«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,25-27
+ In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Parola del Signore
Mediti…AMO
Il 15 settembre ricorre la festa della Beata Vergine Maria Addolorata, di Colei che ha vissuto il più purissimo martirio, consumato attimo per attimo, e terribile al momento estremo della Croce.
Così ornata della Corona del martirio, è gloriosamente invocata dalla Chiesa col titolo di “Regina dei martiri”.
Perché il martirio di Maria fu da Gesù…
Questo titolo di Regina dei martiri pare che non rechi onore a Maria, dal momento che non darebbe onore alla rosa il chiamarsi “regina delle spine”.
Tuttavia, avendo Maria fatto suo proprio il martirio di Gesù, venne a coronarsi con le spine di Lui e ad imporporarsi con il suo Sangue divino.
E siccome è gloria di Gesù essere il Re dei martiri, così pure è vanto di Maria l’esserne Regina.
Ha Ella poi questa grande supremazia su tutti i martiri per molte potentissime ragioni.
La prima è: perché tutta la ragione del suo martirio fu da Dio.
Tutti gli altri martiri furono tormentati da tiranni, e da carnefici, che con spade e mannaie straziarono i loro corpi; mentre Maria fu sommamente afflitta da Dio nell’anima, che assai più del corpo risente del dolore.
Ed essendo stato strumento delle sue pene l’amore verso Gesù, ne segue che, essendo l’amabilità di Gesù infinita, siccome sommo fu l’amore di Maria verso di Lui, così sommo fu anche il suo dolore.
La pena di Maria fu tanto maggiore delle pene degli altri martiri, quanto è maggiore il dolore che può cagionare un Dio crocifisso che un uomo che crocifigga, più la mano di Dio che la mano di un uomo, più un Soggetto incarnato che un soggetto terreno.
Perciò il serafico san Bonaventura giunge a preferire il dolore di Maria al dolore di Cristo medesimo!
Poiché le piaghe divise nel Corpo di Gesù, furono invece unite, e perciò di dolore più intenso, nel Cuor di Maria. Tuttavia si ha a ritenere più vero con l’Angelico, che fosse maggiore il dolore di Cristo, poiché patì nell’anima e nel corpo; laddove Maria patì solo nell’anima.
Patì inoltre nell’anima ch’è più nobile e perciò più sensibile; e patì fino a restare priva di vita: Eius dolor fuit maximum inter dolores praesentis vitae.
Ah Maria! E chi può mai comprendere i vostri dolori, se questi hanno in qualche modo a misurarsi con le forze della divina Onnipotenza che vi volle afflitta, e se sono tali che, per così dire, fanno a gara coi dolori stessi di Cristo!
…e fu il martirio più vicino a quello di Gesù.
Siccome Maria qui in terra fu la più simile nelle virtù al suo Divin Figlio, e siccome in Cielo gli siede più vicina nella gloria (In regni solio – dice san Girolamo – sublimata post Christum gloriosa resedit), così gli è stata più vicina nelle pene di un crudo martirio.
Come Gesù fu coronato dalla madrigna Sinagoga con un diadema di pene, così similmente gli venne appresso, coronata di pene, Maria sua madre.
E così si avvera il vaticino di Gioele (cap. 2): Il sole si cambia in tenebra, la luna in sangue: il sole, la luna si oscurano, poiché quella stessa eclissi della Passione, che oscurò il vero Sole di giustizia, Gesù, riempì di tenebre e di sangue la mistica luna Maria.
Così, se impallidiva Gesù, languiva Maria; se era ferito Gesù, tramortiva Maria; se era crocifisso Gesù, restava ancor crocifissa Maria.
Avevano insomma Gesù e Maria due Cuori accordati in tanto bel concerto, che gli stessi affetti che concepiva l’Una concepiva anche l’Altro: In corde, et corde loquuti sunt.
Solo la Vergine fu santa di due Cuori, cioè di un Cuore a Lei donato da Dio Creatore e di un Cuore a Lei donato da Cristo Redentore.
Cosicché Ella si rattristava in corde, et corde; ed il suo dolore era insieme regolato dal suo Cuore e dal Cuore di Cristo penetrato nel suo.
Quindi: essendo stata Maria martire con Cristo, ed avendo fatto suo proprio il martirio di Cristo, il suo martirio fu più nobile di tutti gli altri: ed Ella con tutta ragione si invoca Regina dei martiri.
Ah Maria! È talmente illustre il vostro martirio, ch’io non so se debba piuttosto contemplarlo o invidiarlo.
