14.09.2023 – GIOVEDI’ ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE – GIOVANNI 3,13-17 “Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 3,13-17
+ In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia INNALZATO il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti HA TANTO AMATO il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia SALVATO per mezzo di lui». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella celebrazione eucaristica di questo giorno il colore liturgico è il rosso, il colore della Passione di Gesù che richiama appunto la Santa Croce e che viene utilizzato anche il giorno del Venerdì Santo durante il quale i fedeli cattolici compiono l’adorazione della Croce. In Oriente questa festa, per importanza, è paragonata a quella della Pasqua.
Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa.
La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria.
Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.
Quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani, e la data in maggio fu mantenuta come Ritrovamento della Santa Croce, comunemente detta Invenzione della Croce.
In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle festività mobili in cui viene fatto particolare ricordo della Santa Croce.
In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene portata in processione affinché la gente la possa venerare.
Ma vediamo il testo odierno.
Quando noi cristiani pensiamo alla croce, vediamo in essa soprattutto un legno che è strumento di esecuzione capitale, un supplizio che racconta tortura, sofferenza, morte.
Questo, in effetti, è la croce della storia degli uomini, la croce che Cicerone e Tacito descrivono come “crudelissimo supplizio”.
Così è la croce di cui la Torah parla, luogo di morte, riservato a chi è considerato dannoso per la società umana, e dunque, maledetto da Dio e dagli uomini (“Maledetto chi è appeso al legno” (Gal 3,13 e Dt 21,23).
Proprio per questo non sempre comprendiamo nella sua verità la croce di Cristo.
Non è infatti la croce ad aver dato gloria a Gesù, MA È GESÙ CHE HA VISSUTO ANCHE LA CROCE IN MODO DA RENDERE QUESTO STRUMENTO MORTIFERO SEGNO ED EMBLEMA DI UNA VITA OFFERTA, SPESA, PERDUTA PER AMORE, UN AMORE VISSUTO “FINO ALL’ESTREMO” (Gv 13,1) NEI CONFRONTI DEGLI UOMINI, tra i quali, ANCHE I SUOI CARNEFICI.
Per far comprendere questa verità ai cristiani e per non confinare la croce all’interno di una visione dolorista, la chiesa ha sentito il bisogno di celebrarla anche in un giorno diverso dal venerdì santo, al fine di raccontare la gloria che, grazie a essa, Gesù ha mostrato: LA GLORIA DELL’AMORE.
Così nel IV secolo a Gerusalemme è sorta questa festa che la chiesa cattolica e quella ortodossa celebrano ancora oggi il 14 settembre: festa che, essendo solenne, prevale sulla 24a domenica del tempo ordinario di quest’anno.
Ma mi sembra importante analizzare anche alcuni verbi, riportati nella pericope biblica, che riassumono bene l’azione di Dio nella storia dell’umanità:
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innalzare,
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amare
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e salvare.
Il primo verbo fa riferimento al Figlio e richiama l’evento della Croce, mistero di morte e di gloria, centro e cuore di tutta la vicenda umana.
Il secondo verbo spiega che tutto scaturisce dal Padre che governa con amore ogni cosa ed è pronto a consegnare il Figlio Unigenito.
Il terzo verbo annuncia l’opera dello Spirito compie lungo i secoli per far arrivare a tutti quella vita piena che sgorga dalla Croce.
Tutto questo è molto consolante.
Siamo nelle mani di un Dio che ci vuole bene e fa di tutto per riempire di vita i nostri giorni.
Siamo tutti chiamati a partecipare a questa storia luminosa mettendo tutte le energie e ogni nostra capacità al servizio di Dio.
La Croce ricorda che non possiamo diventare collaboratori di Dio se non siamo disposti a soffrire per Lui.
La croce gloriosa, la croce nella gloria: non uno strumento di morte può essere glorioso, ma ciò che è diventato come simbolo, ciò che Gesù ha vissuto sulla croce deve essere visto e sentito come glorioso.
“Gloria” (kabod) è un termine che nell’Antico Testamento indica la gloria di Dio, e il suo peso nella storia, è la traccia della sua azione, del suo Regno.
Gesù, che ha accettato questo supplizio da parte dell’impero totalitario romano istigato dal potere religioso giudaico, lo ha fatto mostrando tutta la sua gloria: gloria, che è peso del suo amore, PER NOI, vissuto fino all’estremo.
Sulla croce, certo, Gesù umanamente appare un reietto, un riprovato, un condannato sofferente e impotente, ma in verità egli mostra la gloria, il peso che Dio ha nella sua vita.
Quel Dio Padre che sembrava averlo abbandonato, in realtà, essendo obbedito nella sua volontà di amore da parte di Gesù, mostra nella vita del Figlio tutta la sua gloria.
Per questo il quarto vangelo, che ha un’ottica diversa dai sinottici, LEGGE LA PASSIONE DI GESÙ COME EVENTO DI GLORIA, LEGGE LA CROCIFISSIONE COME INTRONIZZAZIONE DEL MESSIA, LEGGE LE BESTEMMIE DEI PRESENTI QUALI TITOLI CHE RICONOSCONO LA VERA IDENTITÀ DI GESÙ: EGLI È “IL RE DEI GIUDEI” (Gv 19,19), nome che viene scritto e proclamato in ebraico, greco e latino, le tre lingue dell’oikouméne, le quali affermano dunque “il suo vero Nome che è al di sopra di ogni nome” (Fil 2,9).
Santa croce. Beata croce. Così evidente e così misteriosa.
Capita e vilipesa. Stravolta e sfregiata, soprattutto da noi discepoli del Nazareno.
La parola definitiva di Dio sul mondo, il dono totale e assoluto di sé.
Questo significa, secondo le intenzioni di Gesù, il prendere la croce. Donarsi, totalmente, come Dio ha saputo fare.
È questo amore che oggi esaltiamo, NON IL DOLORE CHE ESSA PORTA CON SÉ.
Perché amare, lo sappiamo bene anche noi uomini, spesso richiede sacrificio e incomprensione.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!