“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 1,12-15
+ In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Con il suo stile incisivo e sobrio, Marco, dopo la scena del battesimo di Gesù al Giordano, rievoca un’esperienza iniziale del Maestro, che ha come ambiente il deserto.
E all’inizio della Quaresima ascoltiamo questo racconto, per entrare nel clima giusto del tempo liturgico: tutta la Chiesa è invitata nella Quaresima, a seguire il suo Signore nel deserto, secondo la tradizione biblica.
Siamo quindi nei quaranta giorni che preparano la Pasqua.
Numero di giorni che corrisponde a quello trascorso da Gesù nel deserto, prima di dare inizio alla fase finale della sua missione.
Il numero quaranta e il deserto sono due realtà fortemente evocative nella Sacra Scrittura.
Quaranta giorni nel deserto.
Israele vaga quarant’anni nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, sotto molte prove, prima di entrare a Canaan.
Mosè attende quaranta giorni nel deserto, sul monte Sinai, prima che Jahwe gli riveli la Legge, le dieci parole.
Il profeta Elia cammina quaranta giorni di deserto, servito da un angelo, in direzione dell’Oreb, dove Dio gli parlerà in una caverna.
Il brano odierno è molto breve (solamente quattro versetti).
I primi due versetti narrano le tentazioni di Gesù nel deserto in modo estremamente conciso, essendo il lettore abituato alle versioni ‘espanse’ che si ritrovano nei vangeli secondo Matteo (Mt 4,1-11) e secondo Luca (Lc 4,1-13). Il vangelo più antico riporta l’essenziale.
E riprendendo la simbolica dei numeri, leggiamo, nel brano di Marco, che i quaranta giorni e le quaranta notti dell’antico diluvio sono vinti dai quaranta giorni del digiuno di Gesù, che nel deserto sconfigge le tentazioni e gli inganni di Satana.
Certamente, noterete anche voi, che il vangelo di questa domenica ci ricorda che il cammino spirituale non si svolge su un terreno neutro.
C’è un avversario che non è esattamente contento che la nostra vita vada verso Dio.
Non a caso SANT’IGNAZIO DI LOYOLA chiama il maligno “…nemico della natura umana”.
Ed è vero! Satana è nemico della nostra gioia e del nostro amore verso Dio.
Ora Gesù, sconfitto il signore delle tenebre, grida al mondo la sua buona notizia. Ovvero che “…Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”.
E la partecipazione a questo regno È ALLA PORTATA DELL’UOMO, di ogni uomo, a condizione che esso sia disponibile a credere con la vita a questa “buona notizia” e a trasformarla in una esistenza nuova “…Convertitevi e credete nel Vangelo”.
LA CONVERSIONE STA NEL FARE NOSTRA LA QUARESIMA DI GESÙ: LASCIARSI GUIDARE DALLO SPIRITO SANTO E, CON LA SUA LUCE, FARE DESERTO DI TUTTO CIÒ CHE È MALE.
SOLO COSÌ SI PUO’ A VINCERE CONTRO SATANA E CONTRO IL PECCATO.
E questi 40 giorni sono quindi un tempo e un luogo nei quali Dio cerca di purificare il cuore degli ebrei, di farli passare dalla schiavitù alla libertà.
Ecco perchè il vangelo della prima domenica, come ogni anno, parla appunto di Gesù che si ritira per quaranta giorni nel deserto, dove subisce le tentazioni di satana, e vince la battaglia con la quale Satana vuole distoglierlo dalla via dell’obbedienza e dell’umiliazione – perché sa che così, per questa via, il male sarà sconfitto – e portarlo sulla falsa scorciatoia del successo e della gloria.
Ma gli strali micidiali del diavolo vengono tutti “parati” da Gesù, che fa scudo con la Parola di Dio (Mt.3, 4.7.10), PAROLA CHE ESPRIME LA VOLONTÀ DEL PADRE.
GESÙ NON DICE ALCUNA PAROLA PROPRIA: RISPONDE SOLTANTO CON LA PAROLA DI DIO, grazie alla quale, il Figlio, pieno della forza dello Spirito Santo, esce vittorioso dal deserto.
E mi piace anche sottolineare che, nel vangelo di Marco, troviamo due aspetti della concezione veterotestamentaria del deserto:
Da una parte, nella prima riga, il deserto è visto come il tempo della tentazione quando si dice che lo Spirito sospinse Gesù nel deserto, dove rimase quaranta giorni (come i quarant’anni del popolo nel deserto) tentato da Satana.
Dall’altra parte vediamo il deserto come il tempo privilegiato per fare esperienza dell’Alleanza, cioè dell’amore del Signore. Lo si vede in una frase, il cui senso non è immediatamente evidente “…Gesù stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”.
E questa frase, come abbiamo visto, racchiuse un dettaglio molto importante: “…gli angeli lo servivano”.
E noi sappiamo che l’uomo, a causa del suo peccato, era stato cacciato dal paradiso, escluso dalla familiarità, dalla convivenza con gli angeli.
Addirittura gli angeli, un angelo in particolare, era stato posto come guardiano del cammino che conduce all’Eden, armato di una spada per impedire all’uomo di ritornare al paradiso.
