13.01.2024 SABATO 1’ SETTIMANA P.A. B – MARCO 2,13-17 “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 2,13-17
+ In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nel vangelo di ieri, abbiamo visto il primo conflitto che sorse attorno al perdono dei peccati (Mc 2,1-12).
Nel brano del vangelo di oggi, meditiamo sul secondo conflitto che sorse quando Gesù si sedette a tavola con i peccatori (Mc 2,13-17).
Negli anni 70, epoca in cui Marco scrive, c’era nelle comunità un conflitto tra cristiani venuti dal paganesimo e coloro che venivano dal giudaismo.
Coloro che venivano dal giudaismo avevano difficoltà di entrare nella casa dei pagani convertiti e di sedersi con loro attorno allo stesso tavolo (At 10,28 e 11,3).
Ci sono dei documenti rabbinici che fanno un elenco delle persone che non possono entrare nel Regno dei cieli, e ai primi posti ci sono proprio i pubblicani, ci sono proprio i funzionari incaricati dai romani della riscossione delle imposte.
Descrivendo come Gesù affronta questo conflitto, Marco orienta le comunità a risolvere il problema.
Cafarnao è una città posta sul confine, un piccolo borgo di pescatori che ottiene visibilità dopo la divisione del Regno da parte dei figli di Erode.
E dove c’è confine c’è passaggio e pedaggio.
E qui, Matteo, odiato esattore delle tasse, pensa di avere risolto i suoi problemi economici appoggiato, peraltro, da una centuria romana che sovrintende alla dogana.
Un uomo all’apparenza realizzato che, di colpo, scopre nello sguardo del Nazzareno, tutto l’abisso che porta in sé, fatto di solitudine e di tenebra, che l’amore di Cristo chiama ad abbandonare.
Solo quando scopriamo, su di noi, lo sguardo amorevole di Cristo, scopriamo quanto siamo ammalati nell’anima.
E lui, il medico, ci sana.
Una gioia incontenibile ora abita il cuore di Matteo: il Maestro lo ha chiamato.
Si, ha chiamato proprio lui, che era da tutti oltraggiato e temuto, odiato ed emarginato.
Levi ha visto nello sguardo del Signore quell’amore, quella verità, quel rispetto che lui per primo non ha avuto nei propri confronti.
E Levi\Matteo, l’Evangelista, lascia tutto ciò che pensava di avere, cioè, in realtà, il nulla, per avere in cambio, grazie alla Misericordia usatagli dal Signore, il Tutto.
Levi è icona della pecorella smarrita, di quell’umanità che vive ai margini della fede, convinta di non avere più spazio per Dio nella sua vita o di non avere più alcuna possibilità di entrare nella casa di Dio.
E Gesù è l’icona di un Dio che non si rassegna a perdere nemmeno uno dei suoi figli e vuole riportarli tutti a casa.
E per concedergli il suo Amore, Gesù non pone nessuna condizione, ma lo accoglie e lo ama per quello è: un povero peccatore che vuole essere docile all’ascolto della Sua PAROLA.
È il Vangelo della misericordia, Fratelli e Sorelle, perchè spesso dimentichiamo che in Dio, giustizia e misericordia sono inseparabili.
Lo vediamo quando Gesù, rivolgendosi ai farisei, a quelli, cioè, che si credevano persone superiori e, anzi, perfette, dice loro “…i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”.
Gesù si manifesta veramente come il salvatore: è venuto per chiamare e guarire i peccatori: vede Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte e lo chiama.
E, subito, Levi risponde alla chiamata, abbandona tutto e si mette al seguito di Gesù.
Ecco il primo insegnamento del brano: le due caratteristiche importanti per una vocazione sono in primo luogo LA CHIAMATA e poi immediatamente dopo, L’ACCETTAZIONE di essa.
Il testo ci dice che Levi “si alzò” (ànastàs) per seguirlo.
Non è fuori luogo tradurre ànastàs con “risorto” lo seguì: la Parola di Gesù, infatti, porta la luce della Risurrezione lì dove ormai regnava incontrastato il torpore della morte.
Anche il verbo “lo seguì” merita attenzione.
In greco è nella forma dell’aoristo, cioè in quella forma che indica decisione, fermezza da parte di una persona che sceglie di compiere qualcosa: la compie una volta per tutte, senza aver mai più rimpianti.
Fratelli e Sorelle, Cristo non si rivolge alle persone colte, agli scribi, a chi rispetta le leggi con scrupolo, ma ci ricorda che “…non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”.
E ciò che ci rende felici, sta nel riconoscere che NOI TUTTI siamo feriti, malati e peccatori.
Dio non ha bisogno di uomini CHE SI SENTONO PERFETTI, che possono vantare pretese o meriti.
Solo chi si lascia guarire dalla misericordia di Dio, saprà diventare a sua volta medico dei fratelli e annunciatore gratuito e gioioso della Parola che libera.
La reazione degli scribi dei farisei è ovviamente legittima, ma Gesù dichiara la sua totale lontananza da quella mentalità.
La missione che gli è stata affidata dal Padre è la cura dei malati e dei peccatori: questa e la buona notizia annunciata da Gesù.
E il vangelo della vocazione di Matteo ci mostra un tesoro del cuore di Gesù, una caratteristica del suo modo di essere.
Il Signore non escludeva nessuno.
Il Re dei Re si lasciava invitare, e anche si auto-invitava, a pranzare nella casa di coloro che erano considerati “di scarto” dalla fede del popolo ebraico.
Non c’è peccato che Dio non voglia e non possa perdonare.
E il suo amore precede e supera largamente i nostri errori, è così forte da vincere la nostra fragilità.
Egli non faceva e non fa domande, non si preoccupa delle ideologie, né delle razze, né di altro, ma “mira semplicemente al cuore”, con tenerezza, e bussa alla porta e, se gli aprono, entra.
Fu così che entrò nella casa di Matteo, il pubblicano, con tutto ciò che questo ebbe poi a significare, come abbiamo detto, agli occhi dei farisei, che si ritenevano custodi difensori della più rigida ortodossia.
Ma, d’ora in poi, Gesù sarà guardato a vista dai potenti di Israele, e le sue parole e i suoi gesti saranno vagliati con attenzione scrupolosa da parte dell’autorità religiosa.
Il giudizio finale sarà una sonora bocciatura (Mc 3,6 “…e i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire”).
Alla domanda “…chi è per voi Gesù di Nàzareth?”, fatta ad un rabbino di Gerusalemme, egli rispose, in un modo secco che non ammetteva repliche “…era un rabbi che non ha capito la Legge”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!