15 maggio 2024 MERCOLEDI’ 7’ SETTIMANA DI PASQUA B – GIOVANNI 17,11-19 “Siano una cosa sola, come noi”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 17,11-19
+ In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità». Parola del Signore
Mediti…AMO
Siamo sul traguardo di arrivo della Pentecoste, in attesa della venuta dello Spirito Santo.
Gesù dice che il dono dello Spirito Santo è dato solo a chi lo chiede nella preghiera (Lc 11,13).
Nel cenacolo, per nove giorni, dall’Ascensione a Pentecoste, gli apostoli perseverarono nella preghiera insieme a Maria, la madre di Gesù (At 1,14).
Per questo ottennero in abbondanza il dono dello Spirito Santo (ci racconta il Libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 2,4).
In questo contesto l’Evangelo ci regala un gioiellono: la Preghiera Sacerdotale di Gesù, un testo adeguato per prepararci questi giorni alla venuta dello Spirito Santo nella nostra vita.
- “Custodiscili nel tuo Nome!”
Gesù trasforma la sua preoccupazione in preghiera “Custodisci nel tuo Nome, coloro che tu mi hai dato, perché siano una cosa sola con noi!”
Tutto ciò che Gesù fa nella sua vita, lo fa nel “NOME” di Dio.
Perché il Signore Gesù Cristo, è la manifestazione del Nome di Dio: JHWH.
Al tempo di Gesù, questo nome NON veniva pronunciato, ma Dio veniva chiamato con questi nomi alternativi: “ADONAI, KYRIOS, SIGNORE”.
Nel discorso di Pentecoste, Pietro dice che Gesù, per la sua risurrezione, è stato costituito “Signore”: “Sappia, dunque, con certezza, tutta la casa di Israele, che Dio ha costituito Signore e Cristo, quel Gesù che voi avete crocifisso”. (At 2,36).
E Paolo dirà ai suoi amati cristiani che vivono a Filippi, che questo è stato fatto perché “ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre!” (Fil 2,11).
JHWH è il “Nome che sta al di sopra di qualsiasi altro nome” (Fil 2,9).
E la storia della salvezza ci ha regalato la visione anticipata del Suo Volto.
Infatti, il Nome di Dio, ricevette un volto concreto in Gesù di Nazareth.
E L’UMANITÀ INTERA DEVE RAGGIUNGERE LA SUA UNITA’ ATTORNO A QUESTO NOME “Custodiscili nel tuo nome, il nome che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi”.
Gesù vuole l’unità delle comunità, in modo che possano resistere dinanzi al mondo che le odia e le perseguita, perché, IL POPOLO UNITO ATTORNO AL “NOME” DI GESÙ NON SARÀ MAI VINTO!
In tutto il Vangelo, Gesù rivela uno straordinario rapporto personale con il Padre: è il Figlio prediletto e il Padre è sempre con lui.
Ma in questo stesso rapporto Gesù ha voluto inserire anche noi.
Il Maestro, ormai vicino a morire, col cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli, prega: “Padre, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”.
E, nel momento più difficile della sua vita, il Signore dedica del tempo a pregare il Padre, Suo e Nostro, rivolgendogli, con passione, una accorata preghiera per i suoi discepoli.
In essa chiede al Padre, per i suoi discepoli, anzitutto il dono dell’unità profonda, come quella che lega Dio con il Figlio, un’unità che va all’essenziale e che dovrebbe diventare il segno distintivo per i cristiani, il fiore all’occhiello.
Invece, davanti agli occhi di tutti noi sono infinite divisioni, che dilaniano le nostre comunità.
Ben avendo sotto i suoi occhi tutto questo, il Signore chiede al Padre, la consapevolezza che deriva dalla pienezza della gioia di appartenere a Cristo.
Questa è la più grande gioia: saperci famigliari del Signore Risorto, suoi discepoli amati.
Una gioia che fa i conti con l’odio del mondo, un odio col quale il Signore stesso ha dovuto confrontarsi. La soluzione, però, non è quella di fuggire dal mondo ma di dimorare nell’amore.
Siamo chiamati a formare un’unità profonda che non è assimilazione o appiattimento ma unione nella ricchezza della diversità: non un’unica voce ma un’armonia di suoni.
Nei vv.11-12 di questo brano Gesù afferma, per due volte, che il Padre gli ha donato il suo Nome.
Ciò significa che “donando il suo nome al Figlio, il Padre si fa conoscere da lui come Padre e nello stesso tempo si dona a lui in un amore eterno” (scriveva il teologo belga gesuita Ignace De La Potterie 1914-2003).
La prima conseguenza benefica della protezione del Padre verso i credenti, è la loro unione profonda fondata e modellata sull’unità del Padre e del Figlio.
Questa tematica dell’unità, oggi è toccata di sfuggita, ma sarà uno degli argomenti più importanti del brano che seguirà (Gv 17,21-26).
Gesù, con le sue cure di buon Pastore (Gv 10,11ss), ha impedito la perdizione dei suoi amici, anzi ha operato la loro salvezza (Gv 3,16-17) e ha donato loro la vita in abbondanza (Gv 10,10 e li custodirà nel suo Nome santo, preservandoli dall’influsso del demonio e del male, cioè santificandoli nella verità.
La santità dei cristiani invocata da Gesù, dev’essere intesa come fedeltà piena al patto d’amore sancito nel sangue di Cristo, vivendo da autentici figli di Dio, da proprietà esclusiva del Padre.
IL PADRE OPERA LA SANTIFICAZIONE DEI CREDENTI NELLA SUA PAROLA E PER MEZZO DELLA SUA PAROLA.
La verità, che è la rivelazione totale e definitiva del nome, della persona del Padre, costituisce l’ambiente vitale nel quale i cristiani devono essere santificati.
Questa parola, questa verità è il Cristo.
Il Padre santifica i credenti per mezzo del Figlio, Parola di Dio.
La santificazione è quindi la vita di comunione filiale con Dio per mezzo di Cristo.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!