15.11.2023 -MERCOLEDI’ XXXII SETTIMANA P.A. A – LUCA 17,11-19 “Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 17,11-19
+ Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, l’evangelista Luca ci racconta quello che accade durante il viaggio di Gesù verso Gerusalemme.
Per la terza volta Luca attesta che Gesù è in cammino verso Gerusalemme (Lc 9,51 e 13,22) e precisa che, invece di continuare la strada verso il sud, tocca la frontiera tra Galilea e Samaria per scendere nella valle del Giordano.
Sta per entrare in un villaggio, quando un gruppo di 10 lebbrosi gli va incontro.
DIECI LEBBROSI: IL NUMERO DI ADULTI RICHIESTI PER L’ASSEMBLEA SINAGOGALE, SEGNO DELL’INTERA UMANITÀ. MA ANCHE IL SEGNO CHE TUTTI HANNO PECCATO.
Prima di entrare nel contesto della pericope, vorrei chiedervi: Ma noi, sappiamo che cos’è la lebbra?
È una malattia contagiosa, che fa paura perché colpisce anche la pelle e la fa cadere a pezzi, come quando si stacca un pezzo di pane.
Ormai, in Italia, nessuno si ammala più di lebbra, ma in Asia e in Africa è ancora molto facile che ci siano dei lebbrosi, specialmente nei Paesi più poveri.
Al tempo di Gesù c’erano tanti lebbrosi, anche perché non si conosceva un modo per poter curare chi si ammalava.
Per cui, quando qualcuno era colpito da questa malattia, veniva fatto allontanare dalla città, per non contagiare tutti (Lv 13-14).
DOVEVA RESTARE LONTANO E, SE GUARIVA, DOVEVA ANDARE A PRESENTARSI AL SACERDOTE DEL TEMPIO, IL SOLO CHE POTEVA DICHIARARE: SÌ, VERAMENTE QUESTA PERSONA È GUARITA E PUÒ TORNARE ALLA SUA VITA DI SEMPRE (Lv 13,45-46).
Il lebbroso, dunque, era un vivo-morto, come uno a cui il padre aveva sputato in faccia (Nm 12,14)…
E questi 10 lebbrosi, che cercano Gesù, probabilmente stavano insieme per aiutarsi tra di loro.
Sentono dire in giro che arriva il Maestro di Nazareth e desiderano tanto parlargli, per chiedergli di guarirli.
Ma non possono entrare in città, così lo aspettano fuori, si fermano un po’ lontani e cominciano a gridare “Gesù Maestro, abbi pietà di noi!”
È un grido ripetuto tante volte nei salmi, come invocazione al Signore Dio.
Il Signore, che è misericordioso e compassionevole (Es 34,6), nella sua potenza può compiere ciò che i lebbrosi possono solo desiderare ma non realizzare.
Appena li vede, Gesù capisce che cosa desiderano da lui e, prima ancora che i lebbrosi aggiungano altre parole, li invita ad andare a presentarsi ai sacerdoti.
E questo Evangelo, sottolinea l’importanza del ringraziamento, della riconoscenza.
Ma è palpabile una grande delusione.
Certamente Luca, nel raccontare questo evento, ricorda la guarigione dalla lebbra di Naaman il siro da parte di Eliseo, a cui, il profeta, restando lontano, gli ordina attraverso un messaggero di andare a bagnarsi nel Giordano, ed egli dopo un iniziale rifiuto acconsente e così viene guarito (2Re 5,1-14 e Lc 4,27).
I dieci lebbrosi, di cui uno straniero ma, nella malattia, si sa, spariscono le differenze, sono un delusi da questo profeta che, invece di guarirli, chiede loro di andare al tempio dai sacerdoti.
E mentre camminavano vengono guariti, perché la guarigione avviene, sempre, nel cammino della vita.
Ma in quel momento le differenze si fanno sentire: IL SAMARITANO NON HA ALCUN TEMPIO IN CUI ANDARE A RINGRAZIARE E NESSUN SACERDOTE CHE CERTIFICHI L’AVVENUTA GUARIGIONE.
TORNA QUINDI DA QUEL SACERDOTE CHE LO AVEVA INVIATO: IL CRISTO.
NEL GESTO DEL SAMARITANO È PRESENTATO IL CULTO DELLA CHIESA.
