16 aprile MARTEDI’ 3^ SETTIMANA DI PASQUA B – GIOVANNI 6,30-35 “…non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,30-35

+ In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Fratelli e Sorelle, nel nostro cuore vive un desiderio mai veramente saziato.

Un desiderio di pienezza che rischiamo di ignorare o di spegnere riempiendoci la vita di falsi bisogni.

In noi abita una scintilla divina che ci distingue da ogni altra creatura e che rivela la nostra dignità: SIAMO FATTI PER DIO E SOLO IN DIO IL NOSTRO CUORE TROVA PACE.

Gesù invita la folla che lo vuole fare re a non fermarsi all’apparenza.

Se anche la loro fame, ora, è saziata, la fame più profonda, quella dell’anima è ancora tutta da saziare.

E solo il Signore può darci quel pane ma, per ottenerlo, dobbiamo uscire dalla nostra logica e credere in COLUI che Dio ha mandato.

E Gesù chiede alla folla che ha appena sfamato, e a noi, di credere in Lui.

Non ci chiede di compiere delle opere per avere il cuore ricolmo, ma soltanto di credere IN LUI, perché Egli sa bene che solo la fede ci nutre, solo la fede ci sfama.

Purtroppo la folla, non contenta, chiede un segno.

Ma quanti esami deve passare Dio per essere degno della nostra fiducia?

Quanti processi deve affrontare perché, infine, crediamo in lui?

Passiamo gran parte della nostra vita nella dimenticanza, travolti dalle cose da fare, indifferenti alla profondità del nostro essere.

Poi, solo quando qualcosa ci va storto, cominciamo a bussare alla porta di Dio, per chiedergli segni della sua presenza.

Dimenticando che siamo attorniati dai segni della sua presenza, eclatanti nell’universo che ci circonda, e desideriamo ancora dei segni più eclatanti.

Dimenticandoci che, segno della presenza di Dio, è L’EUCARISTIA.

Essa è un nutrimento esistenziale che toglie la fame delle cose e dei beni superflui “…chi viene a me non avrà più fame“.

È la soddisfazione completa dei bisogni più radicali e allo stesso tempo è l’insorgere di una felicità che toglie la sete di acque poco chiare e deludenti.

È un dono che durerà per sempre, un regalo semplice e profondo “di un Dio che si fa pane per le nostre vite”!

Questo testo, detto del “Pane di Vita” esige una vita per meditarlo ed approfondirlo.

Occorre leggerlo, meditarlo, pregarlo, pensarlo, leggerlo di nuovo, ripeterlo, rigirarlo, fino ad esaurirsi.

Chi legge superficialmente il quarto Vangelo può avere l’impressione che Giovanni ripeta sempre la stessa cosa.

Ma, leggendo con grande attenzione, ci si rende conto che non si tratta di una ripetizione.

Perché l’autore del quarto Evangelo ha un proprio modo di ripetere lo stesso tema, ma a un livello sempre più profondo.

Girando, girando, si giunge a un livello più più profondo. Allo stesso modo in cui ci troviamo quando scendiamo su una scala a chiocciola ed alla fine arriviamo alla meta prefissata.

Ma occorre riflettere bene su questa richiesta di un segno, altrimenti ci limitiamo a chiudere la questione, condannandola a priori. E questo non è bene!

È necessario capire che, se la folla chiede un segno per prestare fiducia a Gesù, è perché lo inquadra come un profeta, ossia un mediatore tra la sfera irraggiungibile di Dio e l’uomo.

Infatti la folla fa l’esempio di Mosè, il primo e il più importante dei profeti, secondo il Deuteronomio, che trasmette al popolo la Legge donata da Dio sul monte Sinai, e lo aiuta a fidarsi di Dio, chiedendo al Signore il segno dell’acqua dalla roccia e del nutrimento dalla manna.

LA FOLLA NON HA UNA COLPA O DIFETTI, SEMPLICEMENTE NON HA ANCORA RAGGIUNTO LA FEDE NEL MESSIA, E LO PENSA ANCORA CON LE CATEGORIE DEL SUO TEMPO ED E’ PREDA DELLE CONVINZIONI RELIGIOSE DI QUEL TEMPO.

Ecco allora, Fratelli e Sorelle, che per comprendere Gesù, non c’è altra strada che aprire il cuore al mistero della sua persona, per lasciarsi guidare dalle sue azioni e dalle sue parole a comprendere che la vita che lui ci comunica proviene direttamente da Dio.

Egli è la vita, l’amore, la pace, il perdono, la nostra gioia, quella pienezza che siamo chiamati a raggiungere.

Perché il Signore nostro Gesù Cristo è disceso dal cielo PER METTERE NELLA CARNE DELL’UOMO QUESTA PIENEZZA RADICALE, LA SOLA CHE PUO’ COLMARE LA DISTANZA TRA LA TERRA E IL CIELO.

SOLO LUI è il Lògos, la Parola di Dio incarnata, che sazia ogni nostra aspirazione di verità, di bene e di amore E CHE ATTENDE DI INCARNARSI NELLA NOSTRA VITA E NEI SINGOLI ATTI DELLA NOSTRA ESISTENZA.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!