17.12.2023 – DOMENICA – III DI AVVENTO B “GAUDETE” – GIOVANNI 1,6-8.19-28 “…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

 Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,6-8.19-28

+ Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

In questa terza domenica di Avvento veniamo chiamati ad approfondire il senso della presenza di Giovanni Battista nella vicenda di Gesù.

L’evangelista Marco aveva fatto coincidere l’inizio del vangelo con l’apparizione di Giovanni il Battista, presentandolo in modo breve e sintetico (Mc 1,1-8), senza insistere sui suoi insegnamenti, a differenza di Matteo e Luca (Mt 3,7-12 e Lc 3,7-18).

E, poiché il vangelo di Marco non presenta altre pagine riguardanti Giovanni Battista, se non quella che racconta della sua morte, i liturgisti hanno pensato bene di ricorrere al vangelo di Giovanni.

In questa pagina del vangelo di Giovanni troviamo dunque una nuova presentazione del Battista.

Addirittura egli si ritrova ricordato nel Prologo, questo brano poetico e teologico al tempo stesso che ripercorre idealmente tutto l’itinerario del Logos nel suo venire sulla terra a illuminare tutta l’umanità.

  • “6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni”.

Questo riferimento a Giovanni all’interno del Prologo non è fuori luogo, ma va ben interpretato.

Le prime due strofe hanno parlato della sovra-esistenza del Logos e del suo ruolo nel mondo da lui creato, concludendo in modo poetico “la luce brilla nella tenebra e la tenebra non l’hanno vinta”.

E, questa vittoria della luce, ha bisogno di un testimone. Ecco dunque che Dio manda Giovanni, che sopraggiunge nel corso della storia, e già la sua venuta è presentata COME UN EVENTO INATTESO.

È un aspetto nuovo nella storia del Lògos: UN PERSONAGGIO DI QUESTO MONDO È INCARICATO DI PROCLAMARE AGLI UOMINI LA PRESENZA DELLA LUCE DEL LOGOS, AFFINCHÉ ESSI LA RICONOSCANO.

Anche Giovanni il Battista è stato mandato da Dio, il termine usato (parà – “da parte di Dio”) è riservato solo al Figlio di Dio e allo Spirito Santo Paraclito.

Ma il Battista è una semplice lampada rispetto alla Luce…al Verbo di Dio, il Lògos, la Parola Incarnata, CHE ILLUMINA RIVELANDOSI.

LA LUCE DICE E FA CIÒ CHE È VERO, E CHIEDE DI ESSERE RICONOSCIUTA, IN QUANTO VERA, LA SOLA CAPACE DI ILLUMINARE: QUESTA È LA NOSTRA FEDE!!!

Il verbo “illuminare” (fōtizein) ricorre solo qui, nel Quarto Evangelo.

NEL GRECO ELLENISTICO È USATO PER INDICARE IL SOLE CHE SORGE.

SAN FRANCESCO D’ASSISI, Patrono della mia Parrocchia, dirà che, nella notte del Natale Dio si è accorciato, si è fatto “verbum abbreviatum”.

E:

  • a differenza del Dio ebraico che in mezzo al suo popolo è Dio Presente, ma assente,
  • a differenza del Dio islamico che è Dio separato e inavvicinabile,

IL DIO DI GESÙ È UN DIO DI CARNE E SANGUE, UN DIO IMPASTATO DI STORIA ED EVENTI, UN DIO COSÌ VICINO E DISCESO DALL’ETERNO SULLA STRADA DA CORRERE IL RISCHIO DI NON ESSERE RICONOSCIUTO.

MA, ATTENZIONE!!

E’, E RIMANE, “IL DIO DI LUCE”:

  • IL CREATORE DELLA LUCE. – La luce, al pari di tutto il resto, non esiste che come Creatura di Dio: luce del giorno, che emerse dal caos originale (Gen 1,1-5); luce degli astri che illuminano la terra giorno e notte (1,14-19). Dio la manda e la richiama, ed essa obbedisce tremando (Baruch 3,33).

Le tenebre Che si avvicendano con essa sono d‘altronde nella stessa situazione, perché lo stesso Dio «forma la luce e le tenebre» (Is 45,7; Am 4,13).

Perciò luce e tenebre cantano lo stesso cantico a lode del creatore (Sal 19,2ss e 148,3 e Dan 3,71ss).

Per queste ragioni ogni concezione mitica viene ad essere radicalmente eliminata; ma ciò non impedisce alla luce ed alle tenebre di avere un significato simbolico.

  • IL DIO VESTITO DI LUCE. – Di fatto, al pari delle altre creature, la luce è –un segno che manifesta visibilmente qualcosa di Dio, ovvero il riflesso della sua gloria. Questo titolo fa parte dell‘apparato letterario che serve ad evocare le teofanie.

È la veste di Cui Dio si Copre (Sal 104,2). Quand‘egli appare, «il suo splendore è simile al giorno, raggi escono dalle sue mani» (Ab 3, 3 s).

La volta Celeste su cui poggia il suo trono è risplendente come il cristallo (Es 24,10 e Ez 1,22).

