13.12.2022 – MARTEDI’ SANTA LUCIA – MATTEO 21,28-32 “….ma non andò”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA VITA E IL PENSIERO DELLA SANTA

Santa Lucia, dal nome evocatore di luce, martirizzata probabilmente a Siracusa sotto Diocleziano (c. 304), fa parte delle sette donne menzionate nel Canone Romano.

Il suo culto universalmente diffuso è già testimoniato dal sec. V. Un’antifona tratta dal racconto della sua passione la saluta come «sponsa Christi». La sua «deposizione» a Siracusa il 14 dicembre è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI).

È una delle figure più care alla devozione cristiana. Gli atti del suo martirio raccontano torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando.

Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo, la testimonianza più antica del culto di Lucia. Oggi in tutto il mondo si trovano reliquie di Lucia e opere d’arte a lei ispirate.

Sin da fanciulla, si consacrò segretamente a Dio con voto di perpetua verginità, ma – secondo le consuetudini dell’epoca – venne promessa in sposa a un pretendente, invaghito per la sua straordinaria bellezza.

Un giorno Lucia propose alla madre, di nome Eutichia, di recarsi insieme a lei in pellegrinaggio nella vicina città di Catania, presso il sepolcro dell’illustre vergine martire Sant’Agata, per domandare a Dio la grazia della guarigione della stessa Eutichia, da molto tempo gravemente ammalata.

Giunte in quel luogo il 5 febbraio dell’anno 301, pregarono intensamente fino alle lacrime implorando il miracolo. Lucia consigliò alla madre di toccare con fede la tomba della santa patrona di Catania, confidando nella sua sicura intercessione presso il Signore. Ed ecco, Sant’Agata apparve in visione a Lucia dicendole: “Sorella mia Lucia, vergine consacrata a Dio, perché chiedi a me ciò che tu stessa puoi ottenere per tua madre? Ecco che, per la tua fede, ella è già guarita! E come per me è beneficata la città di Catania, così per te sarà onorata la città di Siracusa”.

Subito dopo la visione, Eutichia constatò l’effettiva avvenuta guarigione miracolosa, e Lucia decise di rivelare alla madre il proprio desiderio di donare tutta la propria vita a Dio, rinunciando a uno sposo terreno ed elargendo tutte le proprie ricchezze ai poveri, per amore di Cristo.

Così Lucia da ricca che era si fece povera, e per circa tre anni si dedicò senza interruzione alle opere di misericordia d’ogni genere, a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle vedove, degli infermi e dei ministri della Chiesa di Dio.

Ma colui che l’aveva pretesa come sposa, si vendicò del rifiuto denunciando Lucia al locale tribunale dell’impero romano, con l’accusa che ella fosse “cristianissima”, imperversando la crudele persecuzione anti-cristiana di Diocleziano. Arrestata, rifiutò di sacrificare agli déi, e quindi venne processata. Rispose senza timore, esclusivamente citando la Sacra Scrittura. Il testo dell’interrogatorio è un vero capolavoro di ricorso alla parola biblica. Per giustificare la propria obiezione di coscienza contro l’ordine di sacrificare agli déi, Lucia citò l’epistola dell’apostolo Giacomo “Sacrificio puro presso Dio è soccorrere i poveri, gli orfani e le vedove. Per tre anni ho offerto tutto al mio Dio. Ora non ho più nulla, e offro me stessa”.

Per testimoniare la sua serena fortezza dinanzi al magistrato, citò l’evangelista Matteo “Sono la serva del Dio eterno, il quale ha detto: quando sarete trascinati dai giudici, non preoccupatevi di cosa dire, perché non sarete voi a parlare, ma parlerà in voi lo Spirito Santo”.

Per confermare il sostegno da lei trovato nello Spirito Santo, citò la seconda lettera di Paolo ai corinzi “Coloro che vivono in santità e castità sono tempio di Dio e lo Spirito Santo abita in essi”.

Per affermare che era la potenza di Dio a proteggerla dalle minacce di violenza che la circondavano, citò il salmista “Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma nulla ti potrà colpire”.

Rimasta miracolosamente illesa da crudeli supplizi, profetizzò l’imminente fine delle persecuzioni di Diocleziano e la pace per la Chiesa, dopo di che morì con un colpo di spada in gola e venne devotamente sepolta nelle grandi catacombe cristiane della sua Siracusa.

Da allora, il suo culto si diffuse ben presto in tutta la Chiesa, e ancora oggi Santa Lucia è certamente tra i santi più popolari, più amati e più venerati nel mondo.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

La parabola di questa domenica, che è esclusiva di Matteo, è la prima delle tre che hanno lo stesso tema di base: l’accoglienza o il rifiuto del Regno.

Viene indirizzata ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo che si erano rivolti a Gesù per interrogarlo.

Egli interpella gli interlocutori perché spera di ottenere una risposta, dal momento che precedentemente gliel’hanno rifiutata.

Almeno ora non potranno negarla a sé stessi, visto che la parabola è proprio per loro!

