13.03.2023 LUNEDI’ 3 SETTIMANA QUARESIMA A – LUCA 4,24-30 “Gesù come Elìa ed Elisèo è mandato non per i soli Giudei”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo LUCA 4,24-30

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzareth:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Continua la lettura del capitolo quarto di Luca, con la conclusione della scena alla sinagoga di Nazareth.

Il lezionario di domenica scorsa ci ha lasciati sospesi sulla reazione della gente che ascolta le parole di Gesù, il quale proclama L’OGGI della salvezza.

Possiamo ora rilevare due atteggiamenti:

  1. l’accoglienza di Gesù, prima;
  2. il rifiuto della sua persona e delle sue parole, poi.

Dall’ammirazione, venata di perplessità, i suoi concittadini passano a un atteggiamento critico, che si riflette nella risposta di Gesù stesso.

E da qui allo sdegno, quindi all’espulsione dalla città e – addirittura – al tentativo di sopprimere il profeta mandato da Dio. Uno sviluppo drammatico, che prelude al Calvario, che ormai è sullo sfondo.

Comunque, il vangelo di oggi fa parte di un insieme più ampio (Lc 4,14-32).

Gesù aveva presentato il suo programma nella sinagoga di Nazareth, servendosi di un testo di Isaia che parlava dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi (Is 61,1-2) e che rispecchiava la situazione della gente di Galilea al tempo di Gesù.

IN NOME DI DIO, Gesù prese posizione e definì la sua missione: annunciare la Buona Novella ai poveri, proclamare la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, restituire la libertà agli oppressi.

Terminata la lettura, il Maestro attualizzò il testo e disse “…oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi!“, tanto che tutti i presenti rimasero ammirati.

Anche se ci fu una reazione che tendeva a screditare il Signore, in quanto la gente nella sinagoga rimase scandalizzata dicendo “…non è il figlio di Giuseppe?

E questa ostilità e questo odio, finiranno per far morire Gesù sulla croce. E Gesù lo sa bene, e dichiara che nessuno è profeta in patria.

I giudei vedevano che Gesù era il figlio di Giuseppe il falegname, e non riuscivano ad accettare che in lui si rivelasse Dio, che fosse lui il messia atteso, perché credevano di sapere ogni cosa di lui, e non volevano neanche minimamente pensare di cambiare il loro modo di agire.

Un po’ così anche noi, che leggiamo il vangelo e continuiamo a vivere come se niente fosse, come se non dovessimo cambiare nulla nella nostra vita, nelle nostre “abitudini”.

Diciamo di credere, ma poi alle prime difficoltà abbiamo paura e ci dimentichiamo di chiedere al Signore la forza di affrontare ed accettare ogni cosa.

Ma torniamo a noi. Nonostante tutto il Signore va verso la passione con totale libertà: quando sarà giunta la sua ora, l’ora stabilita dal Padre, si consegnerà alle mani degli uomini.

Ma, fino a quel momento, tutta la sua preoccupazione sarà di salvare coloro che vorranno accoglierlo. E, allora noi siamo chiamati a riflettere.

Visto che abbiamo avuto LA GRAZIA DI ESSERE BATTEZZATI, di appartenere forse ad una famiglia cristiana, forse ad una comunità cristiana, di vivere in un paese forse ancora sensibile al Vangelo, abbiamo abbastanza umiltà e fede per accogliere Gesù?

E non siamo come i farisei, come quei giusti che ritengono di non avere bisogno di alcuna conversione?

MOLTO SPESSO, È LA NOSTRA PRETESA SUFFICIENZA CHE IMPEDISCE A DIO DI CONCEDERCI LA SUA GRAZIA E A GESÙ DI PURIFICARCI.

E questo perché nella nostra arrogante autosufficienza, non permettiamo allo Spirito Santo di “convincerci quanto al peccato”, come spiega Giovanni Paolo II nella sua enciclica sullo Spirito Santo.

Solo lo Spirito Santo, VENENDO IN NOI, può darci una giusta coscienza del nostro peccato, non per opprimerci, ma, al contrario, per aiutarci a ricevere il perdono di Gesù, la guarigione e la salvezza!