QUEL CULTO CHE CI CHIEDE DI TORNARE A GESÙ, PER RENDERE GLORIA A DIO PER LA SALVEZZA, PER PROSTRARSI IN ADORAZIONE, AL FINE DI RENDERE GRAZIE.
Tra quei dieci uomini lebbrosi guariti dalla malattia fisica, solo uno era samaritano, a differenza degli altri nove che erano giudei, dunque membri del popolo di Dio, santi per vocazione (Lv 11,44-45 e 19,2, ecc.).
I samaritani erano ritenuti scismatici ed eretici, il loro culto era considerato illegittimo, erano disprezzati come gruppo.
Ma proprio uno di essi, annoverato tra “quelli di fuori”, tra “i lontani”, non appena si vede guarito torna indietro e comprende che, essendo stato purificato dalla sua fede in Gesù, deve testimoniarlo, deve mostrargli gratitudine.
Egli riconosce il peso, la gloria della presenza di Dio in Gesù, la grida a piena voce e si getta davanti a Gesù con la faccia a terra, come davanti al Signore.
In tal modo mostra che la fede che lo aveva guarito è anche quella che lo salva.
Ma si trova davanti un Gesù amareggiato, per la conclusione della vicenda, che si si chiede: uno solo è tornato indietro a ringraziare? E gli altri?
Fratelli e Sorelle, mi fa dolore questa tristezza del Signore, e mi fa comprendere, amaramente, CHE È PIÙ FACILE GUARIRE DALLA LEBBRA, CHE DALL’INGRATITUDINE.
E Gesù commenta: dieci sono stati sanati ma uno solo è stato salvato.
Perché non è vero che ci basta la salute, a noi serve molto di più, ci serve la salvezza.
Infatti, noi che abbiamo ricevuto tutto da Dio, siamo meno riconoscenti di quelli che, vissuti lontani da Lui, quando lo conoscono sono pieni di meraviglia per la sua bontà.
Se lasciamo che nel nostro cuore si insinui l’abitudine di non rendere grazie, ci allontaniamo dal Signore, perché il ringraziamento è necessario per completare il beneficio di Dio.
Soltanto a questo straniero venuto a ringraziare Gesù ha potuto dire “và….la tua fede ti ha salvato“.
Gli altri hanno ricevuto la guarigione, e se ne sono andati felici di essere guariti, MA NON SONO ENTRATI IN RELAZIONE CON DIO, NON HANNO ACQUISITO QUELLA FEDE CHE SALVA.
Il rendimento di grazie, in un certo senso, stringe il legame con Dio, ed è questa la cosa importante.
Ricevere un beneficio in fondo è secondario: importante È ENTRARE IN UNA RELAZIONE PIENA E DURATURA, CON IL BENEFATTORE, CON COLUI CHE DÀ.
Dio vuole che “sentiamo” IL SUO AMORE, vuole che lo riconosciamo, non perché è geloso dei suoi diritti, ma proprio perché non vuol darci solo dei benefici: VUOLE DONARCI SE STESSO.
Per questo è importante l’azione di grazie, perché è riconoscere che Dio ci ama, invece di assaporare egoisticamente i suoi benefici richiudendoci in noi stessi.
E un nutrimento per l’anima approfittare di ogni dono di Dio per avvicinarsi di più a lui, rallegrarsi del suo amore, della sua bontà.
Domandiamo al Signore che metta in noi il desiderio di ringraziarlo sempre, quel desiderio che nella messa esprimiamo dicendo “…è cosa buona e giusta, e nostro dovere, renderti grazie“.
L’Apostolo Paolo ripete continuamente ai cristiani che devono RENDERE GRAZIE e ne dà egli stesso l’esempio: all’inizio di tutte le sue lettere la sua anima si espande nel rendimento di grazie per tutto il bene che Dio compie per mezzo di lui e di tutte le Chiese.
Chiediamo dunque al Signore di vivere ogni nostra giornata come “Eucaristia“, cioè rendimento di grazie, ricevendo da lui ogni nostra opera come un nutrimento “….Mio cibo è fare la volontà del Padre mio“.
La voce di un teologo filosofo mistico Meister Eckhart (1260-1328, padre domenicano, filosofo, mistico e teologo):
- “Se la sola preghiera che dirai mai nella tua intera vita è “grazie”, quella sarà sufficiente”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!