12.11.2023 -DOMENICA XXXII P.A. A – MATTEO 25,1-13 “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 25,1-13

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Le ultime domeniche dell’anno liturgico ci orientano verso le realtà escatologiche attraverso tre parabole:

  1. la parabola delle dieci vergini,
  2. la parabola dei talenti
  3. e quella del Figlio dell’uomo che torna alla fine dei tempi.

La parabola è presentata come manifestazione del Regno di Dio: è un richiamo alla conversione del cuore, a non considerare il giudizio come l’ultimo atto finale della storia.

Ma deve servire anche a ricordarci che il Regno è già in atto e che alla fine dei tempi avverrà solo la proclamazione di ciò che noi, giorno per giorno, scegliamo nella nostra vita rispetto all’olio per le nostre lampade, ai talenti ricevuti, al prossimo che ci è affidato…

In Matteo 24, Gesù insegna molto di come sarà quando ritornerà per giudicare il mondo.

QUINDI, QUESTA PARABOLA, CHE PARLA ANCORA DI QUEL GIORNO, È UN’ESORTAZIONE A PREPARARCI.

Questo perché quelli che vengono salvati entreranno nel regno dei cieli, mentre quelli che non saranno salvati, subiranno il tormento eterno.

Il problema serio, che avvertivano con urgenza gli autori Evangelista e i redattori delle Lettere del Nuovo Testamento, stava nel “…fare i conti con il ritardo della parusia”.

E questo perchè la gente si distraeva e iniziava a guardare altrove, non pensando più al Regno di Dio e alla salvezza che portava, con la venuta definitiva, sulle nubi del cielo, del Cristo Signore.

  1. sulla scorta di questo meraviglioso insegnamento, Fratelli e Sorelle, di fronte a questo grande mistero, tutti veniamo esortati -ANCHE NOI CHE CAMMINIAMO NEL TEMPO- a non scoraggiarci o cadere nel cinismo o nel disinteresse per le cose di Dio, ma a fare CONTINUA obbedienza a un preciso comando di Gesù:
  • “Vegliate, tenetevi pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt.24,42.44).

Proprio in questo solco si situa la nostra parabola.

DIECI VERGINI, FIGURA DELLA CHIESA, sono chiamate a presentarsi a Cristo (2Cor 11,2 “Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo”), PRENDONO LE LAMPADE PER USCIRE INCONTRO ALLO SPOSO, CHE VIENE PER CELEBRARE LE NOZZE ETERNE CON L’UMANITÀ INTERA.

E, in questo scenario, la parabola delle dieci vergini, ci regala la metafora più bella dell’esistenza umana, che è questa “…la vita è un uscire per andare incontro allo sposo”.

La parabola ha come sfondo un banchetto di nozze, come protagonista Cristo, lo sposo, e le dieci vergini, immagini della Chiesa, la comunità dei convocanti a uscire incontro allo Sposo.

La metafora delle nozze è una tra le più ricorrenti nell’Antico Testamento e il brano si rifà alla prassi nuziale ebraica; il corteo della sposa è rappresentato da cinque vergini “sconsiderate” e cinque “che sanno vivere”.

L’olio delle lampade, che ad esse è richiesto per accedere all’incontro, SERVE A FAR LUCE PER RICONOSCERE IL VOLTO DELLO SPOSO NELLE SUE VISITE QUOTIDIANE.

L’olio poi è il segno delle opere giuste, che permettono di avere accesso al Regno di Dio.

E, nel contesto della parabola, queste opere, SONO SIMBOLO DI PERSEVERANZA NELL’ATTESA, FINO ALL’ARRIVO DELLO SPOSO.

Infatti, non basta essere invitati al banchetto, occorre anche essere sapienti attingendo all’olio dell’impegno.

Oltre ad essere la parabola dell’incontro finale – alla fine del mondo – quella delle vergini è la traccia di come vivere responsabilmente la vita presente.

TUTTO RUOTA ATTORNO ALL’OLIO CHE FA LUCE ARDENDO.

Paolo di Tarso raccomanda ai cristiani di Tessalonica di non dubitare del fatto che Cristo verrà in gloria, ma dice, anche, che la maniera giusta di aspettare ben preparati questa parusia è vivere con amore i doveri di ogni momento (1Ts 4, 1-12).

PER I PADRI DELLA CHIESA, L’OLIO È LO SPIRITO SANTO, L’AMORE DI CUI ARDE DIO STESSO.

Ma questo olio sa anche della nostra consanguineità, è l’amore per i fratelli; quell’amore che ci fa luminosi.

Ecco allora che, la buona notizia che la Parola ci consegna, è che non siamo condannati a vagare -senza mèta- nel nulla.

Ma, questo mondo, la mia vita, la realtà, la quotidianità che tanto mi affascina e mi affatica è l’attesa dello “Sposo”, che è il Salvatore, l’Amante, l’Amato, il Signore.

