14.06.2023 – MERCOLEDI’ 10 SETTIMANA PA A – MATTEO 5,17-19 “…non pensate che io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,17-19

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Fratelli e Sorelle, questa mattina iniziamo questo nuovo giorno, che il Signore ci ha dato in dono, rivolgendoci con fiducia a Dio, fonte della rivelazione, perché ci aiuti ad osservare sempre i suoi comandamenti e a vivere nel suo amore.

Gesù non si mette contro la tradizione nella quale è nato, perché la legge è santa. Egli si impegnerà, in tutta la sua vita, per farne scoprire il senso autentico.

E continuerà ad insistere, come ha fatto nel discorso della Montagna, sulla spiritualità del quotidiano, perché il Signore sa molto bene che è nell’oggi, nei piccoli fatti di ogni giorno, in cui prendiamo decisioni, che si gioca la nostra testimonianza.

Proprio dalle piccole fedeltà può nascere la nostra felicità nell’oggi e nel futuro. Ed è solo superando le regole sociali correnti (la giustizia degli scribi e farisei) che ci sarà permesso di entrare nel Regno di Dio, perché, così facendo, saremo diventati sale, lievito e luce nel mondo.

Ma ad una condizione: questo avverrà se non sviliamo la portata profetica e destabilizzante del Vangelo, e non ne cambiamo neppure un trattino.

Quando Gesù dice di non essere venuto a cambiare nemmeno uno jota della Legge, non si riferisce certo ai troppi precetti degli uomini che ne hanno ampliato a dismisura e stravolto il vero messaggio.

Anche se, nelle pagine che seguono le Beatitudini, Gesù affronterà numerosi precetti riportandoli alla loro origine, cambiando ben più di una virgola.

Anche per Gesù resta vero che “…Mosè ricevette la Torah sul Sinai, la trasmise a Giosuè, Giosuè la trasmise agli anziani e gli anziani ai profeti” (Mishnah, Avot I,1).

Ma proprio in nome della sua autorità messianica egli ne darà l’interpretazione ultima e definitiva, dopo la quale non ce ne saranno altre.

Infatti il Signore non cambia l’idea di fondo di quei precetti, di quel desiderio che Dio ha, di fornire a noi uomini, una strada verso la felicità piena e duratura.

I precetti dati da Dio non fanno parte di una volontà divina che si aggiunge a quella umana, già di per sé insostenibile.

Al contrario, Dio offre un percorso di libertà, laddove si sostituisce alla norma il proprio appetito e si diventa schiavi delle proprie passioni.

Ma una libertà autentica, che passa nello scoprire il grande progetto che Dio ha sull’umanità e su di noi.

E questo perché il progetto di Dio, irrevocabile e perfetto sin dall’inizio, mira alla piena realizzazione dell’uomo.

Infatti, le raccomandazioni morali ed ascetiche che la tradizione cristiana ci tramanda (ovvero ciò che era per il popolo di Israele l’antica Legge) non decadono, anzi acquistano pieno significato e trovano la giusta collocazione di fronte alla salvezza gratuita che Gesù ci ha donato.

Ma cerchiamo di entrare bene nel testo evangelico odierno, che ci insegna come osservare –come già ho accennato- la volontà di Dio in modo tale che la sua pratica indichi in cosa consiste il pieno compimento della legge (Mt 5,17-19).

Matteo scrive per aiutare le comunità dei giudei convertiti a superare le critiche dei fratelli di razza che li accusavano dicendo:

  • “…voi siete infedeli alla Legge di Mosè”.

Ricordate che Gesù stesso era stato accusato di infedeltà alla Legge di Dio?

Matteo ha la risposta chiarificatrice di Gesù nei riguardi dei suoi accusatori. Una risposta che offre una luce per aiutare le comunità a risolvere il loro problema.

Come sovente accade, ricorrendo a immagini consuete della vita quotidiana, con parole semplici e dirette, Gesù aveva detto che la missione della comunità, la sua ragion d’essere, è quella di essere sale e luce nel mondo.

Aveva dato alcuni consigli rispetto ad ognuna delle due immagini. Poi vengono due o tre brevi versi del Vangelo di oggi:

  • Matteo 5,17-18: Neppure una iota passerà dalla legge. C’erano varie tendenze nelle comunità dei primi cristiani.

