«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore
Mediti…AMO
Noi sappiamo bene che Matteo è un ebreo e scrive il suo Vangelo per una comunità di ebrei che hanno seguito Gesù, ma che ancora sentono di appartenere profondamente al popolo ebraico.
Giudei che non sapevano come superare le critiche dei fratelli di razza che li accusavano dicendo che “…essi erano infedeli alla Legge di Mosè“.
I primi discepoli, infatti, agli occhi degli Ebrei, apparivano infedeli alla tradizione, ma, questa loro accusa, scaturiva da una loro colpevole incomprensione della novità di Cristo.
Un argomento davvero difficile. Basti pensare che Gesù stesso era stato accusato di infedeltà alla Legge di Dio. Matteo dà la risposta chiarificatrice di Gesù fornendo così una luce per aiutare le comunità a risolvere questo problema.
Matteo non è quindi un “rottamatore” della Toràh. Ma ci dice che Gesù è venuto per portare a compimento o, meglio, per riportare all’origine, l’alleanza tra Dio e il suo popolo.
Ci vuol mostrare, infatti, COME IN GESÙ SI COMPIA LA LEGGE MOSAICA E LA PROFEZIA, CIOÈ GESÙ È IL COMPIMENTO DELLA PROMESSA A ISRAELE. Un tema davvero importante anche per noi, GIACCHÉ CI RENDIAMO CONTO CHE GESÙ È COMPRENSIBILE SOLO COME COMPIMENTO DELLA PROMESSA DI ISRAELE.
Un’Alleanza che, come spesso accade, è stata stravolta aggiungendo alle poche e chiare indicazioni che aveva dato Dio, una miriade infinita di prescrizioni e norme derivanti dalla volontà umana.
Infatti Gesù non solo riconosce ai precetti dell’Antico Testamento tutta la loro importanza, MA REALIZZA NELLA SUA PERSONA CIÒ CHE I PROFETI AVEVANO ANNUNCIATO.
È commovente leggere, dopo alcuni particolari del racconto della passione fatto da Giovanni, quali:
- la tunica tirata a sorte,
- il colpo di lancia del centurione,
…queste parole “…tutto ciò avvenne perché si adempisse la Scrittura”.
Fratelli e Sorelle… che amore dovremmo avere per questa santa Scrittura, che ci è stata trasmessa da uomini, ma che viene direttamente dal nostro Dio.
Secondo l’Antica Alleanza, la legge data a Mosè è strettamente legata ai profeti che annunciano il Messia.
Ma ben si badi, non si tratta di un codice giuridico freddo e astratto, ma di suggerimenti d’amore che Dio dà al suo popolo perché viva e perché sappia rileggere le pagine di santità che hanno segnato la storia della Chiesa e riconoscere LA GRAZIA CHE DIO HA SEMINATO LUNGO I SECOLI.
E, quando ciò accade, ci sentiamo figli di una storia che tanti altri hanno contribuito ad arricchire con la loro fatica.
Quello che anticamente era solo antica e pallida prefigurazione (sacrificio, tempio, popolo di Dio) ORA DIVENTA REALTÀ NELLA SUA PERSONA E NEL SUO CORPO, FISICO E MISTICO.
Il sacrificio che il Signore compie di sé, non è più cruento, ma diventa un atto di amore supremo, IN CUI SACERDOTE E VITTIMA COINCIDONO E CHE SI COMPIE SULL’ALTARE DEL CUORE, COME ATTO DI SOMMA LIBERTÀ.
NON È PIÙ RIPETIBILE, MA È RI-PRESENTABILE, PERCHÉ ESSENDO UN ATTO DI AMORE PERFETTO NON PASSA PIÙ.
E il tempio non sarà più un luogo terreno, MA È IL SUO CORPO, CHE RIMANE SULLA TERRA COME LA SUA PERMANENTE PRESENZA, IL SUO CORPO MISTICO.
Ecco allora che compimento vuol dire anche “adempimento” di tutte le promesse contenute in quel messaggio, che avevano veicolato attraverso i secoli, i profeti.
È un compimento perfetto, che và ben al di là di ciò che ha materialmente promesso. Un Dio che compie le promesse al di là di ogni desiderio e di ogni merito.
