“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 18,15-20
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore
Mediti…AMO
Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell’elenco dei santi con il titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager.
Nacque a Zduska Wola, in Polonia, l’8 gennaio 1894 e morì nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, il 14 agosto 1941.
Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia.
Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d’anni una tiratura di milioni di copie.
Nel 1941 è deportato ad Auschwitz, dove è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.
Muore pronunciando «Ave Maria», queste sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941.
Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo».
La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali.
Innamorato della Vergine, fondò “La milizia di Maria Immacolata” e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia.
Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia.
Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941.
La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.
Ma veniamo al testo evangelico odierno, che pone la sua attenzione sull’atteggiamento da assumere nei confronti dei membri della comunità che sbagliano “…se tuo fratello peccherà contro di te…”, trattando certamente un problema che nella comunità, era sentito in modo molto forte.
Il peccato di cui si tratta è certamente un peccato pubblico e grave, non solo di un’offesa personale.
Alcuni manoscritti aggiungono “contro di te”, ma si tratta forse di un adeguamento al “contro di me” che troveremo nella domanda di Pietro in 18,21.
Attingendo alla tradizione mosaica, la comunità di Matteo aveva una prassi ben precisa da seguire nei confronti di chi all’interno della comunità compie un’azione riprovevole.
Si tratta di una prassi graduale e rispettosa della dignità di colui che ha compiuto il peccato.
La prima fase di questa prassi è la correzione personale, dove, il verbo “correggere” ha molta importanza nel Pentateuco (soprattutto Lv 19,17).
Tale prassi si ispira al comandamento dell’amore verso il prossimo e all’aiuto da dare anche a coloro che commettono degli errori.
Se il tentativo della correzione personale ha successo, si è “guadagnato” un fratello, cioè i legami con lui diventano più forti.
Ma vi è anche un senso “tecnico”, relativo alla crescita della comunità cristiana: si “guadagna” e “non si perde” un altro fedele, un’altra persona che è stata giudicata degna di fare parte del Regno di Dio.
- “16 se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni”.
La seconda fase è molto più seria e attinge al diritto mosaico: vengono chiamati in causa dei testimoni, non uno solo, ma almeno due, perché il peccato sia riconosciuto in modo autorevole e affinché il colpevole si renda conto della gravità della propria situazione.
“17 Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”.
La terza fase è la proclamazione del reato davanti a tutta la comunità cristiana, la chiesa. Ecco perché si pensa che questa prassi faccia riferimento a qualcosa di più grande di una semplice offesa personale.
Qualora il peccatore non voglia ammettere il suo reato nemmeno davanti a tutta la comunità cristiana scatta la scomunica.
E’ questo il senso di “sia per te come il pagano e il pubblicano”: vengono citate due categorie di persone che notoriamente non erano ammesse a far parte della comunità giudaica (qui la comunità cristiana mantiene ancora numerose categorie della mentalità ebrea).
- “18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”.
Gesù attribuisce qui alla comunità cristiana il potere di legare e sciogliere che aveva già affidato a Pietro.
Bisogna però ricordare che la scomunica deve essere l’extrema ratio e il potere di legare e sciogliere riguarda soprattutto il perdono, la misericordia, la pazienza, l’attenzione nei confronti di chi sbaglia.
Di fatto il pagano e il pubblicano furono sempre dei soggetti privilegiati all’interno della predicazione e dell’opera di Gesù.
Così anche la comunità cristiana si deve rivolgere ai pagani e ai pubblicani per “guadagnarli” al Regno di Dio.
Ma noi sappiamo, Fratelli e Sorelle, che siamo chiamati ancora di più, ad esplicare questo sforzo, anche nei confronti di coloro che si sono allontanati o sono stati allontanati dalla comunità.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!