Altrove lo si descrive avvolto di fuoco (Gen 15,17 e Es 19,18 e 24,17 e Sal 18,9 e 50,3) oppure che lancia i lampi dell‘uragano (Ez 1,13 e Sal 18,15).

Tutti questi quadri simbolici stabiliscono un legame tra la presenza divina e l‘impressione che fa sull‘uomo una luce abbagliante.

Quanto alle tenebre, esse non escludono la presenza di Dio, perché egli le scruta e vede ciò Che avviene in esse (Sal 139,1ss e Dan 2,22).

Tuttavia le tenebre per eccellenza, quelle dello sheol, sono un luogo in cui gli uomini sono «recisi dalla sua mano» (Sal 88,6ss.).

Dio quindi, nell‘oscurità, vede senza farsi vedere, È PRESENTE SENZA PERÒ PIÙ OFFRIRSI.

  • DIO È LUCE. – Nonostante questo ricorso al simbolismo della luce, bisogna attendere il libro della Sapienza, perché la si applichi all‘essenza divina.

La sapienza, effusione della gloria di Dio, è «un riflesso della luce eterna», superiore ad ogni luce creata (Sap 7,27.29ss). Il simbolismo raggiunge qui uno stadio di sviluppo di cui il NT farà più largo uso.

E, occorrre sottolineare che il tema della luce pervade tutta la rivelazione biblica.

La separazione della luce e delle tenebre fu il primo atto del creatore (Gen- I,3ss).

Al termine della storia della salvezza, la nuova creazione (Apoc 21,5) avrà Dio stesso per luce (21, 23).

Dalla luce fisica che si avvicenda quaggiù Con l‘ombra della notte, si passerà così alla luce senza declino che è Dio stesso (1 Gv.1,5).

La storia che si svolge frammezzo assume anch‘essa la forma di un Conflitto in cui la luce e le tenebre si affrontano, allo stesso modo che si affrontano la vita e la morte (Gv 1,4ss).

MA NON PER QUESTO L‘UOMO CESSA DI ESSERE LA POSTA DEL CONFLITTO: la sua sorte finale è definita in termini di luce e di tenebre, come in termini di vita e di morte.

E, in questo contesto, Giovanni, parlando di se stesso preferisce esprimersi nella forma negativa affermando ciò che non è:

  • non è lui il Messia,
  • non è lui la Luce
  • e nemmeno uno dei profeti redivivi.

Egli risponde con “parrhesía”, cioè liberamente, senza tergiversare.

Giovanni non pronuncia mai una frase affermativa che contenga l’espressione “Egó eimi”, “Io sono”.

Perché questa spetta a Gesù, che la usa per la sua autorivelazione.

Sarà Gesù, a cominciare dal suo dialogo con la donna samaritana (Gv 4,26), ad affermare a più riprese: “Egó eimi”, fino a rivelare con questa espressione la sua qualità divina, l’autorivelazione di Dio.

Giovanni invece dice: “Ouk eimì”, ovvero “Io non sono”, in quanto egli ha il compito di indicare, non se stesso, ma solo Gesù.

Per questo dirà:

  • “È lui del quale ho detto… ” (Gv 1,30);
  • “ho contemplato lo Spirito discendere … e rimanere su di lui” (Gv 1,32);
  • “è lui che immerge nello Spirito santo” (Gv 1,33),
  • “è lui il Figlio di Dio” (Gv 1,34).

Solo quando viene messo alle strette decide di qualificarsi COME “TESTIMONE” CHE BRILLA DI LUCE RIFLESSA, dovendo lui attestare la presenza di Chi è più grande di lui.

Viene insomma ad introdurre LA PAROLA DEL CRISTO, a spianare la strada ALLA SUA VENTURA PREDICAZIONE, A PREDISPORRE GLI ANIMI ALLA VERITÀ.

E nel fare questo predica nel “deserto”, proclama l’avvento della verità, orienta tutti all’attesa della salvezza definitiva con la sua eloquenza e con la sua testimonianza di vita austera e penitente con la quale convince tutti che è utile solo ciò che essenziale e che il superfluo va aborrito.

Non soltanto in ordine al possesso e alla ricchezza, ma anche in attinenza al peccato: questo è tanto inutile quanto dannoso.

Giovanni invita tutti di conseguenza al pentimento dei propri peccati e alla volontà di ravvedimento e per ciò stesso amministra un battesimo che è solamente un dato esteriore (immersione nell’acqua) attestante l’avvenuta conversione di ciascuno.

Chi si convince dei propri peccati provandone dolore si accosta alla riva del Giordano dove lui battezza, confessa i propri peccati e viene immerso nell’acqua a significare che adesso vuol cambiare vita.

E che si è scrollato di dosso tutti i gravami che gli erano di impedimento all’ascolto della ventura Buona Novella.

Scrive ORIGENE:

  • “Il mistero di Giovanni continua a compiersi nella storia fino a oggi. In chi sta per accogliere la fede in Gesù Cristo è necessario che vengano lo spirito e la forza di Giovanni, per preparare un uomo ben disposto, per appianare e raddrizzare le asperità del suo cuore”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!