SANT’ILDEFONSO, parlando dei dolori di Maria, non temette di asserire che questi furono maggiori di tutti insieme i tormenti di tutti i martiri. E la verità di quanto detto può provarsi con molte ragioni:
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perché tutti i martiri hanno patito nel corpo e Maria nell’anima;
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perché, come argomenta sant’Antonino, arcivescovo di Firenze, tanto più è nobile e doloroso il martirio quanto è più nobile la vita che si dà per Dio. Avendo, dunque, Maria sacrificata la vita di suo Figlio, che era insieme la più nobile di tutte, e amata da Lei più della sua propria vita, ne segue che la corona di Maria fu maggiore di tutte, e che la rende Regina di tutti i martiri;
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perché gli altri martiri patirono solo per il tempo in cui erano straziati dai tiranni; mentre il martirio di Maria durò per tutto il corso della sua vita;
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perché Maria amava suo Figlio più di se stessa. Di conseguenza, furono per Lei di assai maggior pena i tormenti e la morte del Figlio, che non sarebbero stati i tormenti e la morte di se stessa, come afferma il beato Amedeo.
E in fine perché, come dice Alberto Magno, Maria soffrì un dolore così grande, che bastava a darle più volte la morte; e perciò fu avvalorata da Dio con un miracolo per sostenere uno spasimo insoffribile alla vita umana.
Così conclude che con tutta ragione si deve a Maria la preminenza sopra tutti i martiri: “Dunque ebbe la grazia del martirio e la corona dei martiri, e la sua corona fu più grande della corona di tutti gli altri martiri”.
Ah Maria! Poiché Voi siete martire, più che martire e Regina dei martiri, siete degna altresì di esser compatita Voi sola più che tutti i martiri insieme.
Quante belle corone di gloria splendono sul vostro capo, o Maria!
Voi siete Regina del Cielo e della terra: e siete Regina degli Angeli e dei santi; e siete persino Regina dei martiri.
Però a me pare che vi adorni in modo particolare questo doloroso diadema; sì, perché vi rende più simile a Gesù Re dei martiri; sì, perché il Sangue di un Dio Crocifisso spruzzato sul vostro manto sul Calvario, vi ha dato una porpora più bella di quanto lo sia l’ammanto di sole che avete in Cielo.
Ave, dunque, Regina augusta: mi congratulo vivamente con Voi, mentre siete non meno gloriosa tra le pene, che tra i gaudi; e vi prego d’impetrarmi una cristiana costanza nelle croci di questo mondo, da riconoscermi per vostro parzialissimo suddito nel vostro impero doloroso.
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
Il giorno dopo aver fatto memoria della croce di Cristo, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di MARIA, MADRE DI DIO E MADRE NOSTRA.
E lo fa perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della Madonna fra di loro, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita.
Sappiamo bene com’è andata: DALL’ANNUNCIAZIONE FINO A QUEL GIORNO MARIA HA CUSTODITO L’IMMENSO MISTERO DELL’INCARNAZIONE, HA VISTO QUEL BAMBINO COSÌ SIMILE A TUTTI GLI ALTRI CRESCERE, GLI HA INSEGNATO A CAMMINARE, A PARLARE, A PREGARE.
Poi l’adolescenza e la giovinezza passata nella bottega del padre.
Infine l’atteso inizio della sua vita pubblica, le notizie prima esaltanti che giungevano da Cafàrnao, poi quelle dolorose che giungevano da Gerusalemme.
E a Gerusalemme troviamo Maria che staziona, con il cuore sanguinante, ai piedi della croce di Gesù.
Quanto dolore può provare un genitore davanti ad un figlio che muore in quel modo ingiusto?
Quanta rabbia può abitare il suo cuore nei confronti degli uomini.
Invece, annota, Giovanni, Maria “sta” ai piedi della croce, QUALE DIMORA, IRREMOVIBILE, NELLA SUA FEDE.
Maria soffre per Gesù, ma soffre anche con il mondo e la passione di Cristo è partecipazione a tutto il dolore dell’uomo.
La lettera agli Ebrei ci racconta i sentimenti del Signore nella sua passione:
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“Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte“.
La passione di Gesù si è impressa nel cuore della madre, queste forti grida e lacrime l’hanno fatta soffrire, il desiderio che egli fosse salvato da morte doveva essere in Lei ancora più forte che non in Gesù, perché una madre desidera più del figlio che egli sia salvo.
Ma nello stesso tempo Maria si è unita alla pietà di Gesù, è stata come lui sottomessa alla volontà del Padre.
Per questo la compassione di Maria è vera: perché ha veramente preso su di sé il dolore del Figlio ed ha accettato con lui la volontà del Padre, in una obbedienza che dà la vera vittoria sulla sofferenza.
La nostra compassione molto spesso è superficiale, non è piena di fede come quella di Maria.
Noi facilmente vediamo, nella sofferenza altrui, la volontà di Dio, ed è giusto, ma non soffriamo davvero con quelli che soffrono.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!