18.02.2023 SABATO 6 SETTIMANA P.A. A – MARCO 9,2-13 “Fu trasfigurato davanti a loro”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MARCO 9,2-13
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo di oggi parla di due fatti correlati tra di loro:
- la Trasfigurazione di Gesù
- e la questione del ritorno del profeta Elia.
In quel tempo, la gente aspettava il ritorno del profeta Elia. Come anche oggi, molta gente tra noi, sta aspettando il ritorno di Gesù e scrive sui muri della città “Gesù ritornerà!”
Cosa buona, certo, anche se non si rendono conto che Gesù è già venuto ed è presente nella nostra vita e se viviamo alla sua sequela, illumina, e trasfigura la nostra vita.
Storicamente la Trasfigurazione di Gesù avviene dopo il primo annuncio della Morte di Gesù (Mc 8,27-30).
Questo annuncio aveva frastornato la testa dei discepoli, soprattutto quella di Pietro (Mc 8,31-33).
I discepoli infatti avevano il cuore tra i poveri, ma la testa si perdeva nell’ideologia del governo e della religione dell’epoca e nell’attesa di liberarsi dal dominio di Roma (Mc 8,15).
E, certamente, la croce era un impedimento per credere in Gesù.
In questo contesto storico, avviene la trasfigurazione di Gesù, che aiuterà i discepoli a superare il trauma della Croce, in quanto, grazie ad essa, il Maestro stava completando l’istruzione dei suoi discepoli.
Dopo la dichiarazione di Pietro (“Tu sei il Cristo”), Gesù aveva cominciato a prepararli alla sua morte e alla sua risurrezione ma i discepoli facevano fatica a comprendere.
Per cui, in questo episodio viene aggiunto un tassello per rinforzare la loro fede in vista proprio di quegli eventi futuri.
Gesù portò con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, come rappresentanti dell’intero gruppo di discepoli, affinché fossero testimoni di uno straordinario evento che avrebbe consolidato la loro fede in Lui.
Improvvisamente gli occhi di quei tre discepoli si aprirono su una dimensione nuova, COME SE L’INVISIBILE DIVENTASSE PER UN MOMENTO VISIBILE AI LORO OCCHI.
In quella circostanza, non videro più Gesù come erano abituati a vederlo normalmente, ma lo videro in un modo glorioso mai sperimentato prima.
Infatti Gesù mutò aspetto sotto i loro occhi, illuminandosi con uno splendore particolare, tanto che, essi videro apparire addirittura Mosè ed Elia, due personaggi chiave della storia di Israele, ma scomparsi da molti secoli, che dialogavano con Gesù.
L’immagine è molto bella perché dà l’idea della continuità tra i profeti come Mosè ed Elia e Gesù stesso.
Ciò che i profeti avevano annunciato e preparato ora stava diventando realtà.
Ai discepoli dovette sembrare che il Maestro aveva aperto una porta sull’eternità, dove Elia, Mosè e Gesù appartenenti a tre epoche completamente diverse coesistevano contemporaneamente.
Ovviamente era quello il segno secondo il quale il Messia avrebbe stabilito il Regno.
E, certamente, essi avranno pensato infatti alle profezie di Malachia che i loro scribi avevano interpretato in quel modo:
- “Ecco, io vi mando il mio messaggero, che spianerà la via davanti a me” (Ml 3,1)
- “Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del SIGNORE, giorno grande e terribile.” (Ml 4,5)
Gesù confermò la loro aspettativa riguardante Elia e confermò che Elia era già venuto, e si riferiva a Giovanni il Battista, che aveva preparato la strada davanti a lui portando un rinnovamento spirituale in Israele.
Non a caso Marco aveva citato Malachia 3,1 proprio al principio del vangelo introducendo Giovanni (Mc 1,2).
Proprio come era scritto di Elia, che era stato perseguitato dal re Acab e da sua moglie Iezebel (1Re 19), anche Giovanni Battista era stato maltrattato dal re Erode Antipa, da cui era stato anche ucciso.
Ma Gesù li invitò a riflettere anche su un’altra profezia “come mai sta scritto del Figlio dell’uomo che egli deve patire molte cose ed esser disprezzato?”
Questa era certamente la domanda centrale a cui i discepoli dovevano rispondere, per capire che il Figlio dell’uomo doveva soffrire ed essere disprezzato.
Il Re di cui parla il Profeta Daniele, deve regnare per sempre, ma allo stesso tempo, secondo le parole di Gesù, deve soffrire, deve morire e poi deve risuscitare.
In sostanza Gesù stava rivelando loro che il personaggio di cui parla Isaia 53, ovvero quel servo sofferente che sarebbe morto per i peccati del popolo, coincideva con il Re che doveva regnare per sempre.
Questo era il tassello che a loro mancava e che impediva loro di comprendere pienamente il piano di Dio: IL RE CHE DEVE REGNARE È ANCHE IL RE CHE DEVE SOFFRIRE.
Gesù è il Re dei re e i discepoli lo videro in una gloria particolare quel giorno durante la trasfigurazione.
Ma quel Re, prima di regnare, è venuto anche per servire, per dare la sua vita per i peccati dell’umanità, due concetti incomprensibili ai discepoli.
Ma sullo sfondo gravava comunque l’incubo della Croce di Cristo.
Facile oggi giudicare quel contesto, ma occorrerebbe tener presente che negli anni 70, quando Marco scrive, la Croce continuava ad essere un grande impedimento per i giudei, per accettare Gesù Messia.
Essi giustamente dicevano che “…la croce è uno scandalo!” (1Cor 1,23).
Uno degli sforzi maggiori dei primi cristiani consisteva nell’aiutare le persone a percepire che la croce non era né scandalo, né follia, bensì l’espressione del potere e della sapienza di Dio (1Cor 1,22-31).
E Marco contribuisce a questo tentativo.
Si serve dei testi e delle figure dell’Antico Testamento per descrivere la Trasfigurazione, mostrando che in Gesù si realizzano le antiche profezie e la Croce era un insostituibile cammino verso la Gloria.
E in questo contesto il Signore porta i suoi amici sul Tabor, a vedere la bellezza di Dio.
Non avrebbero potuto affrontare il Golgota se non avessero visto la bellezza luminosa del Signore.
E nemmeno noi, viatori lungo le strade del tempo e della storia, possiamo salire sul Golgota se prima non abbiamo visto, anche solo fugacemente, anche solo per un istante, lo splendido e radioso volto di Dio.
Golgota e Tabor fanno parte dello stesso percorso, dello stesso progetto di salvezza di Dio.
Guai ad una fede che si compiace della croce senza lasciare spazio alla resurrezione.
Guai ad un cristianesimo fermo al venerdì santo che non osa salire sul monte Calvario per poter intravvedere in lontananza i primi chiarori dell’ALBA DELLA RESURREZIONE.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!