13.09.2023 – MERCOLEDI’ SAN GIOVANNI CRISOSTOMO – LUCA 6,20-26 “Beati i poveri. Guai a voi, ricchi”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 6,20-26

+ In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

Mediti…AMO

Il Crisostomo (Antiochia c. 349 – Comana Pontica, sul Mar Nero 14 settembre 407) fu annunziatore fedele della parola di Dio, come presbitero ad Antiochia (386-397) e come vescovo a Costantinopoli (397-404).

E’ DOTTORE E PADRE DELLA CHIESA.

Qui si dedicò all’evangelizzazione e alla catechesi, all’opera liturgica, caritativa e missionaria.

Fu un grande predicatore, nel 398 chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli.

” e fu il soprannome dato a Giovanni a motivo del fascino suscitato dalla sua arte oratoria.

Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, prima in Armenia, poi sulle rive del Mar Nero.

Qui il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438. 

L’anafora eucaristica da lui rielaborata in forma definitiva sull’antico schema antiocheno è ancor oggi la più diffusa in tutto l’Oriente.

Nella sua opera di maestro e dottore ha rilievo il commento alle Scritture, specialmente alle lettere paoline, e il suo contributo alla dottrina eucaristica.

Giovanni si dedicò agli studi di retorica sotto la direzione del celebre LIBANIO, che lo stimava a tal punto da rispondere a chi gli chiedeva chi volesse come suo successore: “Giovanni, se i cristiani non me lo avessero rubato!

Dopo aver ricevuto il battesimo, Giovanni frequentò la cerchia di Diodoro, il futuro Vescovo di Tarso: nel gruppo di discepoli che si radunavano attorno a costui imparò a leggere le Scritture secondo il metodo antiocheno, attento alla spiegazione letterale dei testi, e compì i primi passi lungo quel cammino spirituale che lo condurrà a lasciare la città e a vivere alcuni anni in solitudine sul monte Silpio, nei pressi di Antiochia.

Rientrato in città, fu ordinato diacono dal Vescovo Melezio nel 381 e, cinque anni più tardi, presbitero dal Vescovo Flaviano, che gli fu maestro non solo di eloquenza, ma anche di carità e saldezza nella fede.

Furono anni di intensa predicazione: Giovanni commentava le Scritture secondo i principi esegetici della scuola antiochena, aliena da ogni allegorismo e sostanzialmente fedele alla lettera del testo biblico.

La predicazione di Giovanni si traduceva sovente in esortazione morale: ora, veniva presa di mira la passione per gli spettacoli che eccitava i cristiani di Antiochia, ora la rilassatezza dei costumi.

sacramento del fratello”.

(Contro gli oppositori della vita monastica 3, 14).

Nel 397 Giovanni fu chiamato a Costantinopoli quale successore del Patriarca Nettario.

Anche a Costantinopoli continua il suo ministero di predicatore della Parola e di operatore di pace, fino ai goti e ai fenici.

Tutto questo gli procurò molti amici e molti nemici: amato dai poveri come un padre, fu osteggiato dai potenti, che vedevano in lui una temibile minaccia per i loro privilegi.

Il decreto di condanna fu revocato dopo poco tempo e Giovanni poté rientrare in diocesi, ma solo per pochi mesi.

Venite, figlie, ascoltatemi. Per me è giunta la fine, lo vedo. Ho terminato la corsa e forse non vedrete più il mio volto” (Palladio, Dialogo sulla vita di Giovanni Crisostomo, 10).

Con queste parole il padre si accomiata dalle sue figlie spirituali.

Alla sua partenza vi furono tumulti in città: venne appiccato fuoco a una chiesa adiacente al palazzo del senato e questo fornì un pretesto alle autorità imperiali per arrestare e perseguitare i seguaci di Giovanni.

Avrebbe dovuto raggiungere Pizio, sul Ponto, ma morì lungo il viaggio, a Comana, stremato dalle marce forzate a cui era stato sottoposto. Era il 14 settembre 407.

Gloria a Dio in tutto: non smetterò di ripeterlo, sempre dinanzi a tutto quello che mi accade!” (Lettere a Olimpia, 4).

In queste parole troviamo condensata la testimonianza di Giovanni, che, anche in mezzo alle molte tribolazioni che occorre attraversare per entrare nel regno dei cieli (At 14,22), Giovanni ci insegna a cogliere la luce della risurrezione che già si sprigiona dalla croce e a portare la croce nella luce del Cristo risorto.

Allora ogni discepolo può proclamare con gioia: “Gloria a Dio in tutto!”.
In Oriente si incontrano molti monasteri a lui dedicati. Dottore della Chiesa, Giovanni circonda con i Santi Atanasio, Ambrogio e Agostino, la Cattedra del Bernini nell’abside della Basilica Vaticana. Papa Giovanni XXIII pose il Concilio Vaticano II sotto la sua protezione.

Ma vediamo il testo evangelico odierno.

Queste sono quasi sempre dimenticate da noi cattolici, che siamo ancora oggi ben legati al Decalogo dell’Antico Testamento, tanto da rischiare di perderci una delle indicazioni più importanti del Signore Gesù.

Come a dire: io vi indico questa strada per la felicità, se vi incamminate dalla parte opposta non la raggiungerete mai.

Gesù guarda negli occhi le persone che ha davanti e vede che sono poveri, affamati, scoraggiati, perseguitati e da subito li rassicura, li incoraggia, li ama.

Le sue parole sono dirette, efficaci, toccano il cuore di chi lo ascolta e ribaltano le prospettive di vita, SOPRATTUTTO LE NOSTRE. 

Infatti, nella logica del mondo sono beati e fortunati quanti vivono AGIATAMENTE E SENZA PROBLEMI LA VITA, anche se lontani da Dio.

Ma attenzione, il benessere certamente è dono di Dio ed è cosa positiva, MA RISCHIA DI “ANESTETIZZARE” IL NOSTRO BISOGNO E LA NOSTRA RICERCA DI DIO.

Ma ci sono anche rischi opposti.

Infatti chi invece vive una situazione di disagio, di persecuzione può cadere nella disperazione e nello sconforto.

Inoltre, Fratelli e Sorelle, i Luca alle beatitudini seguono i “guai” (Ouaì hymîn), che sono grida di avvertimento per quanti si sentono autosufficienti.

Si faccia però attenzione: non sono maledizioni, ma constatazione di lamenti.

Constatazione che chi è ricco, sazio e gaudente non capisce, non comprende (Sal 49,13.21), non sa di andare verso la rovina e la morte, una morte che vive già nel rapporto con i propri fratelli e le proprie sorelle.

Questi “guai” sono eco degli avvertimenti dei profeti di Israele (Is 5,8-25 e Ab 2,6-20), sono un richiamo a mutare strada, a cambiare mentalità e comportamenti, sono un vero invito alla vita autentica e piena.

Se ha una vita fedele e conforme a Cristo, il cristiano non si attenda che gli vengano tolti i sassi dal cammino.

Al contrario, facilmente gli verranno scagliati addosso: se infatti è “giusto”, sarà odiato e non si sopporterà neppure la sua vista (Sap 1,16-2,20).

Ricordiamo infine anche il “guai, quando tutti diranno bene di voi”, PERCHÉ COME GESÙ È STATO “SEGNO DI CONTRADDIZIONE” (Lc 2,34), COSÌ LO È IL CRISTIANO, SE È CONFORME A LUI.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!