14.02.2022 – LUNEDI’ – Ss CIRILLO E METODIO – LUCA 10,1-9 “…la messe è abbondante”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo LUCA 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA VITA E IL PENSIERO DEI DUE SANTI

Entrambi sono nativi di Salonicco. Siamo nel primo millennio.

Costantino, meglio noto con il nome monastico di Cirillo (826–869), è stato evangelizzatore di Pannonia e Moravia nel IX secolo e inventore dell’alfabeto glagolitico.

È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa assieme al fratello Metodio (815–885) anch’egli evangelizzatore bizantino dei popoli Slavi. Essi sono considerati Patroni di tutti i popoli slavi e compatroni dell’Europa insieme a San Benedetto da Norcia.

Il problema per i santi Cirillo e Metodio è stato proprio quello di andare ad altri popoli, malgrado le grandi difficoltà, che non erano solo difficoltà di viaggio, ma anche difficoltà di rivolgersi a popoli che non erano di cultura greca o latina. Ed erano i popoli slavi.

Cirillo e Metodio furono veramente pionieri di quella che oggi si chiama “inculturazione“, cioè il tradurre la fede nella cultura del paese invece di imporre la propria.

Essi tradussero la Bibbia in slavo e celebrarono la liturgia in lingua slava, una audacia per la quale furono denunciati a Roma da missionari latini.

Venuti dal papa per discolparsi, furono capiti, approvati da lui che, dopo la morte di Cirillo avvenuta appunto a Roma, un 14 Febbraio, consacrò Vescovo san Metodio e lo rimandò nei paesi slavi a continuare la sua opera di evangelizzazione.

Nell’Enciclica “Slavorum Apostoli”, il compianto Papa GIOVANNI PAOLO II, afferma che “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d’Oriente e d’Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l’unità visibile nella comunione perfetta e totale“.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Oggi la Chiesa celebra la festa dei fratelli CIRILLO e METODIO, patroni d’Europa insieme a SAN BENEDETTO DA NORCIA e ad EDITH STEIN (in religione TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, monaca cristiana, filosofa e mistica dell’Ordine delle Carmelitane Scalze, vittima della Shoah, uccisa nel capo di Auschwitz-Birkenau IL 9 AGOSTO 1942), due grandi evangelizzatori dei paesi dell’Est.

L’Europa è nata grazie alla passione di uomini come questi, che hanno desiderato condividere il prezioso tesoro del Vangelo e hanno avuto l’intelligenza di adattare il messaggio alla cultura dei popoli che incontravano, come ha saputo fare anche Benedetto nei suoi monasteri.

Sarebbe giusto ed auspicabile che l’Europa dei burocrati, delle banche e delle regole SI RICORDASSE DI AVERE UN’ANIMA CRISTIANA.

Se solo ascoltassimo i nostri santi patroni e se l’Europa avesse l’umiltà di riconoscere che nella propria storia la santità ha avuto un ruolo fondamentale, veramente saremmo una grande Unione.

Pur rispettando la laicità dello Stato e le necessarie distinzioni fra religione e politica, è fuor di dubbio che l’Europa è intrisa del sangue di Cristo e della fatica dei santi che hanno gettato le sue basi e l’hanno resa grande.

La ricerca di Dio accomuna milioni di uomini e donne che in Europa hanno costruito, lottato, creduto. E, fra i tanti, questi due santi fratelli, che pur di evangelizzare i paesi dell’Est, hanno inventato addirittura un alfabeto (il cirillico) per poter compiere questa immensa e difficilissima opera di evangelizzazione.

E questo è proprio ciò che manca ai burocrati europei: la voglia di sognare, di inventarsi modi e strumenti per costruire una storia. E non quello di cercare di tenere in piedi una Unione solo su un’economia, peraltro davvero traballante.

Ma veniamo al testo evangelico.

Nella scelta dei primi discepoli, Gesù ha una preferenza per il numero “due“.

Vediamo i fratelli sul lago di Galilea:

  • Simone e Andrea,
  • Giacomo e Giovanni.
  • Qui i settanta(due), vengono inviati “due a due”
  • e oggi nella liturgia troviamo i due fratelli Cirillo e Metodio.

Fratelli nel sangue ò nella fede, ma comunque sempre FRATELLI.

Questo numero ci parla di aiuto reciproco, di testimonianza e Matteo ci soccorre al capitolo 18,20:

  • ” dove due sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”.

Due, allora è segno della Presenza di Dio, che tiene uniti i suoi figli, che camminano “due a due”.

Questo numero è il principio dei “molti” e “seme dell’inizio di una piccola Comunità” destinata a crescere.

