17.02.2023 VENERDI’ 6 SETTIMANA P.A.  A – MARCO 8,34-9,1 “Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MARCO 8,34-9,1

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Oggi Gesù fa un invito a tutti a seguirlo e pone la libera scelta come decisione “…se qualcuno vuol venire dietro a me…“.

E questo perché la vocazione non è un capestro, un obbligo da accettare e basta.

Abbiamo visto che Pietro non capisce la proposta di Gesù quando parla di sofferenza e di croce. Egli accetta Gesù Messia, ma non come Messia sofferente.

C’è da tenere presente che negli anni 70, quando Marco scrive, la situazione delle comunità non era facile. C’era molta sofferenza, c’erano molte croci.

Sei anni prima, nel 64, l’imperatore Nerone aveva decretato la prima grande persecuzione, uccidendo molti cristiani.

Nel 70, in Palestina, i Romani stavano distruggendo Gerusalemme.

Negli altri paesi cominciava a profilarsi una tensione enorme tra giudei convertiti e giudei non convertiti.

La difficoltà maggiore era la croce di Gesù. I giudei pensavano che un crocifisso non poteva essere il Messia, poiché la legge affermava che qualsiasi crocifisso doveva essere considerato un maledetto da Dio (Dt 21,22-23).

Ecco perché, allora, dinanzi all’incomprensione di Pietro, Gesù descrive l’annuncio della Croce e spiega il significato della croce per la vita dei discepoli (Mc 8,27 a 9,1).

E diceva loro che la Croce è la conseguenza dell’impegno, da Lui liberamente assunto, per rivelare la Buona Novella di Colui che è Padre e che, quindi, tutti devono essere accettati e trattati da fratelli e sorelle.

Ma è una scelta, che è frutto di un atto di volontà. Chiede un metodo, azioni da compiere subito e continuamente: e, precisamente chiede di RINNEGARE SÉ STESSI, PRENDERE LA CROCE E ANDARE DIETRO LUI.

In altre parole: ci chiede di smetterla di metterci al centro del mondo, ma di imparare, nell’umiltà del nascondimento, a farci carico, prenderci cura di tutto ciò che ci sta intorno, come ha fatto Gesù.

Ovviamente questa sequela capovolge i criteri normali di impostazione della nostra vita. e rinunciare al nostro “uomo vecchio”, significa avvicinarsi a Gesù.

Fratelli e Sorelle, la croce che dobbiamo abbracciare non è certo qualche piccola sofferenza da sopportare con rassegnazione, ma deve diventare LA LOGICA DI CHI HA TALMENTE A CUORE LA PRESENZA DI DIO DA METTERLA AL DI SOPRA DELLA VITA STESSA.

Non dimentichiamo mai, e non dimenticate che morire in croce era la peggiore umiliazione che una persona potesse sperimentare, un’onta vergognosamente perenne, per la famiglia del condannato.

Ci si vergognava di aver avuto un familiare crocifisso, perché si subiva un continuo pesante giudizio sociale, che metteva quotidianamente alla gogna.

Ma ecco il discrimine. Ecco fino a che punto dobbiamo essere disposti a seguire il Dio di Gesù Cristo: FINO A PERDERE TOTALMENTE LA FACCIA.

E questo avverrà quando della nostra vita abbiamo fatto un capolavoro e finalmente, insieme a Paolo di Tarso, potremmo gridare:

  • «PER ME VIVERE È CRISTO» (Fil 1,21);
  • «NON SONO PIU’ IO CHE VIVO, MA CRISTO VIVE IN ME» (Gal 2,20)

Facciamo bene i nostri conti, allora: possiamo guadagnare il mondo intero ma se perdiamo la vita vera, la vita autentica, la vita eterna, cioè il nostro appuntamento con la vita dell’Eterno, abbiamo perso il nostro tempo.

Ecco allora che, come ho accennato, seguire Cristo è una scelta libera perché è una scelta d’amore. E non vi può essere amore senza libertà.

Ma seguire Gesù è anche una scelta scandalosa: significa croce assicurata per tutti, indistintamente.

Ed è su questo punto centrale e decisivo che avviene, nel cristiano, lo scontro tra la vera fede o il rifiuto di essa.

È il prendere atto che la fede È UN MODO DI VIVERE, NON DI FAR ASSURDE TEORIE. Ma è il modo di vivere e di morire come Cristo.

E, vissuta in tal modo, LA FEDE fa sì che comprendiamo che LA MORTE IL VERTICE DELLA VITA, perché liberandoci completamente dall’egoismo, ci rende capaci del più grande e definitivo atto d’amore per Dio.

La croce che dobbiamo prendere su di noi e portare È LA LOTTA CONTINUA CONTRO IL NOSTRO EGOISMO.

La croce è il supplizio degli schiavi. E il cristiano, come il Cristo, deve vivere COME SERVO DI TUTTI e padrone di nulla e di nessuno.

Rinnegare sé stessi è la piena realizzazione di sé stessi; significa vincere il falso io, l’egoismo, radice di tutti i mali.

L’uomo sentendosi piccolo, insignificante e stupido, vuole affermarsi facendosi ricco, potente e orgoglioso.

Ma è un inganno.

Egli infatti si realizza solo quando diventa come il suo Dio, di cui è immagine: UNA IMMAGINE DI UN DIO CHE È AMORE, DONO, SERVIZIO, POVERTÀ, UMILTÀ.

Il cristiano autentico deve avere il coraggio di essere “diverso dal mondo” per essere “simile a Dio“.

Il giorno del giudizio finale tutti saranno giudicati secondo il vangelo di Cristo e non secondo le massime del mondo.

Paolo di Tarso ci ricorda “…certa è questa parola: se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà” (2Tim 2,11-12).

  • E diceva loro: ‘In verità vi dico: vi sono alcuni dei presenti che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza’ “.

Non è una promessa di sfuggire alla morte fisica, ma una certezza data al discepolo che, dopo aver condiviso con Cristo la sofferenza e la morte, sperimenterà in modo decisivo la potenza della sua risurrezione “…se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6,5).

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Crist