17.05.2022 MARTEDI’ 5′ SETTIMANA DI PASQUA C – GIOVANNI 14,27-31 “Vi do la mia pace”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 14,27-31

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La pace veniva definita dai filosofi antichi come armonia dell’ordine, come assenza di conflitti, eppure guerre nel corso della storia.

Spesso la pace “del mondo” consiste nel cercare un benessere materiale, nello stare bene per proprio conto, in un pacifismo a tutti i costi, nel volere UN QUIETO VIVERE, ECONOMICO E MENTALE, CHE LA VITA NON OFFRE.

Le grandi guerre sono poi la somma di tanti piccoli conflitti (tra vicini, in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nel traffico…) che noi sperimentiamo ogni giorno e di fronte ai quali ci siamo “assuefatti”.

La prima volontà di pace deve sgorgare dal nostro cuore, mettendo a tacere il nostro egoismo e la parte oscura e violenta che esiste in ognuno di noi.

Cercando di non dover imporre sempre il nostro punto di vista, prevaricando ogni forma di dialogo.

Ci siamo illusi, nei decenni scorsi, di potere immaginare un mondo basato sulla reciproca tolleranza e sul rispetto delle diversità.

Ma l’inizio del terzo millennio, ci ha posti davanti alla cruda realtà di un mondo in perenne lotta, in continua guerra.

La pace, così tanto agognata, frutto della giustizia, come scrive il profeta Isaia, resta una chimera.

Anche chi ha alzato forte la voce per chiedere la pace, spesso si è trovato a farlo con toni combattivi.

Gesù, oggi, ci offre una soluzione, una differente chiave di lettura: la pace è suo dono ed è diversa da quella che propone il mondo.

Se vogliamo comprendere la desolazione del mondo e la pace vera che ci dà il Signore, dobbiamo ricorrere alla vita dei santi, che in mezzo ad infinite vicissitudini, dolori e morte, quella pace la hanno vista e la hanno sperimentata.

Ad Auschwitz, nel campo di concentramento, c’era un carcere: il famigerato Blocco II.

Là, in una cella sotterranea SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE è morto d’inanizione dopo una lunga e penosa agonia, attorniato da ogni tortura e miseria umana.

Fuori c’era il cortile in cui circa ventimila uomini furono assassinati; di fianco, l’“ospedale” in cui si praticava la vivisezione su esseri umani, mentre, in fondo alla strada, si trovava il forno crematorio.

Eppure, nel cuore di padre Kolbe regnava quella pace che Cristo aveva promesso di dare ai discepoli che, seguendo il suo esempio, sarebbero morti per la vita di altri.

In circostanze simili, SAN TOMMASO MORO, pregava nella torre di Londra:

  • “…La perdita dei beni temporali, degli amici, della libertà, della vita e di tutto il resto non è nulla se si guadagna Cristo”.

Questi giganti della santità ci insegnano che la pace, va innanzitutto coltivata nel nostro cuore, lasciando che sia Cristo, Parola Vivente del Padre, a convertirci, mettendo a fuoco i nostri peccati e chiedendone perdono al Signore.

Solo quando avremo un cuore pacificato diventeremo capaci, di accogliere ogni fratello, soprattutto se nemico, nella sua dimensione più profonda.

Il potente di questo mondo regna per mezzo della paura e dell’intimidazione.

Ma Cristo dice “…Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.

Ci dà in dono la pace, non la pace del mondo, cioè la pace della sazietà e della noia, la pace nata dal compromesso, la pace dei morti viventi, MA QUELLA PACE CHE È FRUTTO DELL’UNIONE CON DIO, NELL’UNITÀ DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.

Una pace VERA ED ETERNA, CHE È NATA NEL PERDONO DEI PECCATI E NUTRITA DALL’AMORE, L’AMORE DI DIO PER NOI, AUMENTA IN PROPORZIONE A CIÒ CHE SOFFRIAMO PER CRISTO.

Gesù ci ha dato come dono la sua pace, che nasce dall’unione con Dio, dalla riconciliazione con la Santa Trinità: in una parola dal sentirsi amati e perdonati da Dio.

Solo con un cuore pacificato potremo accogliere l’altro, chiedere scusa, sorridere anche a chi ci ha fatto del male.

Infatti, sappiamo bene quanto la nostra vita sia segnata dalla violenza.

Molti di noi hanno vissuto gli entusiasmanti anni della fine della guerra fredda, del crollo del muro di Berlino, e speravano in una nuova era di pace.

Ma nulla: Iraq, Iran, innumerevoli conflitti in terra d’Africa, Kwaith, Afghanistan, Bosnia, Kosovo, Russia\Ucraina, e chi più ne ha, ne metta.

Noi cristiani abbiamo sempre pregato per chiedere la fine dei conflitti.

Purtroppo, a volte, un senso di amarezza spegne la nostra speranza.

