14.11.2023 -MARTEDI’ XXXII SETTIMANA  P.A. A – LUCA 17,7-10 “….siamo servi inutili”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 17,7-10

+ In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La parabola che oggi Gesù ci regala si trova solo nel vangelo di Luca, non ha paralleli negli altri vangeli.

In essa Gesù vuole insegnare che la nostra vita deve essere caratterizzata dall’attitudine al servizio.

E, in questa attitudine il nostro impegnarci per il Regno, NON È UN REGALO CHE FACCIAMO A DIO, ma un mettere a frutto quello che Lui ci ha donato.

PER TUTTA LA VITA NOI GLI SIAMO DEBITORI E NULLA ABBIAMO DI CHE VANTARCI O DA PRETENDERE.

Gesù dunque non vuole umiliarci chiamandoci “servi inutili”, ma vuole destare in noi una consapevolezza che è la strada che ci porta alla vera gioia: IL COMPRENDERE DI AVER RICEVUTO TUTTO DA DIO: DONO SU DONO.

E tutti i doni e i talenti che abbiamo ricevuto, vanno gioiosamente impegnati a servizio del Regno di Dio, e della civiltà dell’amore, PERCHE’ DIO SIA TUTTO IN TUTTI.

E IL VANGELO CI DICE QUELLA CHE, PER ME, È FORSE LA PAROLA PIÙ DOLCE CHE CI SIA “…SIAMO SERVI INUTILI”.

SIAMO, CIOÈ, PERSONE CHE SERVONO SENZA GUADAGNO (IN-UTILE), SENZA VOLER NIENTE IN CAMBIO.

L’EFFICACIA AD OGNI COSTO LASCIA IL PASSO ALLA BELLEZZA DEL SERVIZIO, CHE NASCE DALLO SCOPRIRSI AMATI.

È UNA INUTILITA’ CHE FA RIMA CON “LIBERTA’”.

Siamo liberi di far qualcosa senza per forza voler ottenere un CONTRACCAMBIO.

Fa parte della grandezza che ci è stata donata.

È in fondo il nostro vanto: siamo liberi di fare qualcosa -servendo i Fratelli e Dio- perché questo è bello, perché ha un senso, perché semplicemente siamo amati.

Ma facciamo tutto questo nella consapevolezza che tutto fa parte del dono che abbiamo ricevuto.

“Inutile” è l’atteggiamento del rivendicare diritti, una ricompensa, le GRAZIE DI DIO.

Certamente, voi mi direte, il nostro modo di intendere la Fede, è molto laborioso e richiede molto sacrificio.

Mentre il metodo farisaico era decisamente più accessibile e soddisfacente, perchè la logica soggiacente alla loro fede cristallina e trasparente, non era poi così male, poichè era basata su una idea davvero molto semplice: DIO MI PROPONE UN’ALLEANZA CHE SI TRADUCE NELLA SCRUPOLOSA OSSERVANZA DI UN SACCO DI PRECETTI.

Io mi devo solo limitare ad osservarli e divento ineccepibile agli occhi di Dio, e nessuno mi può dire nulla.

E SE CI PENSIAMO BENE, QUESTA VISIONE, NONOSTANTE TUTTI GLI SFORZI E 2 MILLENNI DI CRISTIANESIMO, VA ANCORA PIUTTOSTO DI MODA TRA I CATTOLICI…

Tutti ci riteniamo brava gente che tutto sommato, pensa di essere del tutto in regola con Dio, al contrario del resto del mondo, che è peccatore, idolatra e blasfemo.

Gesù, non la pensa proprio così e raccomanda di entrare in una logica completamente diversa: se una persona si innamora, se lascia che Dio allarghi il suo cuore, e viene rapito interiormente dalla FEDE, la sua vita DEVE CAMBIARE.

Ma attenzione. Come sempre c’è in agguato un pericolo!

Questo di diventare pigri nelle cose di Dio, tanto siamo inutili.

Ovvero di sentirci servi che si tirano indietro con la scusa di non essere necessari. Che si rassegnano, pensando che forse non vale la pena investire tante energie per un’opera dall’esito incerto.

Avere la coscienza di essere inutili significa, invece, semplicemente, che nessuno di noi deve ritenersi indispensabile, perchè il Signore Iddio sceglie chi vuole, e affida a chi vuole i suoi progetti.

Ma se ha chiamato proprio noi, e se affida proprio a noi un tassello del SUO DISEGNO, vuol dire che non siamo affatto inutili e dobbiamo realizzare il compito che ci è stato affidato nella forma umanamente più giusta.

  • “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato…”

Fratelli e Sorelle, queste parole ci sorprendono perché nonostante l’impegno, nessuno di noi potrà dire di aver fatto TUTTO quello che è stato chiesto.

Ogni volta che ci fermiamo per fare una verifica onesta della nostra vita, siamo costretti a riconoscere la nostra fragilità e la nostra incapacità.

Il Vangelo ci esorta a misurarci costantemente con le attese di Dio, non importa se sono o appaiono più grandi delle nostre forze.

Ricordiamo le parole dell’apostolo, che scrive alla sua amata Comunità che è in Tessalonica “…degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo” (1Ts 5,24).

