… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore
Mediti…AMO
Celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità, inizio e termine di ogni cammino spirituale, terreno e celeste.
Questa solennità, UNIVERSALE, ricorre ogni anno la domenica dopo Pentecoste e fu introdotta nella liturgia cattolica nel 1334 da papa Giovanni XXII.
Propone uno sguardo alla realtà di Dio amore e al mistero della salvezza realizzato dal Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo.
Il Papa Benedetto XVI così ha spiegato questa realtà: «La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati»
Il concetto di Trinità riassume la dottrina fondamentale della chiesa cattolica: Dio è Uno e Unico, e tuttavia in lui coesistono tre Persone uguali e distinte.
Per la sua importanza basilare nell’atto di credere di ogni cristiano, il dogma della Santissima Trinità meriterebbe un approfondimento teologico molto lungo e articolato.
UN’ANALOGIA PER CAPIRE
Per capire qualcosa della Trinità, ma senza la possibilità di esaurirne il mistero, si può utilizzare questa analogia.
La Sacra Scrittura dice che quando Dio creò l’uomo, lo creò a sua “immagine” (Genesi 1,27). Dunque, nell’uomo si trova una lontana ma comunque presente immagine della Santissima Trinità.
L’uomo possiede la mente e la mente genera il pensiero. Il pensiero, contemplato dalla mente, è amato, e così dal pensiero e dalla mente procede l’amore.
Ora mente, pensiero, amore, sono tre cose ben distinte fra loro, ma assolutamente inseparabili l’una dall’altra, tanto che si può dire che siano nell’uomo una cosa sola.
Nella Trinità il Padre è la mente, che da tutta l’eternità genera il suo Pensiero perfettissimo (il Lògos).
Il Pensiero, che è pensiero d’amore, generato eternamente dal Padre, sussiste, come persona distinta, ed è lo Spirito Santo.
Ma come la mente, il pensiero e l’amore sono nell’uomo tre cose distinte, ma assolutamente inseparabili, così il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sebbene sussistano come persone distinte, sono però un Dio solo.
La festa della Trinità, gradita a tutti i cristiani cattolici e ortodossi ricorda il mistero della nostra religione ricordando:
- «Un Dio solo in Tre Persone uguali e distinte».
Questo semplice ma al tempo stesso complesso dogma è precisato nel Cristianesimo antico. Prima nel Concilio di Nicea del 325 e poi nel Concilio di Costantinopoli del 381.
Ritroviamo oggi un continuo alternarsi di invocazioni alla Santissima Trinità durante la Messa e nel Breviario.
Allo stesso tempo tutti i Sacramenti hanno al suo interno l’identica invocazione. L’intento della Chiesa è quello di impregnare la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità per far suscitare nei fedeli il pensiero di questo Mistero.
Questo Mistero è verso:
Il Padre, come principio di tutte le cose.
Padre Eterno di un Figlio Eterno e consustanziale a Lui.
Padre che con il Figlio è principio dello Spirito Santo.
Il Figlio, generato e non creato dal Padre, incarnatosi nell’uomo e morto sulla croce per la salvezza di tutti gli uomini.
Lo Spirito Santo, come amore Eterno con la stessa sostanza che procede dal Padre e dal Figlio.
Non esiste nessun altro Mistero ricordato nella Liturgia come quello della Santissima Trinità.
NEI SACRAMENTI LA TRINITÀ RAPPRESENTA IL MEZZO PRINCIPALE DELLA GRAZIA.
Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Nella Cresima la persona si cresima la formula:
«Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Al termine dell’Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Nel confessionale il sacerdote comincia con la benedizione ed al termine dà l’assoluzione nel nome della Santissima Trinità.
La Trinità viene invocata molto spesso anche nel Sacramento dell’Ordine.
Nel matrimonio il sacerdote nel congiungere gli sposi alza la mano nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Ogni inno, salmo, oltre che in tutte le preghiere della Messa sono ricordate le Tre Persone della Trinità. La creazione dell’universo è opera della Trinità.
Ma vediamo anche il brano odierno.
Giovanni nei due versetti ci fa ascoltare Gesù che introduce le tre persone della Trinità:
- “Io, Gesù, che vi parlo, dico che lo Spirito arriverà dopo di me e prenderà del mio e ve lo annuncerà. In altre parole, se quanto vi sto dicendo e dimostrando non lo state capendo o non riuscite ad accoglierlo, Egli ve lo renderà comprensibile. Ma ricordate che quello che è mio, in fondo non lo è completamente, perché prima di tutto è del Padre. Lo Spirito quindi vi introdurrà in ciò che è del Padre, vi spiegherà senso e significati delle mie parole e dei miei gesti, ma soprattutto vi permetterà di capire in che relazione stanno queste persone che prima sembravano essere uno: lui, Il Padre ed io”.
Lo Spirito è una terza persona che riesce a farci cambiare prospettiva e ci permette di riconoscere e in qualche modo di distinguere il Figlio dal Padre, portandoci a dire che anche Lui, lo Spirito, è persona.