È interessante analizzare i due episodi biblici di Elia e di Eliseo, che Gesù inserisce nel suo discorso. Il rifiuto dei compaesani viene collocato NELL’AMBITO DELLA STORIA DEL RAPPORTO DI DIO CON IL SUO POPOLO, sotto due punti di vista:

  • Da un lato, i nazaretani, respingendo Gesù, non fanno altro che rinnovare un tratto tristemente ripetitivo della storia di Israele: essi sono un popolo di dura cervice, chiuso all’ascolto della parola dei profeti.
  • D’altro canto, però, i casi della vedova di Sarèpta e di Naamàn il Siro stanno a testimoniare che la misericordia di Dio si estende oltre i confini di Israele, verso i poveri e i malati di tutte le genti.

Gesù allarga, dunque, la sua ammonizione ben al di là del ristretto pubblico di Nazareth, e conferma il programma di lieto annuncio ai poveri, di liberazione giubilare, enunciato attraverso il testo di Is 61,1-2, appena letto nella sinagoga.

Si esprime così una realtà essenziale nell’esperienza della chiesa primitiva: benché esista la medesima necessità in Israele, Dio soccorre quanti si trovano nel bisogno semplicemente a motivo della loro condizione. L’iniziativa salvifica di Dio ha una portata universale.

Mi piace anche molto il passaggio finale del brano, nel quale si dice che Gesù “passando in mezzo a loro, camminava”, in direzione di Cafarnao (Lc 4,31.

Gesù che “passa in mezzo, che “passa facendo il bene” (At 10,38), che passa causando entusiasmo ma anche rigetto. Ieri come oggi, “Gesù passa in mezzo e va”, ma noi non ce ne accorgiamo…

Passa in mezzo alla sua chiesa ma va oltre la chiesa; come Elia, come Eliseo, va tra i pagani che Dio ama.

A Luca è cara questa immagine “Gesù passa e va.

E a chi glielo vorrebbe impedire manda a dire “…andate a dire a quella volpe – Gesù non nomina mai il nome di costui- Ecco, io scaccio demoni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno terminerò. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente me ne vada per la mia strada” (Lc 13,32-33).

Fino a che giunga l’ora degli avversari, “il potere delle tenebre” (Lc 22,53).

Ma noi sappiamo bene che Gesù è pronto.

ED ORA UNO SGUARDO SU QUESTO BRANO DEL VANGELO, NEL PENSIERO DI DUE PADRI DELLA CHIESA:

  • “Comprendi che la Passione di Gesù non fu forzata ma volontaria e che egli non fu preso dai Giudei, ma si offrì per sua decisione. Egli è preso solo quando vuole, e quando vuole cade sotto la croce, quando vuole viene sospeso al patibolo, e quando vuole non si lascia prendere.

E qui egli era salito sul ciglio del monte da cui volevano precipitarlo, ma ecco che passando in mezzo a loro se ne allontana, essendosi in un attimo cambiati, o piuttosto storditi, i sentimenti di quei frenetici; non era ancora giunta l’ora della Passione” (Ambrogio, Espositio sul Vangelo di Luca 4.56).

 

  • “Dopo aver detto: Nessun profeta è ben accolto nella sua patria, Gesù aggiunge: C’erano molte vedove in Israele ai tempi di Elia quando il cielo stette chiuso.

Ecco il significato di queste parole: Elia era un profeta e si trovava in mezzo al popolo giudeo, ma nel momento di compiere un prodigio, benché ci fossero parecchie vedove in Israele, egli le trascurò e venne a trovare una vedova di Sarèpta nel paese di Sidone, una povera donna pagana che raffigurava in sé stessa l’immagine della futura realtà.

Infatti il popolo di Israele era in preda a una fame e sete non di pane e acqua ma di ascoltare la Parola di Dio (Am 8,11), quando Elia venne da questa vedova, quella di cui il profeta parla dicendo: I figli dell’abbandonata sono più numerosi dei figli della maritata (Is 54,1) e, appena arrivato, moltiplicò il pane e il cibo di questa donna.

Eri tu (o pagano) quella vedova di Sarèpta nel paese di Sidone, il paese da cui venne fuori la cananea (Mt 15,22) che vuole veder guarita la figlia e che, a causa della sua fede, merita di veder accolta la sua preghiera!” (Origene, Commento al vangelo di Luca).

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!