«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,35-42
+ In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì, che significa maestro, dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli abitava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» –il Cristo– e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore
Mediti…AMO
Questo brano del Vangelo di Giovanni racconta la vocazione dei primi discepoli.
A differenza dei Vangeli sinottici Giovanni non colloca la chiamata in Galilea dove i futuri discepoli stanno pescando e vengono chiamati con un imperativo: ‘Venite dietro a me e farò di voi pescatori di uomini’.
Giovanni colloca la chiamata di primi discepoli a Betania, al di là del Giordano dove Giovanni sta battezzando.
Il testo comincia con l’espressione ‘il giorno dopo’.
Ciò fa parte della volontà dell’evangelista di presentarci una settimana completa di Gesù calcolata quasi giorno per giorno che termina con la manifestazione della gloria di Gesù alle nozze di Cana dove il brano si conclude con “Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli cedettero in lui” (Gv 2, 11).
L’incontro con Cristo non è un avvenimento superficiale: si configura come un sentirsi compresi e amati; cambia il nome, e, con il nome, cambia l’atteggiamento di fondo “…Tu sei Simone… ti chiamerai Cefa”.
E questo incontro, durante il quale possiamo vedere e sentire la voce di Dio in Gesù, è anche il nostro problema.
Troppo spesso Dio passa accanto alla vita di ciascuno di noi e noi, purtroppo, non lo sentiamo e non lo vediamo soprattutto non lo amiamo, perchè siamo “presi” dalle “strutture di peccato” di questo mondo, costituite da tutta una società che si basa su valori falsi (egoismo, ricchezza, prevaricazione, violenza, sopraffazione, potere, disprezzo per i più deboli).
E così non vediamo passare COLUI CHE TOGLIE IL PECCATO DEL MONDO, la situazione di violenza e di ingiustizia, e ricrea l’umanità.
Fratelli e Sorelle, dobbiamo risvegliare il sogno di Dio, sognare anche noi questo sogno per riproporlo a tutta la nostra società malata e morente.
Per cercare il Regno il primo requisito è preoccuparci per il ‘mondo’: interrogarci sullo stato attuale del mondo, e sul peccato del mondo.
Nel brano vediamo i due discepoli seguono Gesù perché il Battista dice loro che è colui che toglie questa situazione di ingiustizia.
L’incontro con Gesù passa attraverso la mediazione di un testimone che ha già conosciuto Gesù, in questo caso il Battista.
Ed è solo la testimonianza personale e autentica di “un amico di Dio” che può portarci all’incontro personale con Cristo, sul quale siamo chiamati a “fissare lo sguardo”
Perchè l’incontro autentico ha bisogno di tempo, ha bisogno di restare, di approfondire, di fissare lo sguardo.
Facebook, o qualsiasi altro social-media, non potrà mai sostituire la bellezza di un incontro autentico.
Il computer, o il tablet, ci disabituano allo sguardo e all’incontro.
E’ solo l’incontro autentico che può dare spessore e pienezza e alla nostra vita..
E per avere un incontro autentico bisogna uscire dal quel pantano del nostro viver quotidiano e “andare e vedere”.
Perchè per vedere bisogna scollocarsi
E solo Gesù ha il potere di scollocarci, perché ci ama.
Anche Gesù si era lasciato ‘scollocare’ dalla voce d’amore del Padre, quando fu battezzato nel Giordano.
Fu quella dichiarazione d’amore che gli dette la forza di lasciare il suo lavoro di falegname.
Perché solo l’amore dà la forza e la motivazione per ‘scollocarci’, e mettere in discussione quello che siamo stati e abbiamo fatto finora e decidere di camminare col Signore: “Andarono, videro e rimasero con Lui”.
E, grazie al coraggio di andare e vedere, i discepoli sperimenteranno l’amicizia fedele di Cristo e potranno vivere quotidianamente con Lui, farsi interrogare e ispirare dalle sue parole, farsi colpire e commuovere dai suoi gesti.
Fratelli e Sorelle, il modo in cui sono chiamati i primi discepoli dice molto anche della vocazione cristiana, di ogni uomo o donna.
La testimonianza portata da Giovanni dà il via ad una interminabile serie di annunci, come un passa-parola che porta salvezza: Andrea parla col fratello, e non può fare a meno di dire «…abbiamo incontrato il Messia» (Gv 1,41), e questi parla poi con altri.
È in tale modo che Gesù viene ancora conosciuto, e continua così anche la vita della Chiesa, perché i credenti, come è scritto nella finale del Vangelo di Matteo, ancora oggi sono capaci di “…andare, fare discepoli fra tutti i popoli, battezzandoli, e insegnare loro tutto ciò che Egli ci ha comandato…” (Mt 28,19-20).
Solo così Gesù può ancora essere l’Emmanuele, il Dio con noi, fino alla fine del tempo.
E LO SARÀ, SOLO SE QUALCUNO ANCORA LO ANNUNCIA, SE GLI RENDE TESTIMONIANZA, SE LO MOSTRA VIVO E PRESENTE NELLA SUA VITA.
Ma, brevemente, vorrei analizzare questo passo “…gli risposero: Rabbì, che significa maestro, dove abiti?”
A questa domanda il Signore “…disse loro… Venite e vedrete”.
Questa risponda dunque ci mostra che Gesù non ha un luogo concreto, nel senso di casa, come abitazione fisica.
Per sapere dove abita il Maestro dobbiamo scoprire la sua casa nel senso “di luogo di incontro e di relazioni” che Lui stesso offre: “Ecco; sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
GESÙ CI INSEGNA CHE LA CASA NON LA FANNO LE MURA, MA LE RELAZIONI.
