“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 7,1-10
+ In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore
Mediti…AMO
CORNELIO (210 c. – 253), PONTEFICE e pastore di animo grande e misericordioso, molto operò per il recupero e la riconciliazione dei cristiani che avevano ceduto alle persecuzioni, mentre difese l’unità della Chiesa contro gli scismatici novaziani, confortato dalla solidarietà di san Cipriano.
Morì a Civitavecchia (Roma), esiliato dall’imperatore Gallo, e fu sepolto nel cimitero di Callisto.
CIPRIANO (Cartagine, Tunisia, 210 c. – Sesti, presso Cartagine, 14 settembre 258), convertitosi dal paganesimo nel 245, divenne VESCOVO di Cartagine nel 249.
Fra i massimi esponenti, insieme a Tertulliano, della prima latinità cristiana, nel suo magistero diede un notevole contributo alla dottrina sull’unità della Chiesa raccolta intorno all’Eucaristia sotto la guida del vescovo.
Morì martire nella persecuzione di Valeriano.
I loro nomi sono nell’elenco del Canone Romano.
Il nostro testo ha un parallelo nel vangelo di Matteo (Mt 8,5-13), dove tuttavia il centurione si presenta di persona e parla direttamente a Gesù, esprimendo la sua indegnità di accogliere il Signore in casa sua.
In Luca 7,4 gli anziani dei giudei inviati a Gesù dicono «Egli merita (“dignus est”) che tu gli conceda…» e al v.7 il centurione fa dire a Gesù, tramite i suoi amici inviati «…Io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te».
“Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.
Questa preghiera che noi diciamo al momento della comunione eucaristica, è di un uomo d’armi, capo di un centinaio di soldati romani.
Egli è così affezionato al suo servo che chiede a Gesù di guarirlo.
Non vuole che il Signore vada da lui, ma ha una fede sconfinata nella potenza della sua Parola che, anche senza la sua presenza in casa, guarisce il servo.
Così anche noi siamo impegnati a credere che la potenza della Parola di Gesù realizza la Presenza reale sotto le specie eucaristiche.
Per avvicinarci alla realtà del mistero eucaristico infatti ed esserne realmente consolati e vivificati, non c’è altra via che quella della fede.
E’ la potenza di quella Parola di Gesù: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue” legata all’attualizzarsi di tutto il suo Mistero Pasquale che rende possibile l’ineffabile Presenza, sempre misteriosa ma colma di amore.
E tutto questo ci dice che la solidarietà passa ATTRAVERSO IL SAPER ASCOLTARE E IL SAPER VEDERE LA SOFFERENZA DEGLI ALTRI, perché solo così la compassione può farsi spazio nel nostro cuore e tradursi in intervento concreto.
Eppoi c’è la buona reputazione che il centurione, romano e pagano, aveva presso gli anziani di Cafarnao, che testimonia la bontà di quel militare romano che aveva saputo «instaurare rapporti di fraternità, di aiuto vicendevole», al di là delle differenze di etnia e di religione.
Fra loro si era dunque creata una situazione di autentica apertura, che è disposizione d’animo ben più elevata della “tolleranza” che tanto va di moda nei discorsi di oggi e dalla quale dovremmo trarne dei preziosi spunti comportamentali, utili alla nostra disastrata vita spirituale.
In questo testo assistiamo a un intervento stupendi: il centurione invia alcuni anziani dei giudei e poi alcuni amici come suoi portavoce presso Gesù.
I primi intercedono descrivendolo come un uomo buono, che ama il popolo, che si è comportato come un amico.
Quest’uomo pagano ha saputo instaurare rapporti di fraternità, di aiuto vicendevole.
Ora i suoi amici intervengono a suo favore, si fanno carico della sua pena.
In un altro episodio troviamo qualcosa di simile: gli uomini che calano il paralitico dal tetto davanti a Gesù perché lo guarisca, con la loro fede sollecitano il miracolo (Lc.5,18-26 e par.).
Nel mondo fortunatamente non siamo soli, ma abbiamo la possibilità di sperimentare l’aiuto reciproco, e la cura l’uno dell’altro.
Che tra l’altro, sono anche il fondamento della comunità cristiana «…pregate gli uni per gli altri», ammonisce l’apostolo Giacomo (Gc 5,16), e anche Luca più volte presenta la preghiera comune come un ideale (At.1,14 e At.12,5).
La preghiera gli uni per gli altri, questa disposizione amichevole del cuore che ci spinge a intercedere per chi è nel bisogno, e a vedere il dolore dei nostri fratelli e sorelle in umanità, È UN DONO DELLO SPIRITO, e insieme, un frutto dell’esercizio costante nel discernere la fraternità come una responsabilità.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!