quello di pregare affinché Dio mandi operai. Qualunque discepolo e discepola deve sentirsi responsabile della missione., per questo deve pregare il Padre di mandare operai per continuare la missione, e per proteggerli, perchè è un compito difficile e pericoloso (“…come agnelli in mezzo ai lupi”).
- Luca 10,4-6: L’ospitalità. Al contrario degli altri missionari, i discepoli e le discepole di Gesù non possono portare nulla, né borsa, né sandali. MA SOLO LA PACE ed aver fiducia nell’ospitalità della gente. Sa che sarà ricevuto, dalla gente che si sente rispettata e confermata nella fede.
- Luca 10,7: La Condivisione. I discepoli non devono andare di casa in casa, ma rimanere nella stessa casa. Cioè, devono convivere in modo stabile, partecipare alla vita ed al lavoro della gente del luogo e vivere di ciò che ricevono in cambio, perché l’operaio è degno della sua mercede. Ciò significa che devono aver fiducia nella condivisione.
- Luca 10,8: La Comunione attorno al tavolo. I discepoli devono mangiare ciò che la gente offre loro. Ciò significa che devono accettare la comunione e non possono vivere separati, e mangiare il loro cibo. E in questo contatto con gli altri non debbono aver paura di perdere la purezza legale, annunciando così un nuovo accesso alla purezza, all’intimità con Dio.
- Luca 10,9a: L’Accoglienza agli esclusi. I discepoli devono occuparsi dei malati, curare i lebbrosi e scacciare i demoni (Mt 10,8). Ciò significa che devono accogliere nella comunità coloro che ne sono stati esclusi.
- Luca 10,9b: La Venuta del Regno. Dopo aver realizzato quanto sin qui detto, i discepoli devono gridare ai quattro venti: Il Regno è giunto! Gesù è venuto a rivelarci la venuta del Regno, che è un nuovo modo di convivere partendo dalla Buona Novella: Dio è Padre e per questo siamo tutti fratelli e sorelle.
Questa pagina evangelica può sembrarci severa nelle richieste relative allo stile missionario, ma in verità per ogni inviato si tratta di essere FIGLIO NEL FIGLIO, vivendo la missione che il Figlio stesso ha ricevuto dal Padre quando è stato da lui inviato nel mondo.
Basta riferirsi alla missione di Gesù e non inventarci noi delle missioni, soprattutto in un clima come quello attuale: si è così tesi all’evangelizzazione degli altri che non si guarda più se l’inviato è evangelizzato o no, se assomiglia al suo Signore o se invece è preoccupato del numero degli ascoltatori e del risultato della sua propaganda del prodotto…
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!