16.02.2023 GIOVEDI’ 6 SETTIMANA P.A.  A– MARCO 8,27-33 “Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo MARCO 8,27-33

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La pericope evangelica di questa domenica ci porta a Cesarea di Filippo, dove il Maestro interroga i discepoli, affinché aprano gli occhi per capire chi è Gesù e cosa significa essere suoi discepoli, invitandoli a compiere nel cuore il cammino che il cieco compie nel corpo (Mc 8,22-26).

Facciamo preliminarmente “il punto geografico”.

Gesù parte da Betsaida (Mc.6,22) e si dirige verso nord, in quella Cesarea di Filippo, che il tetrarca della Transgiordania settentrionale Filippo (citato in Mc.6,17), figlio di Erode il Grande, aveva trasformato in città, cambiandone l’antico nome di Paneas (oggi Baniyas, nel sud del Libano), in quello di Cesarea, in onore del romano Imperatore Augusto.

La città sorgeva ai piedi del monte Hermon, alle sorgenti del Giordano.

Si chiamava “di Filippo” per distinguerla da Cesarea Marittima, sul Mediterraneo. Gesù non entra in città, ma rimane nei dintorni dei villaggi che fanno parte della città stessa.

Il territorio si trovava al confine tra giudei e pagani. Ed era conosciuto per la presenza del santuario del dio Pan. Ma al suo interno vi erano anche popolazioni giudaiche.

Si può dire che fosse il punto più lontano da Gerusalemme, verso cui si dirigeranno ora i passi di Gesù.

Tra la guarigione del sordomuto (Mc 7,31-37) e la professione di Pietro, con il primo annuncio della Pasqua (Mc 8,27-35), è il brano evangelico che la Liturgia oggi ci propone, intercorrono eventi significativi:

  • i discepoli assistono alla seconda moltiplicazione dei pani (Mc 8,1-10)
  • e, come i farisei (Mc 8,11-13), non comprendono le parole di Gesù e i segni che Egli compie (Mc 8,14-21).

Chi è Gesù?

È la domanda che sta alla base di tutto il vangelo di Marco.

Chi è davvero quest’uomo?

Marco e i discepoli hanno dato la loro risposta: Gesù è il rivelatore del Padre, colui che manifesta pienamente il volto di Dio, è il Messia tanto atteso dal popolo di Israele.

Ma per arrivare a questa professione di fede ci vuole tempo. Tanto.

E occorre non avere troppa fretta.

Pietro, illuminato dallo Spirito Santo, con coraggio giunge a tale affermazione.

Ma chi poteva immaginarsi un Messia simile, visto che TUTTI LO ATTENDEVANO come un eroe, un guerriero, un nuovo re Davide.

Anche i Profeti che ne avevano parlato, lo avevano disegnato con i tratti di un vendicatore, di un eroe che avrebbe riportato Israele agli antichi splendori del passato.

Insomma: nulla a che vedere con un poverissimo anonimo falegname della Galilea.

Giovanni Papini, nella sua “Storia di Cristo”, lo aveva descritto in modo mirabile:

  • “Pietro era stato il primo a seguire Gesù nel divino vagabondaggio; a lui tocca essere il primo a riconoscere, nel vagabondo annunziatore del regno, il messia che tutti aspettavano nel deserto dei secoli e che alla fine è giunto, ed è proprio quello che sta dinanzi ai suoi occhi , coi piedi nella polvere della strada. Il re puro, il sole di giustizia, il principe della pace, quello che Dio doveva mandare al suo giorno, che i profeti avevano predetto nei crepuscoli della tristezza e del castigo e avevano visto scendere sulla terra come una folgore, nella pienezza della vittoria e della gloria; che i poveri, i feriti, gli affamati, gli offesi, aspettavano di secolo in secolo come l’erba secca aspetta l’acqua, come il fiore aspetta il sole, come la bocca aspetta il bacio e il cuore la consolazione; il Figliolo d’Iddio e dell’uomo, l’uomo che nasconde Iddio nella sua scorza di carne, il Dio che ha ravvolto la sua divinità nel fango di Adamo, è lui, il dolce fratello quotidiano, che si specchia tranquillo negli occhi stupefatti dei prescelti.”

Pietro ha grande coraggio nel proclamare che Gesù è il Cristo.

Ma il suo è un fragile riconoscimento del Messia.

Infatti, non appena il Signore incominciò a spiegare cosa doveva accadere, Pietro non fu d’accordo con quanto ha sentito, perché non gli piaceva la strada prospettata da Gesù.

Infatti, non appena Gesù svela in che modo vuol essere Messia, ovvero attesta di essere disposto a morire pur di proclamare con coerenza il volto autentico di Dio, Pietro, fa quello che siamo abituati a fare TUTTI NOI.

Prende da parte Gesù per e si arroga il diritto di spiegargli come deve fare…

Come pochi istanti prima aveva dato la risposta migliore alla domanda “Voi chi dite che io sia”, così ora si sente autorizzato a rimproverare Gesù, dicendo che quelle non erano cose da dire.

