… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo MARCO 8,27-33
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella nostra lectio continua del vangelo, siamo giunti ad un momento decisivo nella vita di Gesù: i discepoli, dopo averlo seguito, ascoltato e osservato come maestro e venerato come profeta, giungono a comprendere, per GRAZIA, che la sua identità va al di là della loro comprensione e della loro esperienza umana.
Gesù, infatti, ha un legame unico con Dio, che lo ha inviato nel mondo: È IL FIGLIO DI DIO.
Ed è proprio da questo momento che Gesù rivela ai discepoli la necessità della sua passione, morte e resurrezione, e lo fa in modo continuo nel viaggio che ha come meta Gerusalemme (Mt 16,21; 17,22; 20,17-19), la città santa che uccide i profeti (Mt 23,37).
E, tutto il vangelo di Marco, è costruito esattamente intorno a questa domanda: CHI È REALMENTE QUEST’UOMO?
Marco e i discepoli hanno dato la loro risposta: È GESÙ, IL RIVELATORE DEL PADRE, COLUI CHE MANIFESTA PIENAMENTE IL VOLTO DI DIO, È IL MESSIA DA SEMPRE ATTESO IN ISRAELE.
Ma per giungere a questa professione di Fede ci vuole tempo. E anche tanto e inoltre occorre non avere troppa fretta. Pietro, forte della sua Fede, anche se ancora acerba getta una luce sul mistero di Dio, come nel bagliore di un lampo, e lascia intravvedere ai suoi compagni di viaggio la verità delle cose. Certamente non è “farina del suo sacco”, ma LUCE CONCESSAGLI DALLO SPIRITO SANTO. E Pietro, per la prima volta PONTIFICA!
Ma appena Gesù svela in che modo egli vuole essere Messia, disposto a morire pur di proclamare con coerenza il volto autentico di Dio, TORNA A VEDERE LE COSE DAL PUNTO DI VISTA UMANO. Il motivo? Ancora Gesù non è morto in croce e risorto. Ancora non c’è stata la Pentecoste. E Pietro manca della “copertura” definitiva dello Spirito Santo, che ancora non è stato effuso sulla Chiesa e sull’uomo:
- “È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il consolatore” (Gv.16,5-11).
Mancante di “Colui che lo guiderà alla verità tutta intera […] è gli svelerà cose future…” (Gv.16,12-15), Pietro prenderà da parte Gesù per spiegargli come deve fare...
- “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”.
Fratelli e Sorelle, vi devo dire che io mi ci ritrovo tutto in Pietro. Sarà che mi chiamo allo stesso modo. Tante volte -con sgomento- mi sorprendo a voler spiegare a Dio come deve fare a fare il suo lavoro. O peggio ancora, a dirgli cosa deve fare per me.
E allora riprendo in mano il Vangelo di Marco e, con umiltà e contrizione, mi vado a rileggere quell’antica, eterna, ma sempre nuova domanda: “CHI È GESU’?” e mi pongo subito dopo le due domande che ne discendono:
- chi è Dio?
- chi sono io?
E subito ritrovo il mio posto nella storia della salvezza, perché “vado retro”, ricordandomi che io sono una creatura…. E riconoscere in Gesù IL CRISTO, quel “servo sofferente” che ben aveva preannunziato il Profeta Isaia.
MA QUESTO PASSAGGIO NON È SCONTATO.
I profeti lo avevano intuito, ma il Messia liberatore doveva essere nell’immaginario del popolo, un vincente, mentre Gesù è chiaramente un segno di contraddizione, che ci educa a far nostre altre prospettive.
E vorrei approfondire mettendo Marco in relazione con Matteo, che in questo brano riportano lo stesso episodio e la stessa domanda, ma Gesù conclude diversamente. E vorrei farlo perché i due brani si completano a vicenda.
Gesù amava definire sé stesso “Figlio dell’uomo”. Certamente questa era una espressione oscura e anche ambigua agli orecchi dei giudei. Perché questa espressione indicava un “figlio d’uomo” nella carne, diremmo ricorrendo a Paolo di Tarso, ma, nello stesso tempo un “veniente da Dio”.
Alla specifica richiesta del Signore, i discepoli riferiscono che LA GENTE pensa che Gesù sia un profeta, uno dei grandi profeti custoditi gelosamente nella “memoria collettiva” d’Israele:
- forse Elia che era atteso, forse il Battista, ucciso da Erode ma tornato in vita (Mt 14,1-12),
- forse Geremia, visto che, come lui (Ger 7), Gesù pronunciava parole contro il tempio di Gerusalemme.
