“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondoGIOVANNI 6,1-15
+In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.Parola del Signore
Mediti…AMO
Iniziamo oggi la lettura del VI Capitolo di Giovanni che mette dinanzi a noi due segni:
- la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-15)
- ed il camminare sulle acque (Gv 6,16-21).
Poi segue il lungo discorso sul Pane di Vita (Gv 6,22-71), che Giovanni situa vicino alla festa di Pasqua (Gv 6,4).
L’approccio centrale è il confronto tra l’antica Pasqua dell’Esodo e la nuova Pasqua che avviene in Gesù. Il dialogo sul pane di vita chiarirà la nuova pasqua che avviene in Gesù.
Nell’antica pasqua, la moltitudine attraversa il Mar Rosso.
Nella nuova pasqua, Gesù attraversa il Mare di Galilea. In entrambi i casi una grande moltitudine seguì Mosè ed una grande moltitudine segue Gesù in questo nuovo esodo.
Nel primo esodo, Mosè sale sulla Montagna, mentre il Signore, nuovo Mosè, sale anch’Egli sulla montagna.
E ancora una volta, in entrambi i casi, la moltitudine:
- seguiva Mosè che realizzava grandi segnali
- e segue Gesù perché aveva visto i segnali che realizzava per i malati.
Premesso ciò, alla luce della Pasqua rileggiamo gli eventi che hanno contraddistinto la predicazione di Gesù.
Da oggi e per qualche settimana meditiamo sul più famoso miracolo compiuto da Gesù: la moltiplicazione dei pani e dei pesci, miracolo raccontato ben sei volte dagli evangelisti.
Ma, nella versione di Giovanni, il miracolo è per Gesù l’occasione di fare una lunga e articolata riflessione sul desiderio di Dio.
È come se la liturgia ci dicesse che il Risorto è Colui che vede la nostra fame e sete di giustizia e di felicità, e la sazia.
Giovanni riporta due particolari che gli altri evangelisti non segnalano.
- È Filippo, lo straniero del gruppo, ad accorgersi della fame della folla e a fare un rapido calcolo sul costo di un loro possibile intervento: per sfamare tutti non è sufficiente l’equivalente di duecento giornate di lavoro. Un compito impossibile.
- Ma, annota Giovanni, l’iniziativa di un intervento proviene da un adolescente, un ragazzo disposto a condividere la propria merenda. Dio ama l’incoscienza degli adolescenti, come ha amato il re Davide e la piccola Maria di Nàzareth.
Gesù rifiuta la fame: quella dell’alienazione fisica, politica, quella della perdita della dignità umana.
Ed è per questo che egli non rimanda gli uomini nel loro mondo di miseria, come siamo abituati a fare noi (..se non li ignoriamo addirittura, pensando solo al nostro bene) ma invita i discepoli a mettere a loro disposizione i propri viveri.
È l’obbedienza dei discepoli che apre la via all’azione di Dio, ecco perchè il Signore Gesù non vuole agire senza i Dodici.
Ma, alla fine,è Gesù stesso che effettua la condivisione, perchè solo lui può distribuire i suoi doni, anche se, sottolinea il testo evangelico di oggi, Dio vuole il contributo degli uomini.
È il modo di Dio per farci crescere nella FEDE e di connetterci più intimamente alla sua vita divina.
Andrea presenta a Gesù un giovane che ha cinque pani d’orzo e due pesci.
Il Signore RENDE GRAZIE AL PADRE, e moltiplica questo cibo, rendendolo più che abbondante.
Certo, noi non sappiamo come sia avvenuto il miracolo.
Nella moltiplicazione dei pani raccontata da Matteo, Gesù chiede ai suoi discepoli di distribuire il cibo (Mt.14,19), e forse, come pensano alcuni Padri della Chiesa, il pane continuava a sgorgare dalle ceste in cui i discepoli mettevano le mani, come accadde per il miracolo di Eliseo con l’olio della vedova per il quale l’olio continuava a sgorgare dall’ampolla (2 Libro dei Re.4,1-7).
Nel IV’ Evangelo si dice che la Pasqua era vicina.
Poco più tardi, nello stesso capitolo, l’evangelista riferirà il discorso sul pane di vita.
C’è quindi un evidente simbolismo nel racconto di Giovanni che, con chiarezza, fa riferimento al MISTERO PASQUALE e al MISTERO EUCARISTICO.
In questo brano, il verbo greco “eucharistein” (v. 11) – “rendere grazie”, ha una chiara connotazione eucaristica.
Dice il testo “…allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero“. Con questa frase, scritta nell’anno 100 dopo Cristo, Giovanni evoca il gesto dell’Ultima Cena (1Cor 11,23-24).
Lo si trova anche in Luca (22,19).
FRATELLI E SORELLE, NESSUNO DI NOI È COSÌ POVERO DA NON AVER NULLA.
L’ERRORE STA NEL PENSARE CHE IL POCO CHE NOI ABBIAMO NON CONTI NULLA.
IN REALTÀ NON CONTA NULLA QUANDO RIMANE DA SOLO, MA QUANDO È CONSEGNATO A DIO, IN CRISTO, GRAZIE ALLA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO, NON SOLO BASTA MA NE AVANZA A IOSA.
NON È MAGIA, MA È IL MIRACOLO DEL POSSIBILE OFFERTO CON FIDUCIA.
Oggi, il nostro mondo industrializzato e globalizzato produce una immensa quantità di cibo.
NEI PAESI PIÙ RICCHI CI SI AMMALA DI TROPPO CIBO, TANTO CHE, I NUTRIZIONISTI IMPAZZISCONO PER INSEGNARCI A MANGIARE MENO.
Le case farmaceutiche e i centri benessere realizzano capitali enormi per curare le nostre disfunzioni alimentari, le patologie da eccesso e le conseguenze delle nostre obesità.
Eppure tre quarti dell’umanità non può accedere normalmente al cibo e all’acqua potabile.
La terra, l’acqua e il cibo non sembrano essere più diritti vitali,MA SOLAMENTE MERCI DISPONIBILI, PER CHI PUÒ.
MA QUAND’E’ CHE INIZIAMO A VERGOGNARCI UN POCO?
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!