17.01.2024 MERCOLEDI’ SANT’ANTONIO ABATE – MARCO 3,1-6 “È lecito in giorno di sabato salvare una vita o ucciderla?”
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 3,1-6
+ In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Parola del Signore
Mediti…AMO
Sant’Antonio Abate è uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa. (Alto Egitto, 250–356), condusse vita anacoretica per più di 80 anni e morì ultracentenari.
Si sentì chiamato a seguire il Signore nel deserto udendo nella liturgia il vangelo:
- «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri» (Mt 19, 21);
- «Non affannatevi per il domani» (Mt 6, 34).
E’ CONSIDERATO IL PADRE DI TUTTI I MONACI E DI OGNI FORMA DI VITA RELIGIOSA.
Sensibile ai problemi del suo tempo, collaborò per il bene comune con i responsabili della vita ecclesiastica e civile. I Copti, i Siri e i Bizantini ricordano il suo «giorno natalizio» il 17 gennaio.
GIÀ IN VITA ACCORREVANO DA LUI, ATTRATTI DALLA FAMA DI SANTITÀ, PELLEGRINI E BISOGNOSI DI TUTTO L’ORIENTE.
Anche l’Imperatore Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio.
La sua vicenda è raccontata da un discepolo, sant’Atanasio, che contribuì a farne conoscere l’esempio in tutta la Chiesa.
Per due volte lasciò il suo romitaggio:
- La prima per confortare i cristiani di Alessandria perseguitati da Massimino Daia.
- La seconda, su invito di Atanasio, per esortarli alla fedeltà verso il Conciliio di Nicea.
Nell’iconografia è raffigurato circondato da donne procaci (simbolo delle tentazioni) o animali domestici (come il maiale), di cui è popolare protettore.
Dopo la “pax costantiniana”, il martirio cruento dei cristiani diventò molto raro.
A questa forma eroica di santità dei primi tempi del cristianesimo, subentrò un cammino di santità professato da una nuovo stuolo di cristiani, desiderosi di una spiritualità più profonda, di appartenere solo a Dio e quindi di vivere soli nella contemplazione dei misteri divini.
Questo fu il grande movimento spirituale del Monachesimo, che avrà nei secoli successivi varie trasformazioni e modi di essere, dall’eremitaggio alla vita comunitaria.
Espandendosi dall’Oriente all’Occidente, divenne la grande pianta spirituale su cui si è poggiata la Chiesa, insieme alla gerarchia apostolica.
Anche se probabilmente fu il primo a instaurare una vita eremitica e ascetica nel deserto della Tebaide, sant’Antonio ne fu senz’altro l’esempio più stimolante e noto, ed è considerato il caposcuola del Monachesimo.
Scoperto dai suoi concittadini, che come tutti i cristiani di quei tempi, affluivano presso gli anacoreti per riceverne consiglio, aiuto, consolazione, ma nello stesso tempo turbavano la loro solitudine e raccoglimento, allora Antonio si spostò più lontano verso il Mar Rosso.
Sulle montagne del Pispir c’era una fortezza abbandonata, infestata dai serpenti, ma con una fonte sorgiva: Antonio vi si trasferì nel 285 e vi rimase per 20 anni.
Due volte all’anno gli calavano dall’alto del pane. Seguì in questa nuova solitudine l’esempio di Gesù, che guidato dallo Spirito si ritirò nel deserto «…per essere tentato dal diavolo».
Era infatti comune convinzione che unicamente la solitudine, permettesse all’uomo di purificarsi da tutte le cattive tendenze, personificate nella figura biblica del demonio e diventare così una nuova creatura.
Certamente solo persone psichicamente sane potevano affrontare un’ascesi così austera come quella degli anacoreti. Alcune finivano per andare fuori di testa, scambiando le proprie fantasie per illuminazioni divine o tentazioni diaboliche.
Non era il caso di Antonio: veniva attaccato dal demonio, che lo svegliava nel cuore della notte, oppure gli dava consigli apparentemente per spronarlo a una maggiore perfezione, in realtà per spingerlo verso l’esaurimento fisico e psichico e per disgustarlo della vita solitaria.
“L’eremita di Dio”, come io amo chiamarlo, invece resistette e acquistò, con l’aiuto di Dio, il “discernimento degli spiriti”, ossia la capacità di riconoscere le apparizioni false, comprese quelle che simulavano le presenze angeliche.
Tanti scelsero di seguire il suo stile: così fra quei monti sorsero monaster e il deserto si popolò di monaci, i primi di quella moltitudine di uomini consacrati che in Oriente e in Occidente portarono avanti quel cammino da lui iniziato, ampliandolo e adattandolo alle esigenze dei tempi.
I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere.
Nella Lettera 8, sant’Antonio scrisse ai suoi «…chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato».
Il maiale, il fuoco, il “tau”.
Il Papa accordò agli Antoniani il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade; nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento.
Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio”, noto sin dall’antichità come “ignis sacer”.
Per questo motivo, nella religiosità popolare, il maiale cominciò ad essere associato al grande eremita egiziano, poi considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla.
Sempre per questa ragione, è invocato contro le malattie della pelle in genere.
Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino.
Una leggenda popolare, che collega i suoi attributi iconografici, narra che sant’Antonio si recò all’inferno, per contendere l’anima di alcuni morti al diavolo.
Mentre il suo maialino, sgattaiolato dentro, creava scompiglio fra i demoni, lui accese col fuoco infernale il suo bastone a forma di “tau” e lo portò fuori insieme al maialino recuperato: donò il fuoco all’umanità, accendendo una catasta di legna.
Nel giorno della sua memoria liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici.
In alcuni paesi di origine celtica, sant’Antonio assunse le funzioni della divinità della rinascita e della luce, Lug, il garante di nuova vita, a cui erano consacrati cinghiali e maialii.
