“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 7,11-17
+ In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore
Mediti…AMO
La “risurrezione del figlio della vedova di Nain” è un miracolo di Gesù, descritto dal solo Vangelo di Luca, che lo colloca, qualche tempo dopo il miracolo della guarigione del servo del centurione.
Gesù, nella sua onniscienza, decise di partire da Kapernahum, dove si trovava, affrontando un lungo cammino, di otto-nove ore per raggiungere Nain, fino ad allora anonimo villaggio a Sud-Ovest, dove giunse verso sera, ora alla quale si portavano a seppellire i morti.
Infatti, il figlio UNICO, di un’anonima VEDOVA straziata, veniva in quel momento, portato a sepoltura.
Gesù ne ha pietà e dice alla vedova, con le parole di Luca, “Me klàie” “…non piangere“.
Poi si avvicina alla bara, e dicendo, «…Giovinetto, dico a te, alzati!», lo risuscita.
Il villaggio di Nain sul pendio settentrionale del Giabal Dahi deve la sua celebrità al Vangelo, essendo ricordato solo perché Gesù vi resuscitò il figlio di questa povera vedova.
Il villaggio si situa al quinto miglio dal monte Tabor, presso la città cananea di Endor (menzionata altre due volte nella Bibbia ebraica, in 1 Samuele e nel Salmo 83).
Eusebio di Cesarea, attesta la permanenza, del ricordo sacro, che oggi il Vangelo ci racconta, nel IV sec.
Sulle vicende posteriori ci informa una testimonianza anonima (attribuibile al V-VI sec.), raccolta dal monaco benedettino Pietro Diacono (XII sec.) che ci dice “…nella casa della vedova, il cui figlio fu risuscitato, ora c’è una chiesa, e la sepoltura nella quale lo volevano porre esiste ancora oggi.”
Una “bella” chiesa esisteva ancora a Nain, nel XIV secolo (testimone è fra’ Nicolò da Poggibonsi), ma dal XVI secolo non si parla più che di rovine.
La chiesa attuale, semplice e modesta, fu costruita nel 1881 sopra i resti dell’antica e conserva due pregevoli dipinti della fine del XIX sec.
Il villaggio, purtroppo, oggi è totalmente musulmano.
Il cimitero antico doveva stendersi a ovest del villaggio, sulle pendici della montagna, dove si vedono diverse tombe scavate nella roccia, e si vede un sarcofago romano in pietra, conservato contro la facciata della chiesa.
Ma torniamo al testo, lasciando da parte anche queste piccole, ma necessarie, notizie geografiche, che ci ricordano ciò che la storia ci consegna alla memoria.
In questo brano, Luca ci parla di “Gesù” dicendo che si reca a Nain, ma “Gesù” diviene “il Signore” nel momento in cui incontra il corteo funebre, ci dice Luca.
Questo cambiamento di denominazione ci spinge a vedere in Gesù “il Signore della vita”.
La morte dell’uomo risulta insopportabile a Dio, poiché lo scacco dell’uomo è anche lo scacco di Dio.
E Dio ha fatto l’uomo per la vita, poiché egli è Vita.
In Gesù Cristo, Dio ci rivela che la morte non solo gli è insopportabile, ma che EGLI è in grado di far sorgere la vita dalla morte stessa.
La pietà “del Signore della Vita” non è qui un vago sentimento umano, anche se, nella sua natura umana, Gesù di Nazareth soffre di vedere la vedova di Nain piangere il proprio figlio: la sua pietà è il grido profondo del Vivente, che è in grado di trasformare in vita ciò che il peccato dell’uomo ha fatto sì che divenisse morte.
Per Dio, la morte è un sonno “…Io dico a te, alzati!”.
E la nostra speranza è in questa Fede, che fa sì che Gesù sia per noi “il Signore”.
E il Signore, che è “mosso nelle viscere” (rahàmin), è la buona notizia del miracolo di Nain, che ci regala un itinerario spirituale, che riguarda tutti noi, discepole e discepoli del Signore: guardare, consolare, sollevare e creare dei legami sono le azioni matrice del paradigma di compassione in Lc 7,11-17.
