13.07.2023 -GIOVEDI’ XIV SETTIMANA P.A. A – MATTEO 10,7-15 “…se qualcuno non vi accoglie…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 10,7-15

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città». Parola del Signore

Mediti…AMO

Il vangelo di oggi presenta la seconda parte dell’invio dei discepoli. Ieri abbiamo visto che Gesù insiste nel rivolgersi prima alle pecore perdute di Israele. Oggi vediamo le istruzioni concrete per svolgere la missione.

  • L’obiettivo della missione di ogni cristiano è quello di rivelare la presenza del Regno: “Andate ed annunciate: Il Regno dei cieli è vicino”. Ecco la novità che Gesù ci porta.

  • Per gli altri giudei mancava ancora molto per la venuta del Regno, CHE SAREBBE GIUNTO SOLO SE AVESSERO SVOLTO LA LORO PARTE. Perché la venuta del Regno dipendeva esclusivamente dal loro sforzo.

  • Per i farisei, per esempio, il Regno sarebbe giunto SOLO DOPO L’OSSERVANZA PERFETTA DELLA LEGGE.

  • Per gli esseni, quando il paese si fosse purificato.

Fortunatamente per noi Gesù la pensa in un modo diverso, perché ha un modo diverso di leggere i fatti della vita e guarda la realtà con occhi diversi.

Gesù rivela ed annuncia ai poveri la questa presenza nascosta del Regno (Lc 4,18). E’ quel granello di senape che riceverà la pioggia della sua parola ed il calore del suo amore.

Inoltre in Mc 1,15 dice che è già giunta l’ora. Perché il Regno era già qui, tra di noi,, indipendentemente dallo sforzo fatto dalla gente.

Ciò che tutti aspettiamo, è già in mezzo alla gente, gratuitamente, ma la gente non lo sa, né lo percepisce (Lc 17,21).

Appare evidente che il Signore guarda il nostro mondo e il nostro spirito e ne scruta i mali più minacciosi e profondi.

Appare evidente che Egli viene a noi come medico e già molte volte ha guarito ogni sorta di malattie, viene come liberatore e redentore dell’uomo e per questo lo libera da ogni influsso del maligno.

Strada facendo anche i suoi discepoli dovranno ripetere gli stessi segni per annunciare che è giunto a noi il Regno di Dio “Gesù diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità”.

Per questo oggi sentiamo Gesù che trasferisce a loro i suoi stessi poteri per dare forza soprannaturale al loro impegno e alla loro testimonianza.

Fratelli e Sorelle, ecco allora che l’annuncio e la testimonianza diventano così i segni di Dio per noi e gli strumenti umano-divini della Chiesa.

Il mandato dato agli Apostoli, si estenderà poi ai loro successori, a tutti i credenti e ai battezzati in Cristo. I seguaci scopriranno che, nella stessa vocazione cristiana, si racchiude il dovere, irrinunciabile, di trasmettere la FEDE e tutti i benefici ricevuti da Dio.

Il corredo del missionario deve essere particolarmente sobrio (10,9-10). Ma c’è una cosa che non deve assolutamente mancare: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (10,8), ovvero è come se dicesse “…riceveste un dono, date un dono” (10,8).

Ora è chiaro che non ci è lecito trattenere egoisticamente per noi i doni e i talenti che il Signore ci ha affidato: sono beni che di loro natura sono destinati ad estendersi, espandersi e crescere di generazione in generazione.

Tutti siamo depositari ma, a nostra volta, siamo anche trasmettitori della FEDE.

La gratuità non solo è un elemento essenziale ma è la condizione per fare della vita, di tutta la vita, un servizio generoso e disinteressato.

Vivere la gratuità significa testimoniare che tutto è dono, quello che abbiamo ricevuto e quello che offriamo al prossimo.

Tutto è segno della bontà di Dio, e di conseguenza, niente ci è dovuto.

La gratuità manifesta l’interiore ed effettivo distacco da ogni cosa, anche dalla ricerca di gratificazioni che spesso inquinano anche le opere sante.

Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande” (Gen 15,1), dice il Signore ad Abramo nel momento della prova.

L’unica ricompensa è quella che viene da Dio, quella che Dio dona, quando e come vuole. ANZI, L’UNICA RICOMPENSA È DIO STESSO.