Perciò, in varie opere d’arte, ai suoi piedi c’è un cinghiale.
Patrono di tutti gli addetti alla lavorazione del maiale, vivo o macellato, è anche il patrono di quanti lavorano con il fuoco, come i pompieri, perché guariva da quel fuoco metaforico che era l’herpes zoster
Ancora oggi il 17 gennaio, specie nei paesi agricoli e nelle cascine, si usano accendere i cosiddetti “focarazzi” o “ceppi” o “falò di sant’Antonio”, che avevano una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio dall’inverno alla imminente primavera.
Le ceneri, poi raccolte nei bracieri casalinghi di una volta, servivano a riscaldare la casa e, tramite un’apposita campana fatta con listelli di legno, per asciugare i panni umidi.
Veneratissimo lungo i secoli, il suo nome è fra i più diffusi del cattolicesimo.
Lo stesso sant’Antonio di Padova, proprio per indicare il suo desiderio di maggior perfezione, scelse di cambiare il nome di Battesimo con il suo.
Ma veniamo al testo odierno.
Nel vangelo di oggi meditiamo l’ultimo dei cinque conflitti che Marco presenta all’inizio del suo vangelo (Mc 2,1 a 3,6).
I quattro conflitti precedenti sono stati provocati dagli avversari di Gesù.
Quest’ultimo è provocato da Gesù stesso e rivela la gravità del conflitto tra lui e le autorità religiose del suo tempo. E’ un conflitto di vita e morte.
E’ importante notare la categoria di avversari che spunta in questo conflitto.
Si tratta di farisei e di erodiani, ossia delle autorità religiose e civili.
Quando Marco scrive il suo vangelo negli anni 70, molti avevano ancora vivo il ricordo della terribile persecuzione degli anni 60, perpetrata da Nerone contro le comunità cristiane.
Nell’udire che Gesù stesso era stato minacciato di morte e come si comportava in mezzo a questi conflitti pericolosi, i cristiani incontravano una fonte di coraggio e di orientamento per non scoraggiarsi lungo il cammino.
Dobbiamo premettere che, nella tradizione rabbinica, fu stabilito un elenco dettagliato di 39 attività.
Il trattamento medico di per sé non era in quest’elenco, ma era comunque considerato illegale curare qualcuno in giorno di sabato, eccetto in caso di pericolo di morte.
E, il fatto che Gesù agisce proprio in giorno di sabato, significa che sta giungendo a compimento la bontà della creazione, l’opera buona per eccellenza, dove la creazione viene salvata dal male e dalla morte e raggiunge il suo settimo giorno
Fratelli e Sorelle, mai dobbiamo dimenticare che AIUTARE UNA PERSONA È SALVARLA.
E, salvarla, È IL VERO BENE CHE DIO ATTENDE DA NOI.
Fare il bene…. vuol dire che ciò che ha valore morale DEVE ESSERE PRIMA DI CIÒ CHE È SOLTANTO RITUALE, PERCHÈ IL CUORE PRECEDE SEMPRE LA RUBRICA.
La questione del sabato è ancora al centro della disputa nei confronti di Gesù.
Purtoppo noi ben sappiamo che chi detiene il potere, normalmente, tende ad evitare novità e Gesù, senza volerlo, destabilizza le folle con la sua ragionevole libertà interiore.
In ogni istante della nostra vita, e in ogni situazione, dovremmo sempre chiederci cosa renda maggiormente gloria a Dio:
- il rispetto del riposo sabbatico
- la guarigione di un suo figlio?
E, purtroppo ancora, bisogna prendere atto che IL CUORE DELL’UOMO È OTTUSO E MALVAGIO, SOPRATTUTTO QUANDO SI APPELLA ALLA FEDE E ALLA RELIGIONE.
E il Signore è l’unico che ri-mette il malato al centro della propria attenzione, mentre coloro che si ritengono osservanti della Legge, altro non fanno che usarla in modo discutibile, mettendo al centro la norma.
SEMPRE DIMENTICANDO, CHE LA NORMA È FATTA PER L’UOMO, E NON VICEVERSA.
Ma è interessante riflettere sul modo in cui il Signore pone la domanda.
Gesù chiede: In giorno di sabato è permesso fare il bene o fare il male? Salvare una vita o toglierla?
Noi sappiamo bene che avrebbe potuto chiedere “…in giorno di sabato è permesso curare: sì o no?!”
E così tutti avrebbero risposto “Non è permesso!”
Ma Gesù cambiò la domanda.
PERCHÈ PER LUI, IN QUEL CASO CONCRETO, “CURARE” EQUIVALEVA A “FARE IL BENE” O “SALVARE UNA VITA”, E “NON TOGLIERLA!”
Di conseguenza, con la sua domanda, Gesù mette il dito sulla piaga E DENUNCIA CHE LA PROIBIZIONE DI CURARE IN GIORNO DI SABATO, EQUIVALE AD AVER CREATO UN SISTEMA CHE PORTA SOLO LA MORTE.
E gli avversari rimasero senza parole!
E allora, Fratelli e Sorelle, stiamo sempre bene attenti noi, PICCOLI DISCEPOLI DEL RISORTO, A NON RIPETERE LO STESSO ERRORE, NASCONDENDOCI DIETRO LE NOSTRE PICCOLE CERTEZZE CHE INEVITABILMENTE, PROPRIO QUANDO SONO “PICCOLE”, CI FANNO AUTOMATICAMENTE METTERE PRIMA LA NORMA, E POI L’UOMO AL CENTRO.
Anche se la NORMA CHE ABBIAMO DAVANTI IN QUELLA CIRCOSTANZA, SIA GIUSTA E DOVEROSA.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!