14.07.2022 – GIOVEDI’ 15 SETTIMANA P.A.  C – MATTEO 11,28-30 “Io sono mite e umile di cuore”.         

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 11,28-30

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nell’ultima meditazione, abbiamo meditato sulla prima parte di Matt.11,25-30.

  • 25In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. 28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».”

Abbiamo visto che Dio si rivela agli umili.

È impossibile per l’uomo riuscire ad arrivare a Dio con le proprie forze. Solo se Dio si rivela a qualcuno, quella persona arriverà a conoscere Dio.

Non solo Dio si rivela agli umili, ma si nasconde dagli uomini che credono di poterci arrivare per conto proprio.

Il v.27 ci dichiara che è Cristo Gesù che rivela il Padre agli uomini, a coloro ai quali Gesù lo vuole rivelare.

Oggi, vogliamo continuare con il discorso di Gesù.

E, per farlo, teniamo bene in mente le verità dei vv.25-27, mentre consideriamo i vv.28-30

Il Signore Gesù ha appena esultato davanti all’inattesa opera di Dio che rivela i suoi segreti ai piccoli e agli ultimi e, subito, si occupa di loro.

Non si gloria della propria scoperta, non mette sé stesso al centro della sua relazione con Dio ma, tutto rivolto ai piccoli, ai poveri, li invita a seguirlo sulla strada che conduce al Regno.

Notiamo nel testo che Gesù non invita tutti… ma solo chi rientra in alcune delicate categorie… deve essere travagliato ed oppresso. Ovvero chi si riconosce sotto il duro giogo del peccato.

Perciò Gesù invita chi si riconosce di essere sotto il duro giogo del peccato.

  • “Gesù rispose loro: ” Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34)
  • 14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, 15 e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.” (Ebrei 2,14-15)
  • “Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” (1Gv 4,18)

Quando lo Spirito Santo apre gli occhi ad una persona, e gli mostra il suo peccato, e il giudizio, e la giustizia di cui ha estremamente bisogno, quella persona comincia a riconoscere il peso del suo peccato.

Riconosce di essere schiavo del peccato.

Riconosce la gravità della sua situazione, di essere sotto giudizio, sotto la condanna di Dio, senza speranza.

Arriva alla condizione che Gesù descrive in Matteo 5,3-7:

  • “3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché erediteranno la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
    • È “povero in spirito”: riconosce la sua condizione spirituale, di essere senza alcun bene nei confronti di Dio, anzi, di essere un debitore, colpevole.
    • che è afflitto”: questa sua condizione gli pesa tantissimo, è travagliato e aggravato. Per questo, diventa estremamente mansueto: non può criticare gli altri, non può lamentarsi, perché sa che egli stesso è colpevole.
    • Diventa affamato e assetato di giustizia”: vuole la giustizia più di ogni altra cosa, sa di non meritarla.

Una persona così riconosce la sua condizione davanti a Dio, ed è terribilmente travagliata ed aggravata. Questa è la persona che può andare a Gesù per la salvezza.

Ebbene, allora tutti noi che rientriamo in queste categorie predilette, andiamo a Lui, in quanto siamo affaticati ed oppressi.

Andiamo a Lui noi che portiamo dei macigni nel cuore, perché non abbiamo risolto i grandi interrogativi della nostra vita.

Andiamo a Lui dopo che siamo travolti dalle disgrazie, dalla malattia, dal dolore, dopo avere cercato in ogni modo di restare a galla.

Andiamo a Lui: è il Signore l’unico e il solo che offre speranza, che realizza la salvezza in noi.

È SOLO LUI che può offrire una sosta di ristoro nel difficile cammino della vita.

È SOLO LUI da cui impariamo ad accogliere con mitezza e umiltà gli eventi, divenendo consapevoli dei limiti che la vita porta in sé, e dei limiti che portiamo nel nostro cuore.

Imitare Cristo, allora, diventa l’obiettivo della nostra vita:

  • imitarlo nella visione del Padre,
  • nella compassione verso gli uomini,
  • verso la lucida consapevolezza di ciò che siamo chiamati a diventare e ad essere.

Imitare Cristo significa allora, conoscerlo concretamente per far diventare il vangelo metro di giudizio per ciò che scegliamo e che diciamo.

Solo il giogo di Gesù col suo amore delicato può aprire il nostro cuore alla vita e condurla gradualmente in un cammino verso la serenità, la gioia.

Siamo stanchi e oppressi dai molti carichi fasulli che confondono, appesantiscono, inutilmente la nostra vita.

Gesù ci porta per una strada sempre più semplice e leggera.

Piccoli, creature, che semplicemente cercano di corrispondere a quel seme di GRAZIA che via via, accolto, matura in noi.

Per avere questa GRAZIA, che poi significa avere Cristo nella nostra vita, e per avere quindi la sua salvezza, bisogna andare a Gesù.

Andare a Gesù, significa PRENDERE il suo giogo.

  • “28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”

E, prendere il suo giogo, vuol dire PIEGARE VOLONTARIAMENTE IL COLLO E METTERE IL SUO GIOGO, ENTRARE IN UN RAPPORTO DI SOTTOMISSIONE E UBBIDIENZA A GESÙ.

Il Giogo è uno strumento di sottomissione totale.

Portare un giogo vuol dire essere sottomesso al padrone, ed esserGli ubbidiente.

Quando qualcuno porta un giogo, È IL PADRONE CHE DIRIGE IL SUO CAMMINO, QUANDO È IL MOMENTO DI PROSEGUIRE E QUANDO CONVIENE FERMARSI, ED È IL PADRONE CHE DETERMINA CHE PESO DEVE PORTARE CHI TIRA IL GIOGO.

Quindi, prendere un giogo significa entrare in un rapporto di sottomissione e ubbidienza a Cristo.

Vuol dire aggrapparti a Cristo come sovrano Signore della nostra vita.

“Prendete il mio giogo”: ci dice di UN ATTO VOLONTARIO.

La salvezza inizia quando uno vede in Cristo l’unico Salvatore, e volontariamente piega il collo per indossare il giogo di Cristo.

Camminare da vero credente vuol dire continuare a portare il giogo di Cristo. Questo è un frutto della vera salvezza!

Non esiste la salvezza se non c’è il giogo!

  • “…Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli…” (Mat 7,21)
  • “…Ora, perché mi chiamate, Signore, Signore, e non fate quello che dico?” (Luca 6,46)

Chi porta il giogo di Cristo, ama Cristo, perché riconosce in Lui il Salvatore e Signore. Allora, può portare il suo giogo con gioia, sapendo che Dio regna su tutto per il bene dei suoi amati, come leggiamo nella Lettera di Paolo di Tarso ai Romani 8,28-30:

  • 28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29 Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.”

RICORDIAMOCI FRATELLI E SORELLE CHE SOLO QUANDO PORTIAMO IL GIOGO DI CRISTO, POSSIAMO AVERE PACE, PERCHÉ SAPPIAMO CHE DIO DISPORRÀ OGNI COSA PER IL NOSTRO BENE.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!