18.05.2023 – GIOVEDI’ 6′ SETTIMANA DI PASQUA A – GIOVANNI 16,16-20 “…ancora un poco…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro «Che cos’è questo che ci dice “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro «State indagando tra voi perché ho detto “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

I discorsi di addio di san Giovanni preludono la mancanza di Gesù, preparano gli apostoli a stare senza di Lui, cercando di far comprendere loro che il modo con cui lo vedranno, dopo la sua morte, sarà diverso dal primo e significherà per la loro vita un progresso decisivo nel loro modo di conoscere Gesù.

Ma questi discorsi giovannei VALGONO SOPRATTUTTO PER NOI CHE GESÙ NON LO ABBIAMO FISICAMENTE MAI VISTO.

Mi sono sempre interrogato sull’incipit di questa frase “…ancora un poco…”.

Un poco“: quando si predice qualcosa di limitato, insicuro o incerto, il cuore sussulta, nel tentativo di difendersi, perchè non capisce.

Il nostro dubbio, il nostro timore, la nostra ansia per qualcosa che non si comprende la conosce davvero bene Gesù “…la mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta“. (Sal.139,4)

Questa parola di Gesù ci aiuta a non disperare, a non sentirci soli di fronte a tutto quello che ci sembra assurdo, che ci fa paura…

Abbiamo una grande, granitica, incrollabile, certezza in Gesù Cristo, Signore!

Sappiamo bene che Egli ci capisce, e previene le nostre domande per rassicurarci che ha ben compreso il nostro disagio.

Il Maestro è presente alla vita e nella vita dei NOI, suoi discepoli, e coinvolge tutti in un destino di lotta e vittoria.

Noi crediamo fermamente che la nostra vita non sarà diversa da quella del Maestro, ce lo ha detto Lui “…Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”.

Ma siccome Egli ci ha detto che ci capisce, che è con noi e ci ha promesso che ogni nostra sofferenza e ogni nostro dolore è ancora per “un poco”.

E non avendo alcun dubbio o riserva SULLA SUA PROMESSA, NOI CREDIAMO FERMAMENTE, E LO GRIDIAMO AL MONDO, CHE LA NOSTRA” TRISTEZZA SI CAMBIERÀ IN GIOIA”.

Tutto dipende quindi dalla relazione e dal legame che abbiamo con Lui, perché il criterio decisivo è L’AMICIZIA CON IL SIGNORE.

Nella luce della fede l’unica vera tristezza è quella di allontanarsi da Cristo, a causa del peccato.

Dovremmo essere tristi anche quando ci rendiamo conto che non abbiamo risposto pienamente alla chiamata, o non abbiamo fatto abbastanza.

La vera gioia, invece, che è dono dello Spirito, non si riduce alla spensierata allegria di chi cerca di fuggire i problemi della vita, ma nasce dalla coscienza di vivere in compagnia del Risorto e di sperimentare ogni giorno la sua presenza.

Perché il Cristo ci dona la GRAZIA di vivere nella certezza che Dio è sempre all’opera e ci chiede di collaborare con Lui.

Ma c’è anche un’altra prospettiva nella quale leggere le parole del Signore.

Quelle parole che noi siamo chiamati a vivere nella nostra vita e che ci fanno capire che questa “assenza-presenza” sia il ritmo della nostra vita spirituale, e ogni volta la presenza ci viene donata in una forma nuova.

Quante volte dopo la presenza di Gesù che ci semplifica e ci allieta, avvertiamo come se Lui ci abbandonasse.

Di conseguenza la pace sembra svanire e le cose della vita sembrano improvvisamente complicarsi: ecco allora che abbiamo l’impressione di una rottura.

E questo perché abbiamo dimenticato le sue parole “…ancora un poco e mi vedrete”.

E, STOLTI E TARDI DI CUORE, FACCIAMO FATICA A COMPRENDERE CHE QUESTA SUA ASSENZA SERVE PER FARCI CRESCERE NELLA RELAZIONE CON LUI.

Tra la croce di Gesù e la sua risurrezione non c’è solo una successione cronologica: è il dono d’amore sulla croce che ci ha dato la gioia della vita nuova.

Quello che è vero per il mistero della croce di Cristo È VERO ANCHE PER LE NOSTRE PROVE: È DALLA STESSA PROVA CHE SORGE LA GIOIA.

Pertanto, se rimaniamo fedeli al SIGNORE, nel tempo della tristezza, grazie all’amore che Dio stesso ci dona, POTMAIREMO VIVERE IL TEMPO DELLA GIOIA CHE CI È RISERVATA.

Mai dovremmo dimenticare che l’uomo È TANTO AMATO DA DIO DA VALERE LA VITA DI DIO. Se ce lo ricordassimo quando veniamo sommersi dalla tristezza, perchè la vita si fa dura e il Maestro sembra assente, non temeremmo alcun male.

Perché sapremmo bene che poi verrà il terzo giorno, il giorno di Pasqua e saremo in grado di vedere il Cristo Risorto.

Certamente si tratterà di un vedere diverso, un vedere che avviene solo grazie alla potenza dello Spirito.

MA GRAZIE AL PARÀCLITO IL NOSTRO LUTTO SI TRAMUTERÀ IN GIOIA, E IN POCO TEMPO, OGNI NOSTRA ESPERIENZA VISSUTA TRASUDERÀ IL SAPORE DELL’ETERNITÀ.

Perché NOI CREDIAMO CHE IL DESTINO DELLA STORIA NON È PIÙ LA MORTE, MA LA RISURREZIONE E LA VITA.

QUESTO È IL CUORE DELL’ANNUNCIO EVANGELICO E QUESTA DEVE ESSERE LA NOSTRA TESTIMONIANZA CRISTIANA IN OGNI LUOGO, TEMPO EVENTO E DRAMMA DELLA STORIA!

È il momento di esercitare la fede, di ritrovare la gioia nella sicurezza che il Paràclito ci assiste in continuazione, e di prestare maggiore attenzione al Consolatore che dimora in noi.

Egli ci illuminerà perché sappiamo riconoscere le opere meravigliose che Dio compie e che con le nostre sole forze non siamo capaci di vedere.

È il momento anche di imparare ad invocare con insistenza lo Spirito Santo, perché ci faccia conoscere tutta la verità e cambi la nostra afflizione in gioia.

Ma dobbiamo sempre aver presente che la gioia cristiana non è un’allegria passeggera.

LA GIOIA CRISTIANA È UN DONO DELLO SPIRITO SANTO.

Possedere la gioia cristiana significa AVERE IL CUORE SEMPRE GIOIOSO PERCHÉ IL SIGNORE HA VINTO, IL SIGNORE REGNA, IL SIGNORE È ALLA DESTRA DEL PADRE, IL SIGNORE HA GUARDATO ME E MI HA INVIATO E MI HA DATO LA SUA GRAZIA E MI HA RESO, PER SEMPRE, FIGLIO AMATO DEL PADRE CELESTE.

Ecco perché un cristiano senza gioia non è un cristiano.

Un cristiano che vive continuamente nella tristezza non è un cristiano.

E anche una comunità senza gioia è una comunità malata, PERCHÉ QUANDO NON C’È LA GIOIA C’È IL VUOTO.

La voce di Papa Francesco (Gaudete et exultate):

  • “Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo affinché sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella tua vita” (Gal 5,22-23).

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!