Ebbene, CON L’UOMO NUOVO CHE È GESÙ, GLI ANGELI NON SONO PIÙ UN OSTACOLO, UN IMPEDIMENTO; GLI ANGELI NON IMPEDISCONO PIÙ IL RITORNO, NON BLOCCANO PIÙ LA VIA DEL PARADISO, MA ADDIRITTURA SERVONO L’UOMO.
Anche questo è un sintomo che il velo, la porta, la separazione che esisteva tra il paradiso e la terra è stato divelto, è stato squarciato, è stato aperto.
C’è piena comunicazione in Gesù Cristo e gli angeli sono in mezzo a noi.
Anche qui un riferimento agiografico può essere interessante: caratteristico della vita di tanti santi, specialmente monaci, è l’aver avuto visioni nelle quali contemplavano una scala che collegava la terra al cielo e su questa scala degli angeli scendevano e salivano.
SCENDEVANO PER PORTARE LE GRAZIE DI DIO; SALIVANO PER PORTARE A DIO LE PREGHIERE E IL RINGRAZIAMENTO DEGLI UOMINI.
Allo stesso modo, nella prima preghiera eucaristica, in un passaggio un po’ arcaico, poetico, da non prendere alla lettera, si chiede agli angeli di portare l’offerta del pane eucaristico in presenza del Signore: non vi è bisogno, naturalmente, che questa cosa la facciano gli angeli.
Ma anche qui il riferimento è teologico: LA COMUNIONE DEI SANTI, CHE INCLUDE ANCHE GLI ANGELI, È RISTABILITA – È RISTABILITA LA FAMILIARITÀ TRA GLI ABITANTI DEL CIELO E QUELLI DELLA TERRA.
Quindi questo periodo di Gesù nel deserto ristabilisce l’alleanza, cioè l’amicizia tra l’uomo e Dio.
Fratelli e Sorelle, tutti noi siamo sottoposti ogni giorno a queste prove, nel deserto che circonda la nostra vita.
Diceva il nostro compianto PAPA BENEDETTO XVI:
- “Il nucleo di ogni tentazione è lasciare in disparte Dio, che, a paragone con tutto ciò che sembra urgente nella nostra vita, è considerato secondario, quando non superfluo o molesto”.
La fretta, la brama di efficacia umana e le difficoltà quotidiane possono indurci a trascurare, a dimenticare e anche a rifiutare il rapporto con Dio.
Oppure ad aspettarci da Lui un intervento miracoloso che ci faccia reagire, dimenticando che solo quando la volontà di Dio è al primo posto, Egli ci esalta.
Ecco perchè Matteo aggiunge che, vinta ogni tentazione, “…gli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”.
Dio dà con ordine e proporzione ciò che il demonio usava come trasgressione.
SAN JOSEMARÍA ESCRIVÀ DE BALAGUER, commentava così:
- “La Chiesa, facendoci meditare questi passi della vita di Gesù, ci ricorda che nel tempo di Quaresima – tempo in cui ci riconosciamo peccatori, pieni di miserie, bisognosi di purificazione – c’è posto anche per la gioia. Perché la Quaresima è anche tempo di fortezza e di gaudio. Dobbiamo sentirci pieni di coraggio, perché la grazia del Signore non può mancare: Dio sarà sempre accanto a noi e manderà i suoi angeli perché siano i nostri compagni di viaggio, i nostri prudenti consiglieri lungo la via, i collaboratori in tutte le nostre imprese”.
Ecco cosa la Chiesa ci propone per la nostra Quaresima: l’intimità col Padre, la conoscenza amorosa di lui, la buona notizia che il suo regno è qui vicino, è già presente in Gesù.
Ecco la «conversione» della Quaresima: cambiamo mentalità e prendiamo coscienza di questa presenza, della compagnia di Dio, sempre presente anche nella solitudine dei nostri deserti, della gioia di questa scoperta e della fraternità che nasce dal testimoniarla.
E, il mistero di Gesù, tentato nel deserto, sta davanti a noi come segno di verità e di autenticità della nostra FEDE, perché è proprio nella prova che viene alla luce la stoffa del nostro cuore.
Ed è attraverso la fedeltà e la perseveranza, che maturiamo nell’amore a Cristo che la nostra fede viene provata, affinchè diventi matura e personale.
Così il vangelo della tentazione DIVIENE ANCORA UNA VOLTA “EVANGELO”, ANNUNCIO BUONO CHE DA UNA PARTE, SUPERANDO OGNI IRENISMO ACCOMODANTE, CI RICORDA IL DRAMMA DI UNA FEDE PROVATA, E DALL’ALTRA MOSTRA IN GESÙ L’INIZIO DI UN’UMANITÀ SOTTRATTA ALLA POTENZA DEL MALE E DEL MALIGNO.
E convertirci a Cristo, credere nel Vangelo che Egli proclama e incarna, diventa la strada della vera libertà, camminando sulla quale, l’uomo riceve da Dio la possibilità di vincere il male e d’essere rinnovato dalla sua GRAZIA e dal suo PERDONO.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!