E, se Dio non è tutto per noi, se non cerchiamo in Lui la gioia, saremo sempre tentati di aggrapparci alle cose o alle persone, o peggio ancora, in primo luogo a noi stessi.

Dare con gratuità significa anche non far pesare il proprio servizio, dare tutto senza ostentazione e senza pretendere alcun riconoscimento.

Gratuità significa rinunciare ad ogni forma di vantaggio, anche di tipo materiale, non fare del servizio  un lavoro e vivere ogni lavoro come servizio. È possibile vivere cosi?

SÌ, ANZI È DOVEROSO CREARE LUOGHI IN CUI LE RELAZIONI UMANE SONO SEGNATE DALLA GRATUITÀ, SPAZI DI UMANITÀ IN CUI LA CARITÀ PLASMA OGNI COSA E PREVALE SU OGNI ALTRO INTERESSE.

Gesù però ci avverte che, come tutte le missioni, anche la predicazione del Suo Regno può concludersi con un successo o con un fallimento.

Il Suo amore può essere accolto, ma anche rifiutato…

La cosa da evitare è di voler piacere a tutti… 

  • Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1 Gv.2,15)… 

  • Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Gc.4,4).

Quindi, non scoraggiamoci quando le persone ci sbattono la porta in faccia, o quando veniamo derisi, o quando qualcuno trama alle nostre spalle per screditarci o per difendere i propri interessi…

Tranquilli dice Gesù “…uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi”…

Attenzione però, non sempre l’ostilità o l’insuccesso è colpa altrui…

A volte infatti, qualcuno pretende di evangelizzare solo con le belle parole… ma se queste non sono accompagnate da una testimonianza di vita non fanno altro che scandalizzare e indurire di più i  cuori.

Occorre, invece, porsi IN CAMMINO VERSO DIO E VERSO GLI ALTRI, con FEDE E CARITÀ, nel servizio e nella povertà, tenendo presente che questa attività  è un invio con un messaggio: annunciare il vangelo, uscire per portare la salvezza, il vangelo della salvezza.

Si legge anche nel vangelo «…strada facendo predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni». Il che ci dice quale sia il «dovere del discepolo: servire DIO E I FRATELLI».

Meglio ancora, SERVIRE DIO NEI FRATELLI, nella gratuità, e questo perché  la vita del cristiano non è per sè stesso, è per gli altri, come è stata la vita di Gesù.

Il Magistero di Benedetto XVI, in occasione dell’Incontro con il mondo del volontariato a Vienna , 9 settembre 2007:

Deus vult condiligentes – Dio vuole persone che amino con Lui”, affermava il teologo Duns Scoto nel XIV secolo. Visto così, l’impegno a titolo gratuito ha molto a che fare con la Grazia. Una cultura che vuole conteggiare tutto e tutto pagare, che colloca il rapporto tra gli uomini in una sorta di busto costrittivo di diritti e di doveri, sperimenta grazie alle innumerevoli persone impegnate a titolo gratuito che la vita stessa è un dono immeritato. Per quanto diverse, molteplici o anche contraddittorie possano essere le motivazioni e anche le vie dell’impegno volontaristico, alla base di tutte sta in fin dei conti quella profonda comunanza che scaturisce dalla “gratuità”. È gratuitamente che abbiamo ricevuto la vita dal nostro Creatore, gratuitamente siamo stati liberati dalla via cieca del peccato e del male, gratuitamente ci è stato dato lo Spirito con i suoi molteplici doni. Nella mia Enciclica ho scritto: “L’amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi”. “Chi è in condizione di aiutare riconosce che proprio in questo modo viene aiutato anche lui; non è suo merito né titolo di vanto il fatto di poter aiutare. Questo compito è grazia”. Gratuitamente trasmettiamo ciò che abbiamo ricevuto, mediante il nostro impegno, la nostra carica volontaristica. Questa logica della gratuità è collocata al di là del semplice dovere e potere morale. Senza impegno volontaristico il bene comune e la società non potevano, non possono e non potranno perdurare. La spontanea disponibilità vive e si dimostra al di là del calcolo e del contraccambio atteso; essa rompe le regole dell’economia di mercato. L’uomo, infatti, è molto più di un semplice fattore economico da valutare secondo criteri economici. Il progresso e la dignità di una società dipendono sempre di nuovo proprio da quelle persone che fanno più del loro stretto dovere.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!