“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo LUCA 17,7-10 |
+ In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
San Giosafat, nato a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 c. da genitori ortodossi, aderì alla Chiesa Rutena unita a Roma.
Accolto nell’Ordine monastico Basiliano, fu monaco, Priore, Abate (1604), e infine arcivescovo di Polozk (1617), dette tutta la sua vita, fino alla morte, spargendo il suo sangue, per questa unica intenzione: ricondurre all’ovile di Cristo tutte le anime, riconciliare con la Sede Romana del Vicario di Cristo, principio dell’unità della Chiesa, le chiese scismatiche.
Nella sua missione operò incessantemente per la promozione religiosa e sociale dei popoli e per l’unità dei cristiani incontrando l’ostilità dei potenti, ragion per cui, morì martire (Vitebsk, Bielorussia, 12 novembre 1623), crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
Il mese di novembre segna la fine dell’anno liturgico: a dicembre cominceremo il nuovo anno liturgico, a partire dal tempo dell’Avvento, in attesa del Natale.
Ecco perchè molte letture di questi giorni sono proiettate verso il destino finale dell’uomo e del cosmo.
Noi crediamo che il Signore Gesù, risorto e asceso al Padre, tornerà nella pienezza dei tempi per instaurare definitivamente il suo Regno.
E in questo “tempo di mezzo”, che stiamo vivendo, ha affidato alla Chiesa, cioè ad ognuno di noi, il compito di annunciare il vangelo ad ogni uomo, forti dell’aiuto dello Spirito Santo.
A questo siamo chiamati e, a questo serve la Chiesa, a rendere testimonianza a Cristo. Ma stiamo bene attenti a non cadere nell’errore di sentirci “padroni” del vangelo, ricordando ogni istante che siamo solo dei servi “inutili”.
Ma cerchiamo di capire bene questo essere “inutili”.
‘Inutile” è l’atteggiamento di chi rivendica diritti, ricompense, e il grazie da Dio.
Perché, se così facciamo, dimentichiamo che il nostro impegnarci per il Regno, non è un regalo che facciamo a Dio, MA È UN “TRAFFICARE” QUEI TALENTI CHE LUI CI HA DONATO.
Ragion per cui, per tutta la vita noi gli siamo debitori, e nulla abbiamo di che pretendere.
Gesù dunque non vuole umiliarci chiamandoci “servi inutili”, ma destare in noi quella consapevolezza che conduce alla vera gioia: È APPUNTO LA CONSAPEVOLEZZA DEL RICEVERE TUTTO DA DIO: DONO SU DONO, OGNI MOMENTO.
Ma c’è un altro grande rischio, quello di sentirsi servi inutili, E QUINDI, DIVENTARE PIGRI.
Ovvero dei servi che si tirano indietro con la scusa di non essere necessari, e si rassegnano, pensando che non vale la pena investire tante energie per un’opera dall’esito incerto.
Avere la coscienza di essere inutili significa semplicemente che nessuno di noi deve ritenersi indispensabile, Dio sceglie chi vuole e affida a chi vuole i suoi progetti.
E tuttavia, se ha chiamato proprio noi, e se affida proprio a noi un tassello del grande mosaico, vuol dire che non siamo affatto inutili e dobbiamo realizzare il compito che ci è stato affidato nella forma umanamente più giusta.
Ogni volta che ci fermiamo per fare una verifica onesta della nostra vita, siamo costretti a riconoscere lacune e mancanze.
Ed è proprio l’esperienza del limite che ci fa sentire servi inutili: nessuno è in grado di compiere perfettamente l’opera, ma Dio guida tutto e tutti verso la pienezza della storia.
Ecco allora che quando abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto, possiamo ritirarci, CONTENTI DI AVER RISPOSTO ALLA CHIAMATA DI DIO.
Siamo come l’asinello che porta Gesù nella Città Santa “Il Signore ne ha bisogno” (19,31).
Siamo servi –liberi di esserlo- che non hanno alcun merito e non pretendono diplomi perché Dio solo è degno di onore e gloria.
Siamo liberi di far qualcosa senza per forza voler ottenere una gratificazione di qualsiasi genere.
E’ la follia della gratuità.
È il morire illogico del seme, che così facendo, però, diviene capace di generare un grande albero.
Fa parte della grandezza che ci è stata donata, che, in fondo, è il nostro vanto: SIAMO LIBERI DI FARE QUALCOSA PERCHÉ È BELLO, PERCHÉ HA SENSO, SEMPLICEMENTE PERCHÉ SIAMO AMATI DA DIO.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!