L’uomo non imparerà mai!

Dovremmo, innanzitutto, purificare le nostre azioni CON LA PREGHIERA.

Gesù stesso non predicava e non operava guarigioni SE PRIMA NON BENEDIVA, RINGRAZIAVA O SI RITIRAVA A PREGARE.

Perfino in punto di morte Egli ha pregato e, pregando, ha perdonato.

Diceva don Tonino Bello che “La preghiera è come l’acqua nei vasi comunicanti. Ha efficacia anche a distanza e colma il vuoto di recipienti lontani”.

Non ne vediamo gli effetti immediati, ma se crediamo davvero che al Signore “tutto è possibile” i frutti non possono non venire.

Dal 1984, la Madonna a Medjugorje ha pronunciato almeno 400 volte la sua parola preferita: “Pregate!”

Perché?

Perché la preghiera è la chiave della santità e nostra Madre, Maria Santissima, vuole guidarci verso la santità, nostro unico futuro.

Ma Lei sa che non è facile arrivarci!

Lei conosce bene le trappole che ci minacciano perché il nemico va in giro cercando chi divorare…

La nostra cultura cristiana non è soltanto minacciata dall’Islam radicale, MA DALLA NOSTRA PROPRIA MANCANZA DI PREGHIERA CHE CI ALLONTANA DA DIO.

La preghiera, che è “il riposo dell’anima” è uno splendido cammino che ci porta a “riposare nel cuore di Dio”.

E, in questo “RIPOSO”, sperimentiamo, già QUI ED ORA – hic et nunc- la benedizione della pace.

Ecco perché Gesù parla di una pace che non viene dal mondo che, cioè, non consiste nella mediazione e nel compromesso, ma che è frutto di una pacificazione interiore.

La pace che porta Cristo è la consapevolezza, l’esperienza quasi fisica di essere amati, di essere al centro dell’attenzione di un Dio che, compassionevole, si china a soccorrere ogni vivente…

Se ci scopriamo amati sappiamo dove fissare lo sguardo, dove orientare la nostra speranza, dove ancorare le nostre certezze.

Possiamo essere felici anche in mezzo alla tempesta perché la nostra gioia non si esaurisce in un’emozione ma nella consapevolezza di essere di Dio.

Fratelli e Sorelle, mai dobbiamo dimenticare che in ciascuno di noi dimora una sorgente inesauribile di violenza che può esplodere in qualsiasi momento, e spesso anche senza motivo, e riversarsi contro gli altri.

Solo l’incontro con Dio può pacificare la nostra anima. E ciò può avvenire solo se diventiamo capaci di amare, di amarci con l’amore che ci proviene da Dio.

Il cristiano, quindi, è un pacifista, COSTRUTTORE DI PACE, perché è pacificato nel suo profondo, perché vede la storia e gli uomini in maniera diversa. Li vede CON GLI OCCHI DI DIO.

E la pace che sarà in grado di costruire, in tal modo, non sarà solo assenza di guerra, o frutto di compromessi, ma è poggerà le sue fondamenta sull’insieme dei beni messianici, rappresentati dal sono della serenità, della gioia della concordia e del rispetto reciproco.

Sarà una pace che nasce e poggia le sue radici sul sacrificio di Cristo in croce e sulla gioia della sua Risurrezione, che si diffonde tra le persone che incarnano il messaggio dell’Unigenito Figlio di Dio.

Fratelli e Sorelle, il sacrificio di Cristo ci dona più della pace eterna, perché ci permette di avere una relazione con lo Spirito Santo Paraclito, che promette di guidarci (Giovanni 16,7, e 13,1-ss).

Inoltre, lo Spirito Santo si manifesterà in noi facendoci vivere in modi che mai potremmo immaginare, riempiendo nel contempo le nostre vite di amore, gioia e pace (Galati 5,22–23).

Questo amore, questa gioia e questa pace sono tutti i risultati dell’opera dello Spirito Santo nella vita di un credente.

È il riflesso della Sua presenza in noi, che ci fa vivere nell’amore, con gioia e pace con Dio, e con i nostri fratelli.

E ne abbiamo disperatamente di bisogno, specialmente giacché Dio ci chiama a vivere con unicità d’intenti con altri credenti, con umiltà, gentilezza e pazienza, “studiandovi di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace” (Efesini 4,1–3).

Questa unità d’intenti e questa gentilezza sarebbero impossibili senza l’opera dello Spirito Santo in noi e la pace che abbiamo con Dio grazie al sacrificio di Suo Figlio.

Ha detto un uomo di pace, il DALAI LAMA (massima autorità spirituale del Buddhismo tibetano e 1935° Dalai Lama, Sua Santità Tenzin Gyatso e Nobel per la Pace nel 1989):

  • “Se vogliamo costruire la pace nel mondo, costruiamola in primo luogo dentro ciascuno di noi.”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!