C’è un racconto nel quale si narra che un rabbino chiede ai suoi discepoli “…dove abita Dio? Essi rispondono che Dio abita nei cieli, nell’alto dei cieli; Dio abita nella Torah, nella Legge…”
Ebbene il rabbino risponde “…no, Dio abita dove lo si lascia entrare”.
Dio abita dove lo lascio entrare “…IO sto alla porta e busso. Se qualcuno mi apre…”.
E nel Vangelo di Giovanni Gesù dirà “…se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).
FRATELLI E SORELLE, GESÙ E IL PADRE CON LO SPIRITO SANTO PRENDONO DIMORA DENTRO DI NOI SE SIAMO DOCILI AL SUO BUSSARE.
Oggi come allora, la comunità cristiana è invitata a superare paure, divisioni, false sicurezze, per accogliere la venuta di Gesù.
Egli infatti si presenta ogni giorno con diversi “vestiti”: le sofferenze quotidiane, le difficoltà della propria coerenza, le sfide per le scelte importanti della vita, ma soprattutto nel volto del fratello e della sorella che incrociamo lungo la strada.
È anche un invito personale a “fermarci” con Gesù in un momento di intimità, come si fa con un amico, nel silenzio della sera, seduti alla stessa mensa; il momento più propizio per un dialogo che richiede ascolto e apertura.
Far tacere i rumori è la condizione per riconoscere ed ascoltare la Sua voce, il Suo Spirito, l’unico capace di sbloccare le nostre paure e farci aprire la porta del cuore.
Così Chiara Lubich racconta una sua esperienza:
- «Bisogna far tacere tutto in noi per scoprire in noi la Voce dello Spirito. E bisogna estrarre questa Voce come si toglie un diamante dal fango: ripulirla, metterla in mostra e donarla a tempo opportuno, perché è Amore e l’Amore va dato: è come il Fuoco che, comunicato con paglia o altro, arde, altrimenti si spegne. L’Amore deve crescere in noi e straripare».
Nell’amore reciproco tipico del Vangelo, anche i cristiani possono essere, come Lui e con Lui, testimoni di questa presenza di Dio nelle vicende della storia, anche nei nostri giorni.
E per rafforzare questa tesi, posso ricorrere a tenti testi, scritturistici e agiografici:
- Francesco, nella Regola non bollata, al cap. XXII FF 61, l’aveva capito e ce lo raccomanda: “E sempre costruiamo in noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo”.
- Nella 1Cel 43 Fonti Francescane (FF) 396 si dice che “il glorioso santo aveva la sua dimora nell’intimo del cuore, dove preparava una degna abitazione a Dio”.
- Allo stesso modo nella lettera ai fedeli FF 178/1-178/2 dice: “…tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi…quando fanno tali cose e perseverano in esse riposerà su di essi lo Spirito del Signore e farà presso di loro la sua abitazione e dimora”.
- Anche S. Chiara nella terza lettera ad Agnese afferma che: “L’anima fedele è dimora e soggiorno del Creatore a motivo della carità. E’ la stessa Verità che lo afferma: …noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora”.
- Il Maestro abita in noi e secondo S. Chiara “l’anima dell’uomo è la più degna tra tutte le creature e per la grazia di Dio è più grande del cielo infatti dice: E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute”.
- La lettera agli Ebrei 3, 6 dice che “la sua casa siamo noi”.
- (1Cor 3, 16) La prima lettera ai Corinzi ci ricorda che noi siamo il tempio di Dio e che lo Spirito abita in noi;
- (Ef 2, 21-22) “…tempio santo del Signore…edificati insieme per diventare abitazione di Dio”;
- (1Pt 2, 5) “…quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale”.
Per concludere, Fratelli e Sorelle, Andrea e l’altro discepolo, sono atttratti dalla persona stessa di Gesù, QUINDI È IL MAESTRO CHE COSTITUISCE IL LUOGO E LA DIMORA, È LA SUA STESSA PERSONA.
E, il voler sapere dove abita Gesù significa lasciarsi tirare dalla sua forza di attrazione per entrare nella sua vita e nel suo mistero.
Questo è il cammino della fede: andare a Gesù, vedere dove sta e rimanere con lui.
Andare, Vedere e Rimanere, senza dare niente per scontato, senza pensare che magari sono passi che abbiamo già fatto e quindi ci sentiamo a posto.
Al capitolo 7,34 di Giovanni, ai farisei presi dalla loro incredulità, Gesù dirà “…voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire”.
Andare a Gesù: seguire Gesù mossi dal desiderio, dalla ricerca, lasciandosi attrarre dalla sua persona e dalla sua bellezza.
Vedere dove abita: è un cammino verso l’interno di se stessi che chiede il coraggio della verità, di saper consegnare il vuoto o i lati oscuri per diventare solo capacità accogliente, di essere casa come raccomanda S. Francesco.
La mia vita, il mio cuore è la dimora di Gesù, lì Lui mi vuole incontrare “…verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” quindi è importante saper stare con se stessi, amare se stessi; tenere pulito il cuore perché sia degno della sua presenza.
Rimanere in Lui: è una parola molto cara all’evangelista Giovanni, la ripete spesso nel suo Vangelo come anche nelle lettere “…rimanete in me e io in voi” (Gv 15, 4).
E questo ‘…rimanere’ richiama relazioni, affetti, amore.
FRATELLI E SORELLE, L’UOMO DIMORA DOVE HA IL CUORE: ABITA DOVE AMA ED È DI CASA IN COLUI CHE AMA.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!