“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,20-26
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore
Mediti…AMO
FERNANDO DI BUGLIONE, nasce a Lisbona, in Portogallo, nel 1195 circa, e muore a Padova, il 13 giugno 1231
A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant’Agostino, e nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d’Assisi. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio.
Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell’eremo di Montepaolo. E, su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell’Italia settentrionale e in Francia.
Nel 1227 diventa provinciale dell’Italia settentrionale proseguendo nell’opera di predicazione, fino al 13 giugno 1231, quando si trova a Camposampiero e, sentendosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell’Arcella.
Nell’ultimo periodo della sua vita, frate Antonio mise per iscritto due cicli di Sermoni, intitolati rispettivamente Sermoni domenicali e Sermoni Mariani e dei Santi, destinati ai predicatori e agli insegnanti degli studi teologici dell’Ordine francescano.
In questi Sermoni, egli commenta i testi della Scrittura presentati dalla Liturgia, utilizzando l’interpretazione patristico-medievale dei quattro sensi, quello letterale o storico, quello allegorico o cristologico, quello tropologico o morale, e quello anagogico, o escatologico.
Questi sensi, nella visione odierna, sono dimensioni dell’unico senso della Sacra Scrittura e che è giusto interpretarla cercando le quattro dimensioni della sua parola.
Questi Sermoni sono testi teologico-omiletici, che riecheggiano la predicazione viva, in cui Antonio propone un vero e proprio itinerario di vita cristiana.
Tra i contemporanei e nelle generazioni immediatamente successive, frate Antonio fu ritenuto maestro di sapienza cristiana, biblista impareggiabile, autore di opere insigni.
Uno storico dice che Antonio possedeva un talento così eminente, da poter servirsi della memoria al posto dei libri, e che si sapeva esprimere con un’abbondante grazia di linguaggio mistico.
La profondità insospettata del suo parlare accresceva lo stupore dell’uditorio.
Anche la curia romana ebbe modo di ascoltarlo e lo stesso Gregorio IX lo chiamò Arca del Testamento.
Nelle celebrazioni due volte centenarie, il VII della morte (1231-1931) e il VII della canonizzazione (1232-1932), l’Ordine Francescano ha richiesto il riconoscimento del titolo di Dottore, già riconosciuto da Gregorio IX fin dal giorno della sua canonizzazione (30 maggio 1232), come ricorda la stessa Lettera Apostolica Esulta, Lusitania felix di Pio XII (16 gennaio 1946), che conferma a Sant’Antonio di Padova il titolo di “Dottore della Chiesa universale”, con l’appellativo di Doctor Evangelicus.
Del Pontefice Gregorio IX, si ricordano due episodi:
- uno riguarda la testimonianza di aver chiamato frate Antonio ancora vivente “Arca del Testamento” e “Scrigno delle Scritture”;
- e l’altro l’intonazione dell’antifona dei Dottori della Chiesa – O Doctor optime, Ecclesiae sanctae lumen; beate Antoni, divinae legis amator, deprecare pro nobis Filium Dei [O Dottore della Chiesa, beato Antonio, amatore della divina parola, prega per noi il Figlio di Dio] – in onore del novello Santo (30 maggio 1232).
E questo fu il motivo per cui nella Liturgia si cominciò a tributargli il culto proprio dei Dottori; e anche l’arte cominciò a riprodurre il Santo con un libro aperto in mano.
L’opera, cui la critica ha riconosciuto il merito di essere stato “un prezioso contributo per la causa del Dottorato antoniano” e “una fonte di consultazione di tutti gli studiosi del Santo”, è certamente La figura intellettuale di S. Antonio di Padova.
Veramente lo Spirito era su Antonio di Padova, che ha portato il lieto annuncio, il Vangelo, ai poveri con un successo straordinario.
E ha fasciato le piaghe dei cuori spezzati, ha annunciato la liberazione dei prigionieri, in modo così luminoso, così straordinario, che è stato canonizzato dopo un solo anno dalla sua morte.
È una cosa che oggi sarebbe impossibile, ma che dice bene quanto profonda fosse la venerazione del popolo cristiano.
In questo testo di Isaia, in cui vediamo chiaramente l’azione dello Spirito consolatore che fascia le piaghe del cuore, che consola gli afflitti, vorrei sottolineare l’annuncio di libertà, che ci fa vedere lo Spirito all’opera come creatore, così come lo invoca l’inno di Pentecoste.
Tutti siamo prigionieri di tanti condizionamenti, provenienti dal nostro temperamento, dalle circostanze, dallo stato di salute, dai rapporti interpersonali che non sempre sono armoniosi… e cerchiamo la liberazione. Ma la vera liberazione viene in modo inatteso, in modo paradossale dallo Spirito di Dio, che non risolve i problemi, ma li supera, portandoci a vivere più in alto.
Nella vita di sant’Antonio possiamo constatare questa liberazione operata dallo Spirito.
Antonio avrebbe potuto essere grandemente deluso, depresso, perché tutti i suoi progetti sono stati scombussolati. Voleva essere missionario, voleva perfino morire martire e proprio per questo si era imbarcato per andare fra i musulmani. Ma il suo viaggio non raggiunse la meta: invece di sbarcare nei paesi arabi fu sbarcato fra i cristiani, in Sicilia e poi rimase in Italia.
Avrebbe potuto passare il resto della sua vita a compiangere se stesso. E invece fiorì dove il Signore lo aveva inaspettatamente piantato: cominciò subito a predicare, a fare il bene che poteva, e acquistò una fama straordinaria.
Vediamo ora il testo del vangelo odierno, che ci insegna che l’esercizio della violenza non si riduce alla fisicità, allo scontro armato, alla lotta ma è un atteggiamento mentale.
Il disprezzo del fratello, la presa in giro, il pettegolezzo, rientrano nella stessa logica, sono nella stessa linea di pensiero.
Direte voi: uccidere una persona non è come giudicarla ferocemente, ma è comunque e sempre un atto lontano dalla logica del Regno.
Gesù propone a modello la conciliazione, la mediazione, l’intesa, la non-violenza, come atteggiamento abituale dei suoi seguaci, tanto che chiede ai suoi discepoli di non accedere alla preghiera e al sacrificio se qualcuno ha qualcosa da ridire nei loro confronti.
E quasto escludendo anche a priori che il discepolo possa avercela con qualcuno.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!