17 novembre 2024 domenica 33’ tempo p.a.  B – MARCO 13,24-32 “Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).

Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”

 

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Dal Vangelo secondo MARCO 13,24-32

 

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore

 

Mediti…AMO                 Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Al termine del ciclo liturgico B, la liturgia della Chiesa non può offrirci un tema migliore di quello DELLA SPERANZA.

Il Profeta Daniele, guardando con fiducia verso il futuro, profetizzerà “Allora si salverà il tuo popolo, tutti gli iscritti nel libro”.

Nel discorso escatologico, del brano evangelico di oggi, Gesù vede il compimento delle profezie dell’Antico Testamento “Il Figlio dell’uomo… riunirà dai quattro venti gli eletti, dall’estremo della terra fino all’estremo del cielo”.

E l’autore della lettera agli Ebrei contempla Cristo seduto alla destra di Dio, aspettando fino a che i suoi nemici siano posti come sgabello sotto i suoi piedi

Questa pericope evangelica fa parte del “discorso escatologico”, che in Marco comprende tutto il capitolo 13 (è il discorso più lungo riportato dal secondo evangelista).

Gesù è appena uscito dal tempio, dove ha fatto l’elogio di una povera vedova che ha gettato nel tesoro tutto quanto aveva per vivere, e si sta dirigendo verso il monte degli ulivi, da dove si può ammirare lo splendore del tempio.

I DISCEPOLI, GUARDANDO QUESTA INCREDIBILE COSTRUZIONE NE RESTANO COLPITI, E UNO DI LORO DICE A GESÙ: “MAESTRO, GUARDA CHE PIETRE E CHE COSTRUZIONE!”

In effetti si trattava di un complesso architettonico che suscitava le meraviglie di chiunque lo avesse veduto.

Nello stesso Talmud si legge “Chi non ha visto ultimato il santuario in tutta la sua magnificenza, non sa cosa sia la sontuosità di un edificio” (Sukka 51b).

Gesù, quasi interrompendo le affermazioni di meraviglia del discepolo, dice a tutti che di quella costruzione non sarebbe rimasta pietra su pietra.

E i discepoli, al sentire le sue parole, restano stupiti e increduli.

I tre più intimi, a cui si aggiunge Andrea, chiedono quando tale disastro dovrebbe accadere.

E Gesù risponde con un lungo discorso nel quale descrive gli avvenimenti degli “ultimi giorni”, ed accenna a segni premonitori che precederanno la sua ultima venuta: segni che esprimono una realtà inquietante, sconvolgente.

Ma subito dopo ci offre questa immagine primaverile del giovane ramo di fico con le sue foglioline nuove, immagine che ci introduce a una grande, dolce, speranza.

È infatti il trionfo della vita nella sua pienezza, l’evento ultimo e definitivo.

Ci saranno prove e un cataclisma finale attraverso il quale l’aspetto attuale del mondo cambierà.

TUTTO QUESTO PERÒ RAPIDAMENTE PASSERÀ E APRIRA’ LA PORTA ALLA GIOIA SENZA TRAMONTO.

Mentre avverranno queste cose, ecco il Figlio dell’Uomo, lo Sposo-Gesù starà per venire nella gloria, sarà già lì, “alle porte”.

In questa nostra società non mancano i profeti di sventura, quelli che parlano di realtà apocalittiche chiuse nel terrore.

Ma a noi basta la Parola del Signore.

L’immagine del ramo primaverile ci richiama l’altra immagine cara a Gesù: quella della donna che, mentre sta per partorire, soffre, ma subito dopo è nella gioia per aver dato alla vita un uomo.

Purtroppo nella comunità di questo secolo che vuol fare a meno di Dio, quando si chiede, ad un giovane, che cosa sia per lui la fine del mondo, risponde in termini di catastrofe e di annientamento, rifacendosi ai simboli, terribili, della bomba atomica e del dramma dell’inquinamento, ormai così tanto evidente.

I testi della Scrittura, però, non avallano questa “teoria della catastrofe”, secondo la quale deve esserci prima l’inabissarsi del mondo, in un completo fallimento, per poter quindi attendere finalmente Dio che volgerà al bene ogni cosa.

No, Dio non arriva alla fine, e nulla sarà perduto, perché Egli non rinnega la sua Creazione.

Nel libro dell’Apocalisse infatti, leggiamo “Tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create E SUSSISTONO” (4, 11).

La Scrittura, in tutte le sue pagine, esorta piuttosto ad operare ed a pregare, per l’instaurazione di una creazione nuova, secondo l’immagine della città futura descrittaci nelle pagine finali dell’Apocalisse “Vidi un cielo nuovo ed una terra nuova, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (21, 1-2).

Lo sconvolgimento del creato, che ci sarà, è finalizzato appunto all’instaurazione di questa “Gerusalemme” ove tutti i popoli della terra saranno radunati come in un’unica grande famiglia.

Ecco perché, quando viene interrogato Gesù, sulla fine dei tempi, risponde in termini di pienezza e di ritorno, perché tutto si compia (1Cor 15,28).

Allora ognuno troverà il proprio posto (1Cor 14,2-3) e otterrà la sua ricompensa in funzione delle proprie opere (Mt 16,27).

La predicazione di Gesù è carica di questa preoccupazione: aprire gli occhi agli uomini sui segni premonitori di questa fine del mondo che non sarà una caduta nel nulla, ma un ingresso nella gloria.

Ma ciò che resta e resterà nascosto, è la data di questo istante, che è un segreto CUSTODITO SOLO DAL PADRE CREATORE.

Egli non l’ha ancora svelato, ecco perché il Figlio non lo sa.

Il Padre celeste non ha ancora espresso questo pensiero, per via della sua pazienza infinita e della sua bontà illimitata (2Pt 3,9).

E non è nemmeno utile per noi saperlo. Ci basti sapere solo che in attesa del ritorno di Cristo bisogna prepararsi, altrimenti ci si ritroverà irrimediabilmente esclusi dal Regno (Mt 25,11-12 e Lc 13,25).

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!