L’Antico Testamento va dunque accolto e custodito con onore, ma va rischiarato e interpretato alla luce del Nuovo Testamento, CIOÈ ALLA LUCE DELLA PERSONA DI GESÙ RISORTO E VIVO E DELLA SUA CHIESA.
Non dimenticando, ovviamente, che deve essere “compiuto” nella vita di ciascuno di noi.
Fratelli e Sorelle, alla luce di questa riflessione, Gesù ci insegna a non rottamare il passato e ci ricorda che l’autentico rinnovamento passa attraverso una lenta e graduale trasformazione che porta ogni cosa verso la pienezza.
Ma tutto questo avviene se scegliamo Gesù come l’essenziale riferimento della storia, e quindi COME NOSTRO PERSONALE SALVATORE.
È Lui che ci offre i parametri del discernimento, perché è SOLO in Lui che tutto si compie e tutto riparte…
E nella prospettiva di questa Fede, tutto ha valore, anche la sofferenza, come anche ogni evento, che comunque in noi ha seminato una parola, ha lasciato una traccia.
Chi matura questa coscienza di fede non solo impara a ringraziare il Signore, ma vive ogni esperienza COME UNA TAPPA DI UN CAMMINO CHE PROGRESSIVAMENTE CONDUCE LA NOSTRA UMANITÀ VERSO LA PIENEZZA DI DIO.
Rimanere attaccati pedissequamente alla Torah, senza vederne il compimento è un danno irreparabile.
Ben lo sapeva Paolo di Tarso, che lo ricordava alla sua amata Comunità che era in Corinto:
- “La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (2Cor 3,6). Paolo, scrivendo ai corinti, fa questa decisa affermazione, anche per ricordare che a renderci giusti non basta un’osservanza letterale della Legge mosaica, di cui peraltro non siamo capaci; occorre invece il dono dello Spirito che, come avevano già annunciato grandi profeti quali Geremia, non lascia inerte la Parola di Dio su tavole di pietra, ma la rende viva ed efficace, scrivendola sulle tavole di carne dei nostri cuori” (Ger 31,33).
In questa Quaresima chiediamo allora una duplice conversione:
- che il nostro cuore sia sempre rivolto a Dio, in ascolto di quanto ci chiede,
- e che impariamo, grazie a ciò, a conformare il quotidiano delle nostre giornate a tutto quanto egli ci chiede CON LA SUA PAROLA.
E vi vorrei congedare con una bella riflessione fatta a tal proposito dal compianto DON ORESTE BENZI, che ho avuto il privilegio di conoscere ad Assisi, agli esercizi spirituali:
- “La legge è l’insieme delle norme che si trovano nel Pentateuco (i cinque rotoli: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), quali il Decalogo (le dieci parole, cioè i dieci comandamenti), il codice dell’alleanza, la legge di santità. Queste norme da osservare erano il segno della fedeltà al patto tra Dio e il suo popolo, e sono attribuite a Mosè, fondatore dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Purtroppo queste norme furono interpretate da specialisti quali gli scribi. Queste parole sussurrate da Dio al cuore del suo popolo, diventarono 613 precetti soffocanti. Si era fatta confusione tra precetti di Dio e precetti di uomini. La Torah diventò un groviglio di norme impossibili a praticarsi e molte norme non corrispondevano ai precetti di Dio. Dio mandò suo figlio a togliere tutto ciò che veniva dagli uomini e a riprendere ciò che veniva da Dio per portarlo a compimento, alla perfezione. In Gesù si è attuata così la nuova ed eterna alleanza, firmata con il suo sangue sparso sulla croce. Ha iniziato un mondo nuovo, non fatto di ordini ma di comunione, che ci fa essere un tutt’uno con Gesù. Come è bello vedere uomini e donne che non si limitano a fare qualcosa per il Signore, ma sono talmente nell’amore di Gesù che tutto ciò che fanno esprime ciò che sono!”
Ha detto Papa Francesco, nell’Angelus del 16 febbraio 2014:
- “Da tutto questo si capisce che Gesù non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull’intenzione e quindi sul cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Alla luce di questo insegnamento, ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso.”
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!