Egli ci introduce nell’intimità col Figlio e dal Figlio ci rende accessibile il volto del Padre, lasciandoci intravedere un nuovo, complesso sistema di relazioni che rendono possibile all’Amore, che è Dio, di trasmettersi e generarsi.
La Trinità in sé stessa, da un punto di vista teologico, sta essenzialmente in questa parola “Amore“, che comprende tutto.
Noi ci sforziamo a comprenderla:
- con la luce della Fede in quel Dio che oltrepassa i cieli e che ha creato i cieli e la terra e tutto quello che esiste e vive;
- in quel Dio che è Figlio ed è venuto qui, in mezzo a noi, nella pienezza del tempo e per opera dello Spirito Santo ha preso natura umana nel grembo immacolato di Maria,
- quel Figlio di Dio e di Maria che è morto sulla croce per noi ed è risorto per dare all’uomo la salvezza eterna;
- in quel Dio che è Spirito Santo e che continua ad operare nella nostra vita e ci santifica con il soffio silenzioso e impercettibile della grazia rigenerante e santificante.
Ne consegue che la Santissima Trinità vive in noi, mai perdendo contatto con ciascun essere vivente, soprattutto ogni essere redento, nella Pasqua di Cristo e santificato con l’azione dello Spirito Consolatore.
Prima della Pasqua Gesù comunica la natura stessa di Dio e la spiega all’interno della Trinità.
Egli, infatti, dice, parlando dell’effusione dello Spirito Santo:
- “quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
La verità di Dio e la verità sull’uomo, trovano la completa rivelazione in questo mistero d’amore e di comunione nella Trinità.
Giovanni, poi, ci introduce ad un’esperienza di Dio personale e comunitaria.
Una rivoluzione:
- dal roveto di Mosè, inestinguibile ma altrettanto inaccessibile, da cui una voce consegnava un nome impronunciabile e suggeriva un volto da non guardare,
- ora passiamo ad un Dio Parola che prende volto, ha un nome e soprattutto si muove, agisce e rende la sua parola efficace nel mondo.
- Da un Dio temibile da cui stare lontani,
- ad un Dio avvicinabile, che anzi viene incontro e desidera che ognuno riconosca a sua immagine
- e che, quindi, la sua immagine, impressa in ognuno di noi, prenda forma, si renda evidente così da essere riconosciuta da chiunque.
DA UN DIO UNICO, AD UN DIO COMUNITÀ, RETE DI RELAZIONI CHE INCLUDONO TUTTO, TUTTI, ANCHE LA NOSTRA UMANITÀ, DIVINIZZANDOLA E RENDENDOLA IMMAGINE DI DIO
E CHE DIVIENE POSSIBILITÀ DI NUOVI SPAZI PER CHI DESIDERA INIZIARE A VIVERE IN COMUNIONE TRA L’UOMO E L’UOMO E L’UOMO E DIO.
Ma ognuna delle tre persone della Trinità ha svolto un ruolo specifico e salvifico nella storia della salvezza.
Ciò non significa che ognuna delle tre si sia ritirata al termine del proprio operato, ma ha certamente saputo sostenere con amore, discrezione e rispetto chi operava.
Padre, Figlio e Spirito hanno operato e operano nella storia dell’uomo in sintonia e rispetto, con responsabilità e in modo instancabile.
Gesù stesso, dopo la risurrezione non si ostina a rimanere nel mondo con la presenza fisica, ma “cede il passo” allo Spirito, che ha il compito di guidare alla verità.
Ciò non è acquisizione intellettuale, bensì la pienezza della salvezza, il compimento della Grazia, il riconoscimento del ruolo redentivo del Figlio e creativo del Padre.
La santificazione operata dallo Spirito non potrebbe essere tale senza l’opera di Padre e Figlio, ma si attua per mezzo dell’azione dello Spirito Santo.
Potremmo, in questa solennità, ricordarci che l’operato della Trinità ci viene presentato non solo per essere conosciuto e contemplato come realtà lontana e trascendente, ma ancor più per essere incarnato nella nostra vita personale, comunitaria, ecclesiale.
L’esperienza della fede, pertanto, ci chiama ad essere uomini e donne generosi, aperti, segnati dalla comunione, spinti dal desiderio di non essere possessori MA PARTECIPATIVI, non monolitici MA COMUNIONALI.
Il richiamo al “possesso” nella parte finale del vangelo non è riferito a qualcosa di proprio ma a ciò che il Padre condivide col Figlio: l’amore, ovvero lo Spirito Santo.
IN QUESTA CELEBRAZIONE DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, LASCIAMOCI GUIDARE DALLA SAPIENZA CHE VIENE DALL’ALTO E CHE È CRISTO STESSO, SAPIENZA INCARNATA DI DIO, PER PORTARE ALL’UOMO LA BUONA NOVELLA DI UN DIO, UNO E TRINO, CHE È AMORE E MISERICORDIA.
Ha detto il compianto Vescovo di Molfetta, Don Tonino Bello:
- “Io ai miei zingari sai come spiego il mistero di un solo Dio in tre Persone? Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno. In Dio, cioè, non c’è una Persona che si aggiunge all’altra e poi all’altra ancora. In Dio ogni Persona vive per l’altra.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!