“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo GIOVANNI 3,13-17
+ In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questa festa nacque a Gerusalemme, nell’anniversario della dedicazione, avvenuta il 14 settembre 335, delle due basiliche fatte edificare da Costantino, l’una sul Golgota (ad Martyrìum), l’altra presso il santo Sepolcro (Anàstasis), anche a seguito del ritrovamento, delle reliquie della croce, da parte di Sant’elena Elena, madre dell’imperatore di Roma.
La croce, già strumento del più terribile fra i supplizi, che Costantino, nel 320 proibì di usare, per il cristiano è l’albero della vita, il talamo, il trono, l’altare della Nuova Alleanza: dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa.
LA CROCE È IL SEGNO DELLA SIGNORIA DI CRISTO SU COLORO CHE NEL BATTESIMO SONO CONFIGURATI A LUI NELLA MORTE E NELLA GLORIA (Rm 6,5 “Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua.”).
L’esaltazione della Santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: in essa, quella ferita, provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo, diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria.
ED E’ GRAZIE A QUESTO CHE ATTRAVERSO LA FOLLIA DELLA CROCE, LO SCANDALO DELLA SOFFERENZA PUÒ DIVENTARE SAPIENZA, E LA GLORIA PROMESSA A GESÙ PUÒ ESSERE CONDIVISA DA TUTTI COLORO CHE DESIDERAVANO SEGUIRLO.
La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, un’occasione per lasciarsi PERMEARE, via via, più intensamente, dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.
Questa festa dell’esaltazione della croce, in Oriente è paragonata a quella della Pasqua, e anche la stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di “Cristo crocifisso”.
Il cristiano, accettando questa verità, “è crocifisso con Cristo”, cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, che gravato dal peso del “patibulum”1, fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota.
Le sofferenze che riproducono nel CORPO MISTICO DELLA CHIESA, lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.
Dice il Prefazio odierno “…nel legno della croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché da dove sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero dell’Eden traeva la vittoria, dall’albero della croce venisse sconfitto, per Cristo Signore nostro.”
Nel racconto del cammino di Israele nel deserto, siamo posti a confronto con l’esperienza dell’Esodo, dove il popolo scopre di non avere le risorse necessarie per portare a termine il viaggio.
Ed è proprio in mezzo al deserto che Israele sperimenta la morte, quando si ribella a quel Dio che li sta conducendo fuori dalla schiavitù, per introdurli dentro una terra di libertà.
La rilettura che Gesù fa dell’antico espediente del serpente -innalzato sul bastone di bronzo che dava salvezza agli israeliti morsi nel deserto dalle passioni- ci svela quale sia la reazione di Dio a quella amarezza indicibile che, prima o poi, tutti arriviamo a sperimentare durante il cammino della nostra vita.
Ebbene, Dio non si spazienta, ma continua a tracciare, per noi e per tutti, possibili cammini di salvezza, anche di fronte alle nostre peggiori ribellioni.
DEL RESTO IL FIGLIO DI DIO SI È FATTO CARNE PER MOSTRARCI CHE NON È MAI LA REALTÀ A POTER ESSERE DEL TUTTO SBAGLIATA, MA PIUTTOSTO IL NOSTRO MODO DI PERCEPIRLA.
La Croce che noi cristiani oggi esaltiamo non è dunque quella dell’eroismo, con cui spesso esaltiamo solo noi stessi, o le convinzioni di cui ci sentiamo persin troppo fieri.
E’ la Croce gloriosa di Cristo, dove si può salire, ma soprattutto rimanere soltanto mossi da una compassione per l’altro a cui si può donare un po’ di quella vita che noi per primi sappiamo di ricevere senza alcun vanto, SOLO PER GRAZIA.
ADORARE LA CROCE, SIGNIFICA ALLORA, CONTEMPLARE IL GESTO D’AMORE DI COLUI CHE CI È SALITO SOPRA E CI SI E’ LASCIATO INCHIODARE PER AMOR NOSTRO!
Non significa cercare il dolore, MA CERCARE IL MODO PER ATTRAVERSARLO, perché LA CONDIZIONE DI MALE è presente, in tante forme, nella nostra vita.
A GESÙ NON INTERESSA SPIEGARE IL PERCHÉ DEL MALE, MA INDICARCI UNA VIA PER ATTRAVERSARLO, COME HA FATTO LUI: DONARE SÉ STESSI, IN UN AMORE TOTALE, PER TROVARE IL SENSO DELLA VITA.
In fondo, un po’ di pane, senza amore, cos’è? Farina, sale, nutrimento e grande solitudine, perché non è condiviso con nessuno.
Un bicchiere di vino, senza amore, cos’è? Uva, alcool, al massimo una brutta ubriacatura, perché non c’è motivo per festeggiare.
E COSÌ LA CROCE, LE NOSTRE PICCOLE CROCI QUOTIDIANE, SE LE PRIVIAMO DELL’AMORE (A IMMAGINE DI QUELLO DI DIO), RESTANO ESCLUSIVAMENTE MORTE E FATICA UMANA, INSOPPORTABILE.
Ma se proviamo a guardare attraverso LA CROCE, CON GLI OCCHI DEL DONO, ecco che troviamo quel cuore che «salva il mondo», quel mistero di gioia da contemplare e da fare nostro: IL DIO CON NOI, CHE DONANDOSI, SENZA RISERVE, DIVENTA IL “DIO PER NOI”.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!
1 (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov’era conficcato stabilmente il palo verticale)