E Gesù, volendo chiarire fugando ogni dubbio, chiede ancora: “Ma VOI, chi dite che io sia?”. Anche se, poco prima, alla fine della traversata notturna e tempestosa del lago di Galilea, quando Gesù era andato verso di loro camminando sulle acque, TUTTI i discepoli avevano confessato “…Veramente tu sei il Figlio di Dio!” (Mt 14,33). Ma ora la risposta viene SOLO da Simon Pietro, il discepolo chiamato per primo (Mt 4,18-19).
La domanda di Gesù mirava a far sì che i suoi discepoli manifestassero il loro rapporto con lui, il loro coinvolgimento con la sua vita, la fiducia che riponevano nel loro Rabbì.
Chi è Gesù è la stessa domanda che dobbiamo farci anche noi.
Perché la nostra adesione a Gesù dipende proprio da ciò che viviamo nella conoscenza della sua persona. Chi è Gesù per me?
Questa è la domanda incessante del cristiano, che cerca di non fare di Gesù il prodotto dei suoi desideri o delle sue proiezioni, ma di accogliere la conoscenza di Lui da Dio stesso, contemplando il Vangelo e ascoltando lo Spirito santo.
La nostra Fede sarà sempre parziale e fragile, ma se è “Fede” che “nasce dall’ascolto” (come dice Paolo di Tarso ai Romani al capitolo 10,17), È FEDE VERA, non illusione né ideologia.
Secondo Matteo qui i discepoli restano muti, ed è solo Pietro che proclama, con una risposta personale “…Tu sei il Cristo, il Messia, il Figlio del Dio vivente”.
Egli dice che Gesù non solo un maestro, non è solo un profeta, ma è il Figlio di Dio, in un rapporto intensissimo con Dio, che possiamo esprimere con la metafora PADRE-FIGLIO.
In Gesù c’è ben più di un uomo chiamato da Dio come un profeta: C’È IL MISTERO DI COLUI CHE LA CHIESA, APPROFONDENDO LA PROPRIA FEDE, CHIAMERÀ SIGNORE (Kýrios), CHIAMERÀ DIO (O’Theós).
È vero che in ebraico l’espressione figlio di Dio (ben Elohim) era un titolo applicato al Messia, l’Unto del Signore (2Sam 7,14; Sal 2,7; 88,27-28), applicato al popolo di Israele (Es 4,22), MA QUI PIETRO CONFESSA CHIARAMENTE IN GESÙ L’UNICITÀ DEL FIGLIO DI DIO VIVENTE.
E si noti che, se in Marco e in Luca Pietro esprime la fede dell’intero gruppo dei discepoli (Mc 8,29; Lc 9,20), qui invece parla a nome proprio, e per questo la risposta di Gesù è rivolta a lui solo “…Beato sei tu, Simone, figlio di Jonà, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.
Ma è un Rabbì, che si dirigerà speditamente e senza tentennare sulla via del Golgota, e Pietro non vuole. Non capisce, perché “…le sue vie non sono le nostre vie” (Isaia 55,6-9).
E il Cristo fa capire con veemenza che questa invece è l’UNICA VIA POSSIBILE. MA è QUELLO CHE Pietro non vorrebbe e che non vuole l’uomo che cammina lungo le strade dei secoli.
Quante volte di fronte al vangelo e alle sue provocazioni, abbiamo tentato di renderlo “più dolce”, addomesticandolo alle nostre esigenze, ai nostri egoismi, senza accorgersi dei compromessi che facciamo tutti i giorni con le violenze, le ingiustizie, la voglia di dominare e le angherie sui piccoli e sui poveri, sulle persone che ogni giorno ci passano accanto.
“Vade retro, satana!” l’ammonizione rivolta a Pietro vale anche per noi che dobbiamo camminare sulla via della croce, su quelle strade che Lui ci ha indicato e non su quelle che noi supponiamo siano le sue, anche quando ci sembrano troppo difficili e troppo ardue.
Satan è una parola ebraica che significa “accusatore”, “colui che allontana gli altri dal cammino di Dio”. Gesù non permette che qualcuno lo allontani dalla sua missione. È Pietro che deve seguire Gesù. Non deve cambiare le carte e pretendere che Gesù segua Pietro.
Noi cristiani possiamo diventare voce del “maligno”, quando facciamo la nostra volontà, togliendo la croce dalla nostra vita, che è il mezzo per arrivare in cielo, perché è STRUMENTO DI RISURREZIONE.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!