17.06.2022 VENERDI’ XI’ SETTIMANA P.A – MATTEO 6,19-23 “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il Papa San Gregorio Magno affermava, nella sua opera “Moralia” XV,6:

  • “Il Dio semplice semplifica colui di cui abita il cuore. L’uomo che partecipa alla vita di Dio, diventa semplice”.

La semplicità comporta tutto un lavoro paziente di semplificazione della propria vita.

Si tratta infatti di purificare, togliere, lasciar cadere l’accessorio, eliminare le opacità, puntare sull’essenziale, evacuare tutti gli idoli, per lasciar solo IL POSTO A DIO.

E in questo contesto l’occhio fa la parte del leone.

Ed è questo l’unico aspetto che oggi vorrei analizzare, Fratelli e Sorelle.

VORREI METTERE INNANZITUTTO UN PUNTO FERMO, IRREMOVIBILE: I NOSTRI OCCHI NON MENTONO.

Essi sono lo specchio dell’anima, la vera espressione di tutte le facce che siamo capaci di presentare in ogni situazione.

Il miglior modo di iniziare a conoscere una persona è proprio guardandola negli occhi e osservare le indicazioni che questi ci danno sul suo stato emotivo e sulle sue sensazioni.

I nostri occhi, così come i nostri gesti, ci rendono trasparenti davanti agli altri e rivelano più di quanto non facciano le nostre parole.

Il linguaggio non verbale, infatti, può iniziare con uno sguardo e nascondersi in tutti i nostri movimenti, costituendo così la maggior parte delle informazioni che trasmettiamo.

INFATTI, FORSE NON CI AVETE MAI PENSATO, MA SUGLI OCCHI NON ABBIAMO NESSUN CONTROLLO, A DIFFERENZA, AD ESEMPIO, DELLA BOCCA.

E SE CI PIACE QUALCOSA, LE PUPILLE SI DILATANO INVOLONTARIAMENTE, ALTRIMENTI SI RESTRINGONO IN SEGNO DI RIFIUTO.

Qualcuno ha detto “la bellezza non sta nei tuoi occhi, MA IN COME MI GUARDI”.

Ci sono sguardi che fanno innamorare e infondono fiducia.

Altri che possono uccidere e infondere un’agitazione profonda.

Ci sono occhi feroci, carichi di odi, che accompagnano sempre sguardi che spaventano e che augurano brutte cose.

Ma ce ne sono altri sorridenti, pieni di vita, occhi scintillanti che annunciano ai quattro venti che sono innamorati.

È dunque logico pensare che siano delle piccole finestre attraverso le quali la nostra anima si mostra e dove giacciono i nostri sentimenti.

A volte si tratta di piccole finestrelle da cui fa timidamente capolino la nostra anima.

Altre volte sono dei grandi finestroni che proiettano una tempesta.

Addirittura certe volte, poche, non sono altro che dei buchi bui, inespressivi e vuoti.

Quasi delle piccole fosse che cercano di nutrirsi della luce degli altri occhi, sono degli occhi predatori che scrutano, cercando di calmare le loro ansie.

Grazie a Dio il mondo è pieno di occhi che traboccano vita, occhi carichi di voglia di vivere.

A volte sono stanchi, ma pur sempre speranzosi.

È stato detto, in MATTEO 6,22-23

  • “La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”

Dunque “…l’occhio è la finestra dell’anima”, come ha detto anche Leonardo Da Vinci.

Infatti è la parte di noi più rivelatrice, a livello di corporeità, di quella realtà spirituale che ci distingue dall’animale.

Il fremito dell’odio o della tenerezza, la gioia del dono o la cattiva bramosia di possedere si rivelano spesso nello sguardo.

La purezza dello sguardo sulle persone, gli avvenimenti, le cose ci rende luminosi e allora “tutto il corpo sarà nella luce“.

Il modo di guardare, valutare, pensare, sentire, camminare e fare dipende dall’occhio e dal cuore, che rende luminosa o oscura una persona, ma anche la realtà che la circonda.