Ma Gesù è segno di contraddizione, ed educa a abitare altre prospettive.

In quel frangente Pietro sembrava cieco. Non si rendeva conto di nulla, ma voleva che Gesù fosse come lui voleva.

Per capire bene tutta la portata di questa cecità di Pietro è bene inquadrarla nel suo contesto letterario del brano odierno all’interno di tutto il Vangelo di Marco, che ci tre annunci della passione e morte di Gesù:

  • il primo in Marco 8,27-38;
  • il secondo in Mc 9,30-37
  • ed il terzo in Mc 10,32-45.

Questo insieme, che va fino a Mc 10,45, è una lunga istruzione di Gesù ai discepoli per aiutarli a superare la crisi prodotta dalla Croce.

L’istruzione è introdotta con la guarigione di un cieco (Mc 8,22-26) e alla fine si conclude con la guarigione di un altro cieco (Mc 10,46-52).

I due ciechi rappresentano la cecità dei discepoli. La guarigione del primo cieco fu difficile. Abbiamo visto che Gesù dovette farla in due tempi.

Anche difficile fu guarire i discepoli dalla loro cecità. E per far ciò, il Signore introduce i suoi nel senso della sua vita e nel compimento della missione ricevuta dal Padre.

Gli apostoli devono capire che, a differenza delle folle, sono chiamati a camminare consapevolmente con Lui, condividendo la sua missione.

Lo stare con il Maestro (Mc 3,13), condividendone la vita e l’annuncio, non vuol dire fermarsi all’apparenza, nella relazione, quanto, invece, entrare nella sua vita (Fil 2,5), nel senso recondito del suo essere Messia e Salvatore per gli uomini.

Fratelli e Sorelle, non possiamo seguire Gesù, fermandoci sulla porta, perché AVER FEDE SIGNIFICA CONDIVIDERE LA VITA DI DIO.

A maggior ragione se abbiamo visto e sperimentato che Egli ha voluto condividere la sua vita e la sua missione con noi, nel suo farsi uomo.

Fratelli e Sorelle, ecco allora che il luogo del nostro discepolato è la strada, dove il Signore ci chiama a stare con Lui, afferrandoci dal mare delle nostre quotidiane occupazioni, con la rete del suo sguardo e l’amo della sua parola di vita.

Anche per i discepoli di Emmaus, la strada è il luogo del rivelarsi di Dio, del camminare in sua compagnia, i passi procedono spediti con Lui, mentre il cuore e la mente lentamente entrano in relazione con quello sconosciuto Viandante, che riconosceranno come il Signore risorto solo nella frazione del Pane.

Dialogare nel cammino, lasciare che lungo la strada il Signore ci parli e ci spinga a comunicare quanto ci portiamo nel cuore: è questa l’immagine che l’Evangelista dona alla sua comunità, perché diventi la Chiesa del Risorto.

È questa l’immagine di Chiesa del Risorto a cui ci viene chiesto di far parte.

LA PAROLA È CAPACE DI CREARE RELAZIONI TRA NOI SOLO QUANDO SI CONDIVIDE IL CAMMINO, SE NON SI FA UN PEZZO DI STRADA INSIEME, NON SI CREA QUELLA FAMILIARITÀ ED AMICIZIA CHE RENDE FACILE LA COMUNICAZIONE E LO SCAMBIO SERENO E SINCERO.

Gesù conosce bene il cuore dell’uomo, sa che è importante sentirsi accompagnati ed amati, che la parola fiorisce non in momenti formali ed istituzionali, ma nella ferialità di gesti quotidiani che noi rendiamo importanti e speciali, se vissuti con intensità ed amore.

È sterile camminare, senza parlare, il tempo non passa mai e si sente maggiormente la fatica, soprattutto se la strada da fare è lunga.

È la comunione che riempie il nostro tempo di senso, è l’amicizia che ci dona la possibilità di scambiare con chi ci sta vicino i pensieri e le paure, le speranze e i desideri che ci portiamo nel cuore.

Vorrei chiudere questa lunga meditazione, regalandovi le parole di SAN GIOVANNI DELLA CROCE, nella sua “SALITA AL MONTE CARMELO”:

  • << La lettera agli Ebrei si apre così: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. E con questo l’Apostolo vuol far intendere che Dio è restato come muto e non ha più niente da dire, perché ciò che prima diceva, in parte, ai profeti, ormai lo ha detto interamente in lui, dandoci il Tutto, che è suo Figlio. Pertanto chi volesse ora rivolgere domande a Dio o chiedere qualche visione o rivelazione, non solo farebbe una sciocchezza, ma anche un affronto a Dio, non fissando gli occhi totalmente in Cristo senza chiedere altre cose o novità. Dio infatti potrebbe rispondere così: “Se ti ho già detto ogni cosa nella mia parola, che è mio Figlio e non ho altro, cosa posso ancora rispondere o rivelare più di quello? Poni il tuo sguardo solo in lui, perché in lui ti ho detto e rivelato tutto e troverai in lui ancor più di quello che chiedi o desideri.”>>

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!