16.07.2022 – SABATO 15 SETTIMANA P.A.  C – MATTEO 12,14-21 “Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 12,14-21

In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Matteo rilegge, insieme a tutta la tradizione neotestamentaria, la persona e il ministero di Gesù nella luce del misterioso personaggio di cui narrano quattro testi di Isaia: «il servo sofferente di YHWH».

Nel brano odierno cita i versetti iniziali del primo canto (Is 42,1-4), di cui riconosce il compimento in Gesù, che si realizza nella mansuetudine, anche dinanzi a minacce di morte: per dar tempo alla conversione, “non spezzerà la canna infranta, non spegnerà il lucignolo fumigante”.

E mentre i farisei coltivano propositi di morte, egli, seguito da molti malati e infermi, guarisce tutti, raccomandando il silenzio.

Che differenza tra la vita vuota dei nemici del Signore che non sanno far altro che accusare E LA MISERICORDIA DI GESÙ CHE LENISCE LE FERITE DELLA NATURA UMANA!

A nulla è servito che il Messia promesso ad Israele sia venuto nel mondo con mitezza e umiltà.

Il potere lo ha rifiutato decisamente, tutto racchiuso nei propri interessi e nei propri schemi. Ma il Cristo non contraddirà mai la sua visione pacificata di Dio.

Il testo di Isaia, inoltre, ci aiuta a comprendere quale sia la radice profonda di questo atteggiamento di Gesù: sta nel fatto che lo Spirito del Padre è su di Lui.

E Gesù si percepisce sostenuto dal suo amore, certo di aderire al suo volere e di godere del suo compiacimento.

Come Matteo ci ha già ricordato alla fine del capitolo undicesimo, è la qualità della relazione che Gesù vive con il Padre a plasmare la sua mitezza verso gli uomini.

Dio veglia su di noi per liberarci, non solo da schiavitù esteriori, ma anche da quei condizionamenti più interiori che ci indurrebbe ro a rispondere al male con altro male.

Gesù è così interiormente libero da vincere il male con il bene e con la logica della vita, più forte della morte.

Gesù allora può annunciare il vangelo solo ai piccoli che sperimentano nella loro concreta esistenza i benefici del suo amore meraviglioso, attento a tutta la loro umanità, ai loro bisogni.

Cristo dunque si deve allontanare dai luoghi del potere, ma vive nella fiducia inerme che, anche tante prove e tanti ostacoli, se permessi dal Padre, vengono misteriosamente ad essere parte del suo disegno di salvezza, di vita, per tutti.

La disputa sul sabato, a sentire Matteo, è la goccia che fa traboccare il vaso: i farisei, i devoti del tempo, i “pretoriani della fede”, i pii di Israele, i migliori, decidono di far uccidere Gesù.

Visto che non era possibile convincere il Maestro dell’enormità delle proprie affermazioni: tanto valeva ucciderlo. E Gesù che fa? Fugge, o organizza qualche protesta?

No. Si lascia commuovere dalla sofferenza delle persone e guarisce tutti, come precisa il pubblicano divenuto discepolo.

Che tenerezza, che compassione!

Gesù non vede il pericolo, non pensa a difendersi, vuole più bene alle persone che alle proprie ragioni.

La folla, stupita da tanto altruismo, commossa da tanta generosità, pensa subito alle profezie che si realizzano, ai tempi messianici che si manifestano.

E Gesù gode dell’Amore del Padre che lo ha prescelto per essere luce delle nazioni.

Per annunziare a tutti la verità incontestabile che sgorga dallo stesso Spirito. E lo farà, come sempre, con lo stile di Dio nei nostri confronti “…non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce”.

E questo perché il parlare divino non è mai violento, ma assomiglia al “mormorio di un vento leggero”.

Sono le sue amorevoli carezze che sono percettibili soltanto da chi ha il cuore semplice e puro, all’interno del quale anche i sussurri giungono chiari e trovano accoglienza.

Il suo nome diventerà motivo di salvezza per tutti; nel suo nome spereranno le genti.

Così canterà San Paolo scrivendo ai Filippesi, al capitolo 2,5-11 “nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre”.

È L’ESPLOSIONE DELLA FEDE E L’AFFERMAZIONE DEL REGNO DI DIO SULLA TERRA.

Il “servo” patisce la sua passione, subirà la condanna degli uomini che tenteranno di “toglierlo di mezzo” definitivamente.

Ma, in quel gesto insano, il Signore troverà la via della vittoria finale e il motivo del nostro definitivo riscatto nel trionfo della risurrezione.

Accogliere Gesù significa, allora, fare un ATTO DI FEDE che ci permette di vedere l’opera di Dio.

Un’opera, però, che si manifesta secondo modalità forse anche diverse da come ce le saremmo aspettate. Ovvero nel modo in cui Dio ha deciso.

In questo contesto il Maestro è preoccupato di non far coincidere la Fede con le regole.

La fede è sempre più grande delle regole, come l’amore di una madre per il figlio è più grande della buona abitudine a lavarsi le mani prima di sedere a tavola.

Se l’amore di una madre si riducesse solo a ricordare al figlio di lavarsi le mani che amore sarebbe?

Come potrebbe quel figlio avere la vita cambiata da un amore così?

La vita ha sempre un valore più grande, e le regole servono per aiutarci a vivere.

Ma al contempo, non si vive per seguire delle regole.

E quando ci accorgiamo che le regole non ci aiutano più, dovremmo subito domandarci perché.

In questo senso saggiamente noi diciamo che nella regola deve esserci spazio anche per l’eccezione, CHE NON ABOLISCE LA REGOLA MA LA CONFERMA.

L’uomo è tale proprio perché in lui è presente la possibilità dell’eccezione.

CHE COS’È IL PERDONO O LA MISERICORDIA SE NON DIO CHE CONFERMA LA GIUSTIZIA FACENDO ECCEZIONE?

E come possiamo chiedere di essere perdonati se poi non siamo capaci di andare oltre la mera giustizia formale?

Fratelli e Sorelle carissimi, NON È FORSE IL RISCHIO DELLA RELIGIONE QUANDO ESSA DIVENTA SOLO MEMORIA DELLE REGOLE?

E questa memoria delle regole i farisei la osservavano molto bene.

Ma questo è l’errore che NOI dobbiamo cercare di evitare.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!