Da questa luminosità scaturisce il pensiero positivo, la gioia dell’essere insieme, lo stupore e la meraviglia di fronte al creato e alle creature.

Ma quand’è che l’occhio è chiaro?

Quando la persona vive interiormente la semplicità di un suo rapporto vero: un rapporto d’amore con Dio, con sé e coi fratelli, consentendo con pieno abbandono a ciò che Dio vuole da lei.

L’occhio invece è “malato” quando la persona è centrata sulla propria cupidigia, quando percorre le strade del voler “apparire” e dell’”avere” sempre di più.

Anziché del vivere e operare in adesione a ciò che il Signore vuole e che ci insegna con la sua Parola.

Si tratta della cecità spirituale, che a volte arriva fino a chiamare luce le tenebre, giustificando falsamente il proprio percorso esistenziale sbagliato.

Sant’Agostino dice:

  • “Noi che vogliamo contemplare Dio, purifichiamo il nostro cuore mediante la fede, risaniamolo mediante la pace, perché lo slancio che ci fa amare l’un l’altro è già un dono di colui verso il quale si levano i nostri sguardi”.

Perché, ricordiamoci che l’occhio è una manifestazione dell’anima, in cui l’anima esprime quello che desidera e gli piace:

1Re 20,6 “Domani, dunque, a quest’ora, manderò i miei servi che perquisiranno la tua casa e le case dei tuoi servi; essi prenderanno e asporteranno quanto sarà prezioso ai loro occhi”

Lam 2,4 “Ha teso il suo arco come un nemico, ha tenuto ferma la destra come un avversario, ha ucciso quanto è delizia dell’occhio. Sulla tenda della figlia di Sion ha rovesciato la sua ira come fuoco”.

Ez 24,16.21.25 “Figlio dell’uomo ecco, io ti tolgo all’improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Annunzia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e amore delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. Tu, figlio dell’uomo, il giorno in cui toglierò loro la loro fortezza, la gioia della loro gloria, l’amore dei loro occhi, la brama delle loro anime, i loro figli e le loro figlie”.

Gesù ci invita a confrontare tra due modi di guardare alle ricchezze e ai beni di questo mondo e qualunque cosa ci si ponga davanti, siano esse cose o persone.

L’OCCHIO CATTIVO vede le cose e le persone COME BENI DA SFRUTTARE, MEZZI PER OTTENERE QUELLO CHE CI PIACE, STRUMENTI PER SODDISFARE LA BRAMOSIA DEL PROPRIO IO:

  • «Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno» (1Gv 2,15-17 e Pr 27,20).

L’OCCHIO BUONO al contrario è pieno di stupore e generosità:

  • «“l’occhio buono” sarà benedetto, perché egli dona del suo pane al povero» (Pr 22,9).

Gesù dice che l’occhio è «la lampada del corpo», dove “corpo”, come spesso succede nella Bibbia, sta per tutta la persona nella sua debolezza e fragilità.

Il modo con cui guardiamo alle cose e alle persone influenza tutto il nostro essere, facendolo cadere nelle tenebre o ponendolo nella luce.

Ha scritto TOMMASO DA CELANO, biografo di San Francesco di Assisi, nella “VITA SECONDA”, in Fonti Francescane, 775:

  • “Il Santo praticava personalmente con cura particolare e amava negli altri la santa semplicità, figlia della grazia, vera sorella della sapienza, madre della giustizia. Non che approvasse ogni tipo di semplicità, ma solo quella alla quale Dio basta e per la quale tutto il resto non conta… É la semplicità che in tutte le leggi divine lascia la tortuosità delle parole, gli ornamenti e gli orpelli, come pure le ostentazioni e le curiosità a chi vuole perdersi, e cerca non la scorza, ma il midollo, non il guscio, ma il nocciolo, non molte cose, ma il molto, il sommo e stabile bene… Per questo, nelle Lodi che compose riguardo alle virtù, dice: «Ave, o regina sapienza, il Signore ti salvi con la tua sorella, la pura e santa semplicità»”.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!