È PROPRIO L’ESPERIENZA DEL LIMITE CHE CI FA SENTIRE SERVI INUTILI: NESSUNO È IN GRADO DI COMPIERE PERFETTAMENTE L’OPERA MA IL BUON DIO GUIDA TUTTO E TUTTI VERSO LA PIENEZZA DELLA STORIA.

Quando abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto, possiamo ritirarci, con il cuore contento perchè abbiamo comunque risposto alla chiamata.

Siamo come l’asinello che porta Gesù nella Città Santa “…Il Signore ne ha bisogno” (Luca 19,31).

Siamo servi che non hanno alcun merito e non pretendono ringraziamenti, perché Dio solo è degno di onore e gloria.

L’espressione evangelica vuole dire CHE IL SERVIRE NON È UN MERITO, IN QUANTO L’ESSERE CREATURA, OPERA DEL CREATORE, RACCHIUDE LA DISPONIBILITÀ DI ESSERE MESSI A DISPOSIZIONE, DI ESSERE CHIAMATI SERVIRE, COME FA GESU’ CON NOI: ”

  • “Andate dunque e fate discepoli tutte le nazioni, BATTEZZANDOLE NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”(Mt 28,19-20).

PERCHE’ “SERVIRE E’ REGNARE”!

CI VIENE RICHIESTO -NEL SERVIZIO CHE RENDIAMO A DIO ED AI FRATELLI- DI ESSERE SERVI, MA LIBERI, FIGLI E NON SCHIAVI: È QUESTO CHE CI INDENTIFICA COME CRISTIANI.

E nel servire Dio e i Fratelli, in pace, con serenità, fa sì che lo serviamo con libertà.

Non a caso, quando noi serviamo il Signore con libertà, ci sentiamo nella pace più profonda.

E possiamo sentir risuonare, nel nostro cuore, la voce del Signore che ci dice con soavità “…vieni, vieni, vieni, servo buono e fedele”.

PER FAR QUESTO, PERÒ, ABBIAMO BISOGNO DELLA SUA GRAZIA: DA SOLI, NON POSSIAMO.

Mai dobbiamo dimenticare che Gesù sta parlando ai suoi discepoli, ed è come se dicesse che, se un uomo non serve, perde il senso della sua vita e di se stesso.

CHI, INVECE, VIVE LA SUA ESISTENZA PROPRIO COME FEDELE SERVITORE, NON FA ALTRO CHE RISPONDERE ALLA CHIAMATA E ADERIRE AL DISEGNO DIVINO DI CHI L’HA GENERATO.

Ecco allora perché non è necessaria una ricompensa immediata, ecco perché il servire il Signore, non può essere motivo di rivendicazioni.

Mi ritornano alla mente le parole di Paolo che scrive ai cristiani che vivono a Corinto:

  • “…poiché annunziare il Vangelo non è per me un vanto; infatti è una necessità che mi si impone: GUAI A ME SE NON PREDICASSI IL VANGELO! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunziare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo” (1 Cor 9,18).

E vorrei chiudere facendo una piccola riflessione sulla lingua italiana, che ha perso nei secoli LA SUA SIGNIFICAZIONE.

Oggi dire che siamo INUTILI, equivale a dire che NON SERVIAMO PIU’ A NESSUNO, PERCHE’ ABBIAMO PERSO ANCHE LA NOSTRA UTILITA’, CHE IN QUESTA SOCIETA’ E’ IL CARDINE.

E DI CONSEGUENZA ABBIAMO PERSO ANCHE LA NOSTRA DIGNITA’ SOCIALE.

Ma l’ignoranza galoppa e ci passa avanti, snobbandoci, pure.

Come sempre dobbiamo tornare all’origine della parole, nella lingua latina e greca, se vogliamo capire.

Nella lingua latina “In utilis”, è colui che NON HA UTILE.

Nel termine della lingua greca, corrispondente a inutile, “ἀχρεῖος” -acreios- c’è “un alfa privativo” rispetto ad un termine che indica CHI HA DIRITTO A SALARIO.

NOI SIAMO QUINDI COLORO CHE NON HANNO DIRITTO AL SALARIO

Siamo senza utile. Inutili per questo.

E infatti dicono “…siamo servi che non devono esser pagati perché hanno fatto quanto dovevano fare”.

Ovverosia.

QUI SI TRATTA DI CAPIRE CHE LA RICOMPENSA DELLA FEDE, È LA FEDE STESSA.

Che non ho bisogno di avere una quantità di risultato, non ho nessun bisogno di esser pagato, per vivere la vita della fede.

È vivere la vita della fede la ricompensa a se stessa.

CIOÈ LA REALTÀ DI VIVERE LE COSE DI DIO, DI LAVORARE NELLA SUA VIGNA, GIÀ È SALVEZZA.

La voce di Madre Teresa di Calcutta:

  • “Io non penso di avere qualità speciali, non pretendo niente per il lavoro che svolgo. È opera sua. Io sono come una piccola matita nelle sue mani, nient’altro. È Lui che pensa. È Lui che scrive: la matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!