Una attesa che siamo chiamati a vivere con la fiammella del nostro AMORE, una fiammella capace di squarciare le tenebre, obbligarle ad arretrare, ammorbidirle e donare misura e dimensione ad ogni notte.

E, GRAZIE A DIO, ci sono persone che passano la vita ad accendere il fiammifero dell’amore verso Dio e verso i fratelli: COME LE RAGAZZE DELLA PARABOLA DI OGGI.

E se così è, allora anche la notte più fitta diventa una splendida attesa, utile ad accogliere “IL SEMPRE VENIENTE”.

Ma il testo odierno contiene anche un’altra metafora.

Ai tempi di Gesù la sposa aspettava nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo.

Dopo il tramonto del sole, lo sposo arrivava con un corteo nuziale per portarla nella sua casa.

Alcune damigelle seguivano la sposa.

Diverse ragioni potevano causare il ritardo dello sposo come, per esempio, lunghi discorsi con i genitori della sposa sui doni e sulla dote.

Il tirare in lungo le trattative era di buon auspicio.

Ma non è lo stesso per le spose di cui si parla nel Vangelo di oggi.

Qui si tratta infatti del ritorno di Cristo e tutto è riassunto nelle ultime parole “…Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

Cioè, dice a tutti noi “…Siate pronti per l’arrivo di Cristo”.

Così la parabola delle vergini poteva cominciare con questa frase “…per il regno dei cieli accadrà come per le dieci vergini che uscirono, con le loro lampade, incontro allo sposo”.

E, SE L’OLIO È LA CARITÀ, L’AMORE VERSO DIO E VERSO I FRATELLI, LA LAMPADA DIVENTA LA NOSTRA VITA, CHE LO DOVREBBE CONTENERE.

E si comprende così,perché le sagge non possono darne alle stolte: l’amore è proprietà di ogni anima.

E così annientiamo millenni di cattive interpretazioni che hanno dato alle vergini sagge, IL VESTITO DELLA INGENEROSITA’.

Perchè l’olio è stato dato a tutte, ma la stoltezza delle vergini è nella loro incapacità di amare e di attendere l’amato, tenendo insieme presente e futuro.

L’arrivo dello Sposo, e la chiusura delle porte, determina una situazione definitiva.

Agli occhi di Gesù, è saggio chi veglia, cioè chi pensa sempre, nel suo animo, al giorno del ritorno del Signore e all’ora della propria morte, chi vive ogni giorno nell’amicizia di Dio, nella GRAZIA SANTIFICANTE, e che si rialza subito se, per debolezza, cade.

Allora “Vegliate”, perché nessuno, all’infuori di Dio PADRE, conosce il giorno e l’ora.

Ha scritto il grande teologo e Pastore luterano tedesco, ucciso per ordine personale di Hitler, poche ore prima che finisse la Seconda Guerra Mondiale, nel Campo di Concentramento di Flossenburg, all’alba del 9 aprile 1945, Dietrich Bonhoeffer, autore della famosa “Ammissione di Colpa” a Stoccarda:

  • “Attendere è un’arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato.

Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse.

Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento”.

Fratelli e Sorelle, nella capacità di tenere vivo, ancora oggi, in questo difficilissimo Millennio che si apre, QUESTO DESIDERIO SUL QUALE SI GIOCA IL GIUDIZIO FINALE, CIOÈ L’ESSERE O MENO RICONOSCIUTI DAL SIGNORE QUANDO VERRÀ ALLA FINE DEI TEMPI.

In questo tempo che va dalla resurrezione del Signore Gesù alla sua venuta nella gloria, il grido della chiesa è quello della sposa che, insieme allo Spirito, invoca: “Vieni, Signore Gesù! Marana tha!” (Ap 22,17.20 E 1Cor 16,22).

E ogni cristiano, ascoltando questo grido, dovrebbe rispondere a sua volta con tutto il cuore, la mente e le forze: “Vieni!”, sapendo che il desiderio bruciante della venuta del Signore è già, qui e ora, ED È IN SE’, PRIMIZIA DELLA COMUNIONE CON LUI.

Il Disegno di Dio su di noi ci affida una missione: INDIRIZZARE TUTTE LE NOSTRE ATTIVITÀ A CRISTO, FARE IN MODO CHE SIA LUI IL CUORE DEL NOSTRO FARE, IN MODO CHE TUTTO SIA RICAPITOLATO IN LUI, VIVIFICATO E PORTATO AL PADRE.

Dio conta su di noi per portare avanti l’instaurazione del suo Regno tra gli uomini.

Per questo dobbiamo prendere sul serio questa vita, vivendola con la consapevolezza che il battezzato può pensare come Cristo, può pensare le cose del cielo (Col 3,1-3), allo stesso tempo in cui ama questo mondo, perché Cristo, capo della Chiesa, è seduto alla destra del Padre.

Non sappiamo né il giorno né l’ora.

Ma sappiamo bene che la carità non ha né giorno né ora: sappiamo che tutta la nostra esistenza è una vocazione all’amore e quindi non dobbiamo aspettare occasioni particolari o speciali per amare.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!