15.06.2023 – GIOVEDI’ 10 SETTIMANA PA A – MATTEO 5,20-26 “…non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,20-26

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!» Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Come nei giorni passati, Gesù si pone sulla linea del perfezionamento della legge.

Il testo del vangelo di oggi forma parte di un insieme più ampio: Mt 5,20 fino a Mt 5,48.

In questi passaggi Matteo ci indica come Gesù interpreta e spiega la Legge di Dio.

Cinque volte ripete la frase:

  • “Avete inteso che fu detto dagli antichi, in verità vi dico!” (Mt 5,21. 27.33.38.43).

Poco prima, lui aveva detto “…non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge ed i Profeti. Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17).

L’atteggiamento di Gesù dinanzi alla legge è, nello stesso tempo, di rottura e di continuità.

Rompe con le interpretazioni sbagliate, ma mantiene fermo l’obiettivo che la legge deve raggiungere: la pratica della maggiore giustizia, che è l’Amore.

Fa ricorso al Decalogo concretizzando in modo autorevole il suo insegnamento che GIUNGE A RICHIEDERE, COME FONDAMENTO DELLA VITA CRISTIANA LE BUONE RELAZIONI, IL RISPETTO DELL’ALTRO.

Non è più possibile accedere all’altare, partecipare alla liturgia senza togliere dal cuore il dissenso con il fratello.

E ciò è ancor più necessario dopo l’istituzione dell’Eucaristia: VENIRE ALL’ALTARE È VENIRE ALLA SORGENTE DELL’AMORE, È VENIRE PER ACCOGLIERE TUTTO IL CORPO DI CRISTO, È COMUNIONE CON LUI E CON I FRATELLI.

“Dio in Cristo ha riconciliato a sé il mondo” scrive ancora san Paolo.

Per riflettere come in uno specchio la gloria del Signore dobbiamo lasciare che la sua mitezza permei il nostro cuore.

Ecco allora che non si può più far strada con lo stesso avversario, senza trovare una via di riconciliazione.

I muri che abbiamo voluto ardentemente costruire con tanta dedizione, ormai debbono essere rimodellati in ponti, perché la legge dell’amore è scaturita dalla Croce.

E PERCHÉ ORMAI, DALLA PASSIONE DI CRISTO SI LEVA ALTO L’APPELLO AL PERDONO VICENDEVOLE.

Ma per far ciò occorre mettere in campo, nella nostra vita una GIUSTIZIA che deve superare quella dei farisei.

E, nel brano, per mezzo di cinque esempi concreti, Gesù ci indica la via da percorrere nella nostra vita.

Il tutto, oggi, prende “il là” dalla nuova interpretazione del quinto comandamento: NON UCCIDERE!

E, in questo contesto, Gesù rivela ciò che Dio intendeva quando ha dato questo comandamento a Mosè.

  • Matteo 5,21-22: La legge dice “Non uccidere! (Es 20,13)

Per osservare pienamente questo comandamento non basta ovviamente evitare l’assassinio. Ma è necessario sradicare dentro il nostro cuore tutto ciò che in un modo o nell’altro può condurre all’assassinio. Ad esempio la rabbia, l’odio, il desiderio di vendetta, l’insulto etc.

  • Matteo 5,23-24: Il culto perfetto che Dio vuole. Per poter essere accettati da Dio e poter così rimanere uniti a Lui, è necessario riconciliarsi con i fratelli.

Prima della distruzione del Tempio, nell’anno 70, quando i giudei cristiani partecipavano ai pellegrinaggi a Gerusalemme per presentare le loro offerte all’altare e pagare le loro decime, ricordavano sempre questa frase di Gesù.

Ma, negli anni 80, ovvero nel momento in cui Matteo scrive, il Tempio e l’Altare non esistevano più, essendo stati distrutti dai romani. E la comunità e la celebrazione comunitaria passano ad essere il Tempio e l’Altare di Dio.

  • Matteo 5,25-26: Riconciliare. Il punto su cui Matteo insiste maggiormente è la riconciliazione. E questo indica che nelle comunità di quell’epoca, c’erano molte tensioni tra gruppi radicali con tendenze diverse e perfino opposte. E soprattutto che nessuno voleva cedere davanti all’altro. Matteo illumina questa situazione con parole di Gesù sulla riconciliazione che chiedono accoglienza e comprensione. POICHÉ L’UNICO PECCATO CHE DIO NON RIESCE A PERDONARE È LA NOSTRA MANCANZA DI PERDONO VERSO GLI ALTRI (Mt 6,14).

Gesù non lascia scampo, non offre alcuna via di fuga a coloro che cercano e trovano sempre motivi per giustificare i propri errori.

Egli invita a spezzare i sentimenti malvagi fin dal loro prima apparire.

Tante volte all’origine di certe parole o giudizi offensivi c’è l’ira.

È come una radice nascosta che inquina il nostro sguardo, come un virus addormentato che all’improvviso genera quelle parole che feriscono gli altri.

San Giovanni Crisostomo scrive:

  • “Non c’è nulla di più insopportabile dell’ira e dell’arroganza. Se la persona potesse contemplarsi nel momento dell’ira, non avrebbe bisogno di altra esortazione”.

Il Signore ci chiede di misurarci costantemente con il Vangelo, che deve gradualmente diventare L’UNICO CRITERIO DI VITA.

Ci chiede di stare in pace con tutti E DI COSTRUIRE RELAZIONI FONDATE SULLA COMUNIONE E SULLA COLLABORAZIONE.

Questo impegno non deve essere intaccato se gli altri non si comportano allo stesso modo.

L’agire degli altri, anche di quelli che sono più vicini e più legati a noi, non deve condizionare né cambiare il nostro stile di vita.

Chi ha sperimentato LA GRAZIA DI DIO, sentendosi amato da Dio, non chiede altro SE NON DI AMARE IL SUO PROSSIMO COME HA FATTO GESÙ.

E, se Dio ha riempito di pace il nostro cuore, non abbiamo bisogno di altro.

L’amore di Dio basta e avanza. Ogni giorno, con grande convinzione. dovremmo ripetere le parole di quest’antifona:

  • “Al mattino ci sazia il tuo amore, Signore nostro Dio”.

Commentando questo brano Don Oreste Benzi, scriveva su “Pane Quotidiano Marzo – Aprile 2017”:

“Non ha alcuna importanza se il peccato è tuo o è di tuo fratello: occorre vincere la morte. Che bello, nell’ottica dello Spirito, cogliere come i peccati sono tutti “in solido”, come il peccato del mio fratello è anche il mio peccato; e si piange insieme e si gioisce insieme! Talvolta dei fratelli mi dicono: «Io non voglio stare con quella persona». Io nel mio cuore sto zitto e dentro dico: «Signore, dagli la tua luce». Quel fratello appartiene come te alla razza umana e se secondo te si comporta male, prendi su di te il peso del suo peccato e opera affinché il suo peccato venga cancellato ed egli possa vivere. Tu hai il diritto e il dovere di essere suo fratello, anche se lui non lo è. Beati coloro che hanno la luce del Signore e capiscono che il peccato del fratello è una chiamata ad amare di più, che il limite del fratello è l’inizio della mia responsabilità e ho diritto di compartecipare al suo peccato, al suo male. Tutte le volte che io mi distacco dal mio fratello perché pecca, vado contro il mio diritto e quindi contro il mio dovere, in latino debitum, cosa da pagare. Sentendo tuo il peccato del fratello, la giustizia cammina nel mondo”.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!