16 novembre 2024 sabato 32’ settimana p.a. B – LUCA 18,1-8 “Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui”.

 “«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).

Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”

 

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Dal Vangelo secondo LUCA 18,1-8

 

+ In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» Parola del Signore

 

Mediti…AMO                 Marco 4,34    “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Nel capitolo precedente del Vangelo di Luca, Gesù aveva parlato del Regno di Dio che sarebbe arrivato nella parusia, cioè alla fine dei tempi.

Riprendendo lo stesso argomento, oggi si domanda “ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

Nella parabola che abbiamo appena letto Egli fa notare che molti suoi seguaci, persone che pregano, probabilmente non hanno una fede così ben formata né così solida come essi credono, e vuole insegnare loro qualcosa.

Ancora oggi, davanti a una necessità che consideriamo urgente, chiediamo aiuto al Signore nella preghiera e non otteniamo risposta.

Gesù sa bene che questo succede assai spesso, e sa anche che vi sono persone che quando non ottengono subito ciò che chiedono si scoraggiano, dubitano del potere della preghiera, e addirittura si lamentano di Dio e si allontanano da Lui.

Pensando a loro e a noi, Gesù propone una parabola con due protagonisti: un giudice iniquo e una povera vedova alla quale questi non dava retta.

Il protagonista della parabola è un giudice cattivo ed impietoso, CHE è L’ANTITESI DEL NOSTRO DIO, il tenerissimo “Abbà” di Gesù.

Dio sarebbe a immagine di questo giudice duro, ingiusto, intrattabile, arbitrario?

E la nostra preghiera dovrebbe assomigliare alla richiesta della povera vedova, talmente lancinante che finirà con “l’avere” Dio per stanchezza?

Ma il Signore ha scelto proprio questo personaggio così mal disposto verso l’assoluta indigenza della vedova, per esprimere con forza ciò che in sostanza la parabola vuol dirci: SE LA PREGHIERA PERSEVERANTE TROVA UDIENZA ANCHE PRESSO UN GIUDICE INIQUO, QUANTO PIÙ SARÀ ESAUDITA DA DIO, IL PADRE INFINITAMENTE BUONO CHE AMA OGNI SUO FIGLIO.

Normalmente, il giudice è un personaggio potente, chiamato, nell’Antico Testamento, ad emettere sentenze sulla base della Legge di Mosè.

Per questo la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili (Es.18,21).

Al contrario, QUESTO GIUDICE, «non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno».

Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della Legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo discutibile e bieco interesse.

A lui si era rivolta una vedova per avere giustizia.

Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società, perché i diritti assicurati loro dalla Legge potevano essere calpestati con facilità in quanto, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere.

Una povera vedova, sola, nessuno la difendeva, potevano ignorarla, e soprattutto anche non farle giustizia.

Così anche l’orfano, così lo straniero, il migrante: a quel tempo era molto forte questa problematica.

Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo, presentandogli la sua richiesta di giustizia.

MA PROPRIO RICORRENDO A QUESTA PERSEVERANZA RAGGIUNGE LO SCOPO.

Il giudice, infatti, a un certo punto la esaudisce, non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone, ma perchè «… questa vedova mi dà troppo fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi».

Da questa parabola Gesù trae una duplice conclusione:

  • se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti,
  • quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, «farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui»; e inoltre non «li farà aspettare a lungo», ma agirà «prontamente».

E’ dunque per il nostro bene che il Signore ci vuole fedeli e perseveranti nella preghiera.

La perseveranza nella preghiera purifica la nostra fede, ci libera dalla tentazione di rivolgerci a Dio, per chiedere, solo se abbiamo bisogno.

CI RENDE CAPACI DI ENTRARE IN UNA RELAZIONE PIÙ PROFONDA D’AMORE CON CRISTO, APRENDOCI A RICEVERE OGNI TIPO DI DONO IN PIENA FIDUCIA.

Noi abbiamo la necessità di pregare, e di pregare “sempre”.

E la ragione di ciò, sta nella natura stessa della preghiera.

Noi spesso non comprendiamo la necessità di pregare perché abbiamo un’idea inesatta della preghiera infantile o antropomorfica, come se la preghiera consistesse nell’esporre a Dio i nostri bisogni, o, peggio ancora, nel sollecitare Dio a fare qualcosa che non sta facendo, in modo da supplire alle nostre carenze.

Anche questo è insensato: l’azione di Dio ci avvolge continuamente e ci offre molto di più di quello che noi desideriamo; perché la forza creatrice contiene già tutto.

Anche la perfezione che acquisteremo al termine della vita è già nell’azione di Dio, solo che noi non siamo in grado di accoglierla e di interiorizzarla.

La preghiera è un esercizio per essere in armonia con la Sua parola, in sintonia con la Sua azione; per essere in comunione con Lui.

Noi come creature abbiamo necessità assoluta di essere continuamente sostenuti nella nostra realtà.

Non dico semplicemente nella nostra vita, ma proprio nella nostra realtà fisica, biologica, psichica, spirituale: noi abbiamo bisogno di essere continuamente alimentati, sostenuti, perché non c’è in noi la fonte della vita, né la radice dell’essere.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!