Alcune pensavano che non fosse necessario osservare le leggi dell’Antico Testamento, PERCHÉ SIAMO SALVI PER LA FEDE IN GESÙ E NON PER L’OSSERVANZA DELLA LEGGE (Rom 3,21-26).

Altri accettavano Gesù, Messia, ma non accettavano la libertà di Spirito con cui alcune comunità vivevano la presenza di Gesù. Pensavano che essendo giudei dovevano continuare ad osservare le leggi dell’AT (At 15,1.5).

Ma c’erano cristiani che vivevano così pienamente nella libertà dello Spirito, che non guardavano più né la vita di Gesù di Nazareth, né l’AT ed arrivavano a dire: “Anatema Gesù!” (1Cor 12,3).

Osservando queste tensioni, Matteo cerca un equilibrio tra i due estremi. La comunità deve essere uno spazio dove l’equilibrio può essere raggiunto e vissuto. La risposta data da Gesù a coloro che lo criticavano continuava ad essere ben attuale per le comunità “…IO non sono venuto per abolire la legge, ma per dare compimento!” Le comunità non potevano essere contro la Legge, né potevano rinchiudersi nell’osservanza della legge. Come Gesù, dovevano dare un passo avanti, e dimostrare, nella pratica, qual era l’obiettivo che la legge voleva raggiungere nella vita delle persone, cioè, LA PRATICA PERFETTA DELL’AMORE.

  • Matteo 5,17-18: Non passerà nemmeno un segno. Ed a coloro che volevano disfarsi di tutta la legge, Matteo ricorda l’altra parola di Gesù: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.” LA GRANDE PREOCCUPAZIONE DEL VANGELO DI MATTEO È MOSTRARE CHE L’AT, GESÙ DI NAZARETH E LA VITA NELLO SPIRITO NON POSSONO ESSERE SEPARATI, perchè fanno parte dello stesso ed unico progetto di Dio e ci comunicano la certezza centrale della fede: il Dio di Abramo e di Sara è presente in mezzo alle comunità per la fede in Gesù di Nazareth che ci manda il suo Spirito.

Quella di Gesù, quindi, non è dunque una “nuova legge”, una “nuova morale”, MA È L’INSEGNAMENTO DI DIO DATO A MOSÈ, INTERPRETATO CON AUTORITÀ, RISALENDO ALL’INTENZIONE DEL LEGISLATORE STESSO.

Solo Gesù Cristo, il Figlio di Dio, poteva fare questo.

Bene lo spiegherà Paolo di tarso alla sua comunità cristiana che vive a Corinto:

  • «La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita» (2Cor 3,6).

Paolo, scrivendo ai Corinzi, fa questa decisa affermazione, anche per ricordare che a renderci giusti non basta un’osservanza letterale della Legge mosaica, di cui peraltro non siamo capaci.

Occorre IL DONO DELLO SPIRITO che, come avevano già annunziato grandi profeti quali Geremia, NON LASCIA INERTE LA PAROLA DI DIO SU TAVOLE DI PIETRA, MA LA RENDE VIVA ED EFFICACE, SCRIVENDOLA SULLE TAVOLE DI CARNE DEI NOSTRI CUORI (Ger 31,33).

Non c’è alcuna svalutazione della prima alleanza, che l’apostolo non esita a definire «gloriosa»; chiede però ai corinzi di vigilare, perché la fedeltà a essa non porti a disconoscere il suo compimento definitivo nella NUOVA ALLEANZA in Gesù Cristo.

Quella di Gesù Cristo, tuttavia, non è una novità che oltrepassa o dichiara superata la prima alleanza; piuttosto, rende duraturo ciò che era effimero.

Lo porta a compimento anche in questo senso: lo rende definitivo.

Ora, infatti, il compimento dell’alleanza non dipende più dalla nostra obbedienza o dalla nostra trasgressione, ma dipende dall’obbedienza di Gesù, che ha dato pieno compimento alla Legge obbedendo radicalmente al Padre.

È la sua obbedienza a rendere duraturo ciò che la nostra disobbedienza rendeva effimero e instabile.

Ha detto un antichissimo filosofo, ARISTOTELE, (384-322 a.C.) ritenuto una delle menti più universali, innovative, prolifiche e influenti di tutti i tempi, uno dei padri del pensiero filosofico occidentale:

  • “Se sulla terra prevalesse l’amore, tutte le leggi sarebbero superflue.”

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!