“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,14-15
+ In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva del lago, nella regione del Gadareni, gli si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». Parola del Signore
Mediti…AMO
Dicevo ai miei bambini dei corsi di catechesi sacramentale, la settimana scorsa, spiegando il tempo di Quaresima, che questo tempo, è tempo di autenticità, di verità interiore, di conversione autentica, nel quale ci facciamo aiutare dalla preghiera e dal digiuno.
Cerrtamente dal digiuno dal cibo, rinunziando a quei cibi che sono un’offesa alla povertà. Magari costosissimi cibi etnici, per condividere quel denaro necessario per acquistarlo e confezionarlo, con chi nemmeno riesce a procurarsi il pezzo di pane necessario.
La pratica del digiuno è – purtroppo – una pratica dimenticata e guardata con un certo sospetto dal nostro mondo incapace di rinunce. Probabilmente la ragione consiste proprio nel non vedere la ragione ultima di una rinuncia come il cibo.
Ma, dicevo loro, in questa società vuota, distorcente e falsa, impariamo anche a digiunare dalla televisione, dal cellulare, da internet, da faceboock, da Istagram, da Telegram, da Tik Tok, da Whatsapp, e Dio solo sa da cos’altro, DAL CELLULARE PER RIMETTERE AL CENTRO LA RELAZIONE, IL DIALOGO, L’ASCOLTO, IL GUARDARSI NEGLI OCCHI.
UNA RELAZIONE UMANA VERA, FISICA, FATTA DA INCONTRI REALI, VERI.
Siamo chiamati allora a compiere un atto concreto, che incide nella carne e nello spirito, per iniziare a vivere una vita vera, fatta di accoglienza, di condivisione, di ascolto.
Questi giorni passati abbiamo commentato dei passaggi evangelici fantastici, che non abbiamo più in questa società, che ormai è SOLO VIRTUALE.
- L’emorroissa TOCCA il mantello di Gesù.
- Gesù PRENDE PER MANO la suocera di Pietro.
- Gesù TOCCA e sana IL LEBBROSO.
La quaresima, insomma, ci deve portare a tornare ad essere in armonia col nostro corpo, MA ANCHE COL NOSTRO SPIRITO, che è sempre affamato di bontà e assetato della vita di Dio..
Ma veniamo al testo odierno.
Noi sappiamo bene, leggendo i Vangeli, che Gesù non insiste, con i Discepoli, nella pratica del digiuno, ma li lascia liberi.
Per questo, i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei, che erano obbligati a digiunare, vogliono sapere perché Gesù non insiste nel digiuno.
Pur essendo questa pratica un’usanza molto antica, praticata in quasi tutte le religioni, sono quindi pratiche universali e ben attuali.
La vicinanza con altre culture, come quella islamica e il rigidissimo digiuno del Ramadan, ci richiama al valore della condivisione di questo gesto: anche il sultano del Barhein, per un mese, sperimenta la sofferenza del mendicante.
Per contro, Gesù stesso la praticò per quaranta giorni (Mt 4,2).
Ma c’è un altro particolare da tener presente: il digiuno, per gli antichi israeliti, era anche una pratica comunitaria.
E allora, “ab converso”, come ci racconta Gesù, se lo sposo è presente anche la comunità deve fare festa.
E, come sempre fa, il Signore ricorre ad un paragone, nel quale racconta che, quando lo sposo sta con gli amici dello sposo, cioè, durante la festa delle nozze, essi non hanno alcuna ragione per digiunare.
Gesù si considera quindi lo sposo e considera i discepoli, amici dello sposo.
Fratelli e Sorelle, con la venuta di Gesù sono giunte le nozze tra l’uomo e Dio, tra cielo e terra e noi viviamo ormai in questa unione, quindi viviamo la pienezza di vita.
Quindi è finita tutta quella forma di religiosità di vittimismo, di sacrificio, di tristezza, è la vita della pienezza della presenza di Dio che celebriamo ora.
Di conseguenza, il tema del banchetto, è il banchetto nuziale.
Poi il banchetto nuziale richiama la veste nuziale.
Questa unione dell’uomo con Dio esige un vestito nuovo.
Il vestito è l’uomo nel suo apparire, nella sua esteriorità, nella sua vita concreta, fa nuova la vita.
Fa cieli e terra nuova questo modo nuovo di vivere.
E il tema delle nozze richiama il tema del vino.
Non ci sono nozze senza vino, che è il simbolo dello spirito.
C’è uno spirito nuovo che ormai rompe tutti gli otri vecchi, tutte le strutture vecchie e si espande per tutto il mondo e il finale poi è che appunto tutti gli otri stessi sono rotti e ci vogliono gli otri nuovi, cioè un contenitore nuovo, l’uomo nuovo.
Solo l’uomo nuovo può capire, può cogliere questo dono.
E quindi vedete sono metafore estremamente semplici e della nostra vita quotidiana come il mangiare, l’amare, il vestire, il vino, ciò con cui si contiene il vino.
Con queste immagini molto semplici, divinamente semplici, si descrive questa novità di vita che Cristo porta.
Ragion per cui, durante il tempo in cui Gesù, sta con i suoi discepoli, è il tempo della festa delle nozze.
Ma verrà un giorno in cui lo sposo non ci sarà più.
Un tempo nel quale, se così vogliono, possono digiunare.
In questa frase Gesù sta alludendo alla sua morte, perchè sa bene, e si rende conto, che se continua lungo questo cammino di libertà, le autorità religiose vorranno ucciderlo.
Per noi cristiani, LA PRESENZA SACRAMENTALE E REALE DI GESÙ È NELL’EUCARESTIA, PER CUI LA NOSTRA GIOIA NON VIENE MAI MENO.
PERÒ MAI VIENE MENO L’IMPEGNO DI TESTIMONIARE IL NOSTRO AMORE VERSO DIO E VERSO IL PROSSIMO.
Attenti alla vecchia e buona consuetudine “del venerdì di magro”: nato in un’epoca in cui solo i ricchi mangiavano carne tutti i giorni e perciò venivano invitati alla condivisione con verità.
Ma oggi rischia di essere anacronistico, costando molto di più il pesce della carne.
L’importante, amici, è lo stile, il richiamo, la tensione verso lo sposo. Tutto ciò che ci può ricordare questa tensione è bene accetto agli occhi di Dio…
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!