15.04.2023 – SABATO SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO – MATTEO 10,24-33 “…nulla vi è di nascosto che non sarà svelato  ”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 10,24-33

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi RINNEGHERÀ davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore

Mediti…AMO

Giovanni Fidanza, detto “Bonaventura” (Bagnoregio, Viterbo, 1218 – Lione, Francia, 15 luglio 1274), da bambino fu guarito da san Francesco, che avrebbe esclamato «...oh bona ventura».

Gli rimase per nome ed egli fu davvero una «buona ventura» per la Chiesa.

Studiò a Parigi e durante il suo soggiorno in Francia, entrò nell’Ordine dei Frati Minori.

Insegnò teologia all’università di Parigi e formò intorno a sé una reputatissima scuola.

Nel 1257 venne eletto GENERALE DELL’ORDINE FRANCESCANO, carica che mantenne per diciassette anni, (dal 1257 al 1273), con grandioso impegno, al punto da essere definito SECONDO FONDATORE DELL’ORDINE FRANCESCANO.

Grande mistico e pensatore medievale, dottore allo studio di Parigi, diede forma di sintesi sapienziale alla teologia scolastica sulle orme di Agostino.

Nel 1588 Papa Sisto V lo annovera tra i Dottori della Chiesa – che all’epoca sono sei – accanto a San Tommaso d’Aquino, distinguendo i due come DOTTORE SERAFICO BONAVENTURA e DOTTORE ANGELICO TOMMASO.

Il suo contributo alla dottrina teologica è importantissimo: innanzitutto, partendo dal pensiero di Sant’Agostino, esprime la necessità di subordinare la filosofia alla teologia, in quanto l’oggetto di quest’ultima è Dio.

La filosofia, allora, può solo aiutare la ricerca umana di Dio riportando l’uomo alla propria dimensione interiore – l’anima – da ricondurre appunto a Dio.

San Bonaventura inoltre sostiene che Cristo è la via per tutte le scienze e che solo la Verità rivelata può potenziarle e unirle verso l’obiettivo perfetto, l’unico obiettivo che è sempre la conoscenza di Dio.

Perciò il Santo, che difende la tradizione patristica e combatte l’aristotelismo, giunge alla conclusione che l’unica conoscenza possibile sia quella contemplativa.

L’espressione più matura di questo umanesimo teologico è nell’«Itinerario della mente a Dio».

Scrisse numerose opere di carattere teologico e mistico ed importante fu la «Legenda maior», biografia ufficiale di San Francesco, a cui si ispirò Giotto per il ciclo delle Storie di San Francesco.

Fu nominato vescovo di Albano e cardinale.

Partecipò al II Concilio di Lione che, grazie anche al suo contributo, segnò un riavvicinamento fra Chiesa latina e Chiesa greca. Proprio durante il Concilio, morì a Lione, il 15 luglio 1274.

Sempre di derivazione agostiniana, molto importante è anche l’elaborazione della teologia trinitaria di San Bonaventura.

In pratica egli evidenzia come il mondo sia una sorta di libro in cui emerge la Trinità da cui è stato creato.

Dio, quindi, uno e trino, è presente come “vestigia”, o impronta, in tutti gli esseri animati e inanimati:

  • come “immagine” nelle creature dotate d’intelletto come l’uomo;

  • come “similitudine” nelle creature giuste e sante, toccate dalla Grazia e animate dalle virtù di fede, speranza e carità che le rendono figlie di Dio.

Ma veniamo ora al testo evangelico, che ci presenta diverse istruzioni di Gesù sul comportamento che i discepoli devono adottare nell’esercizio della loro missione.

Ciò che maggiormente colpisce in queste istruzioni sono due avvertenze:

  • la frequenza con cui Gesù allude alle persecuzioni e alle sofferenze che dovranno sopportare;

  • l’insistenza tre volte ripetuta al discepolo di non avere paura.

Questi due versetti costituiscono la parte finale di una avvertenza di Gesù ai discepoli riguardo alle persecuzioni.

I discepoli devono sapere che, per il fatto di essere discepoli di Gesù, saranno perseguitati, ma ciò non deve essere per loro motivo di preoccupazione, poiché un discepolo deve imitare la vita del maestro e condividere con lui le prove.

Questo fa parte del discepolato: “…un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone“. 

ECCO ALLORA CHE IL DISCEPOLO DI GESÙ DOVRÀ PREOCCUPARSI SERIAMENTE SE NELLA SUA VITA NON SPUNTANO PERSECUZIONI.

I discepoli non devono aver paura di coloro che uccidono il corpo, perché i torturatori possono uccidere il corpo, ma non riusciranno MAI ad uccidere la libertà e lo spirito nel corpo.

Ovviamente essi debbono aver paura del fatto che il timore di soffrire li porti a nascondere o a negare la verità, e ciò li spinga ad offendere Dio. Perché chi si allontana da Dio si perde per sempre.

Essi non dovranno mai temere nulla, perché HANNO LA CERTEZZA DI ESSERE NELLE MANI DI DIO.

Gesù li invita a guardare gli uccelli e dice “…due passeri si vendono per un soldo? Ma nessuno di essi cadrà a terra senza che il Padre lo voglia”.

Tutti i nostri capelli sono contati. Luca dice che nessun capello cade senza che il Padre lo voglia (Lc 21,18).

Per questo il Signore dice “…non abbiate timore. Voi valete più di molti passeri“. 

Fratelli e Sorelle, è meravigliosa questa lezione che Gesù trae dalla contemplazione della natura.

Tornando alla meditazione occorre ricordare che il Vangelo è SEMPRE scomodo e può sempre, in ogni tempo e in ogni contesto, determinare la morte di chi lo annuncia.

Ecco perché Gesù dice che se il prezzo da pagare per il Vangelo è a volte quello della vita, questa non viene mai tolta, ma, anzi, è data davvero: perché chi uccide il corpo non ha mai il potere di togliere anche l’anima.

Nel Vangelo, Fratelli e Sorelle, c’è sempre qualcosa di scomodo e di pericoloso.

E, quando il messaggio viene addomesticato, diventa innocuo e non serve a nulla. Tanto che, come il sale della terra può solo essere gettato via.

E, se la Parola di Gesù non viene gridata dai tetti, e non è detta apertamente, nella luce, non è efficace.

Gesù, il Messia, non ha mai avuto paura di dire le cose chiaramente, anche quando questo avrebbe potuto nuocergli.

Il Vangelo di Giovanni ci spiega bene l’opera di Gesù, quando riporta la sua risposta al sommo sacerdote che lo interroga nel Sinedrio:

«Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto» (Gv 18,20).

GUAI A NOI SE RITENESSIMO CHE LE PAROLE DEL VANGELO SIANO UN MESSAGGIO RISERVATO A POCHI INIZIATI, I SOLI CHE POSSONO COMPRENDERLE E VIVERLE.

COME GESÙ HA PARLATO APERTAMENTE, ANCHE LA CHIESA HA IL DOVERE DI NON TACERE.

Può anche mancare il coraggio della testimonianza, come è già accaduto nella storia della Chiesa.

E, rinnegare Gesù, non riconoscersi più in Lui e in quello che ha fatto e abbandonarlo, è spesso la soluzione più facile.

Anche Pietro lo ha fatto. Ha affrontato i compiti del suo discepolato, in un primo momento, fallendo. Anche se poi ha con gioia versato il suo sangue.

Un’ultima cosa: il verbo usato in questa pericope, “RINNEGARE”, è proprio usato da Matteo, quando dice ciò che Pietro ha fatto, negando di aver conosciuto Gesù (Mt 26,70.72).

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!