Dio è più forte del male e della stessa morte, tanto che il Signore, è in grado di fare di ogni situazione una risurrezione.
MI PIACE PENSARE CHE, SUL FAR DELLA SERA, ABBIAMO L’INCONTRO DEL CORTEO DELLA VITA CON QUELLO DELLA MORTE, OLTRE A QUELLO DI GESÙ CON LEI CHE DEL PECCATO “È IL SALARIO” (Romani 6.23), CIOÈ IL SUO RISULTATO.
Non così era quando, alla collocazione in Eden, l’essere umano era, in origine, progettato per essere eterno e santo, come il suo Creatore.
NON PUÒ SFUGGIRCI, IN QUESTO EPISODIO, NEL QUALE IL SIGNORE INTERVIENE, SENZA CHE ALCUNO GLIELO CHIEDA, QUASI A DIMOSTRARE CHE E’ INEVITABILE CHE LA SUA PRESENZA ANNULLASSE GLI EFFETTI DELLA MORTE.
Ora, la presenza di molte persone al corteo funebre (il testo dice che “molta gente della città era con lei”), ci lascia pensare che il decesso di quel giovane lasciò molti colpiti e amareggiati essendo quella donna conosciuta.
Nain era una città piccola e i presenti vollero esprimere il loro cordoglio alla vedova, quasi a voler garantirle un sostegno morale e solidale, per il periodo di solitudine che avrebbe dovuto affrontare.
Il dolore di quella vedova, la sua disperazione, trovava la sua prima spiegazione senz’altro nella perdita di quel giovane, che presumiamo non avesse ancora raggiunto la maggiore età (dodici – tredici anni per gli ebrei), ma anche nel fatto che il nome del marito si sarebbe estinto, visto che l’unico figlio avuto da lui era morto.
E l’uomo che l’aveva sposata, evidentemente, non aveva un fratello che, secondo la legge data da Dio a Mosè, avrebbe dovuto occuparsi di lei, prendendola in moglie (Dt.25,5-6 “…Se dei fratelli staranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà fuori, con uno straniero. Suo cognato verrà da lei e se la prenderà per moglie, compiendo così verso di lei il suo dovere di cognato; e il primogenito che lei partorirà porterà il nome del fratello defunto, affinché questo nome non sia estinto in Israele”.
Gesù, che legge nei cuori e nelle menti degli uomini, che conosce la loro storia, “ebbe grande compassione” di questa povera vedova, con la quale condivide il “patire assieme”, partecipando attivamente e concretamente al suo dolore.
E qui abbiamo una serie di parole e gesti assolutamente importanti: dopo l’invito a non piangere, si avvicinò e “toccò la bara”, che non era non come le nostre, MA ERA UNA TAVOLA DI LEGNO DOTATA DI BORDO, PER NON FAR CADERE IL CADAVERE, CHE, A SUA VOLTA, ERA AVVOLTO IN LENZUOLA, DURANTE IL TRASPORTO.
Ecco perchè Gesù può chiamarlo e ordinargli di alzarsi. Infatti, si avvicina, tocca la bara e parla, dicendo “…ragazzo, IO dico a te, àlzati”.
Si tratta di una situazione ben diversa rispetto a miracoli, solo apparentemente analoghi, operati dai profeti nell’Antico e Nuovo Testamento: LE RISURREZIONI DA LORO PRODOTTE, FURONO SEMPRE PRECEDUTE DA UNA PREGHIERA, CIOÈ QUEGLI UOMINI DI DIO FURONO DEGLI STRUMENTI NELLE SUE MANI PER QUEL MIRACOLO, MA NON AVEVANO IN LORO STESSI, CIOÈ PER NATURA, NESSUNA AUTORITÀ PER FARLI.
Il Signore invece parla direttamente al ragazzo e gli ordina di alzarsi “…dico a te”, esattamente come ha detto a ciascuno di noi “…mentre eravamo morti negli errori e nel peccato… Svegliati, o tu che dormi, e Cristo ti inonderà di luce”.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!