Infatti inizia con una domanda ben precisa «…Che ve ne pare?», così da attrarre l’attenzione di quelli che sono presenti.

Ecco una storia familiare, che parla della vita di ogni giorno: ci sono due figli e ancora una volta una vigna. La scelta del tema di questa breve parabola non è certamente casuale.

Si nota subito che il racconto è delimitato, sia all’inizio sia alla fine, da due domande che possiedono una forza straordinaria: pare vogliano spaccare in due quel muro che la società giudaica – i giusti – ponevano fra loro e i “peccatori”, tanto che essi, “i giusti”, non avevano bisogno di salvezza.

Ecco il testo: Un padre ha due figli, senza distinzione fra di loro, posti sullo stesso piano e si avvicina per fare la stessa proposta a entrambi.

Allo stesso modo anche Gesù si avvicina all’uomo, AD OGNI UOMO, senza distinzione, per fargli la sua proposta di salvezza. Attenzione però che si tratta di una proposta che è unica, ma che ha due diverse risposte.

Nella differenza tra “intenzione” e “azione” si evidenzia l’obbedienza al progetto di Dio e al suo Vangelo; un aspetto vero e fondamentale della vita cristiana. Il primo figlio ha un repentino rifiuto, poi però si pente, ci pensa, rimette in discussione la propria scelta, la propria vita e la lascia penetrare da un’apertura verso Dio: obbedisce all’invito del padre e va nella vigna.

Il secondo fa esattamente l’opposto.

Ma è chiaro che questa parabola è rivolta “ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo”, cioè a coloro che ritengono di aver già risposto alla chiamata di Dio e non dubitano affatto di stare dalla parte di Dio.

Gesù ci insegna che l’iniziale disponibilità non ci mette al sicuro da errori, è necessario vigilare sempre per evitare che il pur sincero iniziale “eccomi” venga poi inquinato da altri interessi egoistici (anch’essi purtroppo mascherati da buone intenzioni) fino a diventare una sostanziale chiusura.

“Un uomo aveva due figli”. Stupenda la provocazione che usa Gesù.

Essa è presente fin dalle prima battute. L’ascoltatore sa bene che, nella mentalità di un israelita, vi era “un solo figlio”, ed esso era “il popolo d’Israele”, costituito “Figlio prediletto” di Dio. “

“Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio” canta il Profeta Osea al capitolo 11,1.

Il testo continua dicendo “…si rivolse al primo”, che significa “si avvicinò”.

QUESTO PADRE, ICONA DI DIO, NON COMANDA CON AUTORITÀ, RIMANENDO DISTANTE; AL CONTRARIO, È UN DIO CHE AMA E PERCIÒ VUOLE ENTRARE IN RELAZIONE.

E ci insegna che l’autorità non si esercita restando in alto MA ABBASSANDOSI.

Chissà quante volte Dio si è avvicinato ed ha parlato al nostro cuore. E noi … eravamo distratti, preoccupati da altre cose.

Questa parabola costituisce allora un serio esame di coscienza anche per noi in questo cammino di Avvento in preparazione al Natale.

Non è forse vero che anche noi cominciamo sovente col rispondere al Signore come il secondo dei due figli presentati nella parabola?

All’invito del Padre ad andare a lavorare nella vigna rispondiamo con un certo ossequio formale, e anche con un certo fervore “Sì, Signore!”.

Ma poi non ci andiamo.

E ci sentiamo naturalmente responsabili e dalla parte di coloro che sono generosi davanti al Signore.

C’è in noi come un riflesso di generosità, che ci autorizza a ritenerci sempre dalla parte dei buoni, esattamente come i farisei.

Ma questa sedicente generosità, apparentemente ineccepibile, non basta a Gesù, che scruta i cuori, perché Egli sa che essa è caratterizzata da debolezza e fragilità.

Ecco perché Gesù preferisce il primo dei due figli: colui che ha cominciato SBAGLIANDO, ma poi ha capito ed ha saputo ricominciare umilmente da capo col pentimento «…si pentì e vi andò».

È proprio lui che Gesù preferisce: colui che ha cominciato col dire no, ma poi, pentito, è andato a lavorare nella vigna.

Coloro che hanno trovato la porta del pentimento hanno ben compreso che TUTTO DERIVA ORMAI DALLO SGUARDO DI PERDONO CHE IL SIGNORE UN GIORNO HA POSATO SU DI LORO.

Ed essi ora sanno, possono, osano rispondere con gioia «Sì!». Come fece un giorno Zaccheo il pubblicano, Maria la peccatrice, e quel meraviglioso anonimo che noi oggi ancora ammiriamo come il Buon Ladrone…

Tanto è vero che tutti costoro ci hanno preceduto nel Regno dei Cieli.

Dobbiamo tutti passare dalla porta del pentimento, presto o tardi, altrimenti non troveremo posto nel Regno, evitando assolutamente di fare come Pietro che si intestardiva a non voler essere lavato da Gesù.

Anche noi dobbiamo stare attenti a non intestardirci nella nostra buona volontà, a non restar prigionieri delle nostre opere e del nostro successo.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!