È IMMAGINE E GERME DELLA RECIPROCITÀ E DELLA CARITÀ.

E se lo consideriamo un numero ordinale, esso ci insegna qual è il nostro posto nell’ordine della Creazione e sulla via della salvezza. Diventa persino un IMPERATIVO CATEGORICO SULLA VIA DELL’UMILTA’ “…SII SECONDO!“, perché sempre ci ricorda che SOLO LUI DEVE AVERE IL PRIMATO ” NELLA NOSTRA VITA E SU TUTTE LE COSE”.

E in questo cammino siamo chiamati ad essere laboriosi, perché “…la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi”.

Chi di noi, non ha mai udito questo brano?

Un brano assolutamente SEMPRE PIU’ ATTUALE. Perché intorno a noi vediamo che TUTTI sono ripiegati solo su loro stessi, perché impegnati a preservare il proprio benessere a qualsiasi costo.

Persone raggomitolate su sé stesse, che non pensano ad altro che a nascondere rughe, tingere o reimpiantarsi i capelli ingrigiti dal tempo.

O a costruire esistenze fittizie in un mondo virtuale che li estranea sempre più dalla realtà e peggio ancora, li fagocita.

Persone sempre attente a trovare nuovi modi per riempire il proprio portafogli, incuranti del fatto se questo provochi sofferenze e ad altri uomini.

E ci dimentichiamo che non possiamo rimanere insensibili, con il cuore di pietra, di fronte alla miseria di tanti innocenti. Non possiamo non piangere. Non possiamo non reagire.

Non possiamo ignorare la sofferenza dei fratelli e delle sorelle, rifiutandoci di toccare le loro piaghe o di ascoltare le loro storie.

Perché Dio, nella carità, ci chiede di manifestare concretamente LA SUA TENEREZZA nei loro confronti.

Perché NOI SIAMO le sue braccia e le sue gambe, PER CUI DOBBIAMO NECESSARIAMENTE MODELLARE IL NOSTRO CUORE CON SENTIMENTI DI BONTÀ E TENEREZZA.

EGLI CI SPRONA CONTINUAMENTE A METTERCI IN GIOCO, “TRAFFICANDO” I DONI CHE EGLI CI HA DATO. IMPEGNANDOCI A MIETERE IL GRANO, PERCHÉ LA MESSE È ABBONDANTE, MA GLI OPERAI SONO POCHI.

Ce lo ricorda Luca 10,13 e Matteo 25,14-30, riportando parole durissime di Gesù, che devono stimolarci a un’attenta riflessione e ad uno scrupoloso esame del nostro operato, perché Dio esige che usiamo per i Suoi fini, TUTTI I DONI CHE CI HA DATO e vuole che li “traffichiamo” con grande attenzione.

Infatti il padrone della parabola è Gesù e i servitori siamo noi. Siamo quei Figli di Dio che debbono rendersi utili alla realizzazione del Suo regno, strappando al maligno e guidando alla salvezza, quante più persone possibile.

E questo perché «Non si può capire Cristo senza capire il regno che Egli è venuto a portare», ha scritto Papa Francesco nell’esortazione apostolicaEvangelii gaudium”.

Ne consegue che nella sua vita, ogni cristiano dovrà lavorare per far sì che la messe sia abbondante e porti frutti di vita eterna. Perché la sua attività «è inseparabile dalla costruzione del regno».

E identificarsi con Cristo e con il suo Sacrificio, implica, per i cristiani, «l’impegno a costruire, con Lui, questo regno di amore, di giustizia e di pace per tutti».

Ognuno di noi allora potrà «…santificarsi solo consegnandosi corpo e anima per dare il meglio di sé stesso in tale impegno», per realizzare la volontà di Dio.

PAPA FRANCESCO, nell’Omelia nella festa dei Santi Patroni d’Europa, Cirillo e Metodio 14 febbraio 2014, ebbe a dire:

  • “Non si può pensare a un cristiano fermo: un cristiano che rimane fermo è ammalato, nella sua identità cristiana, ha qualche malattia in quella identità. Il cristiano è discepolo per camminare, per andare. Ecco: un primo atteggiamento dell’identità cristiana è camminare, e camminare anche se ci sono difficoltà, andare oltre le difficoltà”. Come agnelli… Non diventare lupi… Perché, a volte, la tentazione ci fa pensare? Ma questo è difficile, questi lupi sono furbi e io sarò anche più furbo di loro, eh?’. Agnello. Con l’astuzia cristiana, ma agnello sempre. Perché se tu sei agnello, Lui ti difende. Ma se tu ti senti forte come il lupo, Lui non ti difende, ti lascia solo, e i lupi ti mangeranno crudo. Come agnello”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!