12.05.2023 VENERDI’ 5 SETTIMANA DI PASQUA A – GIOVANNI 15,12-17 “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 15,12-17

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nella pericope giovannea presente nella liturgia della Parola di ieri ci veniva indicata una dimensione fondamentale dell’esperienza cristiana: il rimanere nell’amore di Cristo.

Ovvero l’essere radicati in quell’amore di GESÙ che passa attraverso il dono della vita e ci rivela l’amore stesso del padre.

Il comandamento dell’amore è in fondo l’unico comandamento che Gesù ci ha lasciato; amarsi gli uni gli altri sembrerebbe la cosa più semplice da fare e anche la più spontanea ma sappiamo che non è così soprattutto quando l’amore presuppone un perdono e una riconciliazione.

Oggi, nei versetti che seguono, siamo chiamati a cogliere lo stesso amore in un’angolatura più «incarnata».

L’amore del Padre e del Figlio donato ai discepoli ha un luogo di verifica nella relazione fraterna, ma ad alcune condizioni, che si rivelano anche come la qualità profonda dell’amore fraterno:

  • «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.

La misura dell’amore di Cristo è il dono della vita, è la croce e, dunque, il dono della vita per gli amici diventa paradigma e appello ai discepoli a essere pronti a compiere la stessa radicalità nel dono.

Si, l’amicizia!

Fratelli e Sorelle, nell’antichità, l’amicizia era stimata al di sopra di ogni cosa.

Era considerata qualcosa di raro, di cui poteva godere solo l’uomo virtuoso ed educato, in quanto era vista come il più spirituale di ogni tipo di amore.

A differenza dell’amore erotico, in cui gli amanti si amano ponendosi l’uno di fronte all’altro, gli amici si tengono l’uno di fianco all’altro, mirando alla stessa meta o avendo un interesse comune: il vero, il bene, il bello.

Ciò che unisce i veri amici è la verità espressa in una vita virtuosa.

Cristo ha chiamato “amici” i suoi discepoli a lui più vicini solo alla fine della sua vita, dopo aver fatto loro conoscere tutto ciò che aveva sentito dal Padre, dopo aver rivelato la verità a coloro che egli aveva scelto.

Per provare che non esiste amore più grande del suo, egli ha offerto la propria vita per i suoi amici.

Di conseguenza, ciò che era raro nell’antichità, è comune nella Chiesa, in cui uomini e donne conoscono e vivono la verità.

Tale verità distrugge ogni barriera sociale, culturale o razziale; unisce i cuori e gli spiriti che cercano di conoscere e di vivere quella verità, che è la nostra fede.

Così nella Chiesa cattolica, come nella vera amicizia, uomini e donne provenienti dagli ambienti più diversi possono amarsi davvero, come ci ha amati Cristo.

Ma veniamo al testo odierno.

Ricordate la disputa su quale fosse il più grande fra i 613 precetti che il pio israelita era tenuto a osservare?

Gesù, lo sappiamo bene, li aveva ridotti a due: amare Dio e amare il prossimo come noi stessi.

Così riferiscono Marco e Matteo. Luca, poi, dice che quello è un unico comandamento. Giovanni osa fare di più e cambia il primo fra i comandamenti: NON PIÙ AMARE DIO E IL PROSSIMO MA AMARCI FRA DI NOI COME GESÙ CI HA AMATI.

Anzi, ad essere più precisi, Gesù chiede a noi discepoli di amarci con l’amore con cui siamo amati dal Maestro.

L’amore che lega Gesù e i discepoli è un amore di «amicizia», cioè un rapporto confidente tra persone, un dialogo, che si esprime in tre dimensioni:

  1. in un’estrema dedizione (il dono della vita per gli amici),
  2. in una confidente familiarità
  3. in una scelta gratuita.

L’amicizia di Gesù è un dono che trasforma i discepoli, liberandoli da ogni forma di servitù e donando loro quella libertà e quella vicinanza con Dio che li rende amici di Dio, che è FONTE DI QUELL’AMORE, COL QUALE AMA IL MONDO.

Ben lo commentava il compianto Papa BENEDETTO XVI’, nella sua Lettera Enciclica “Deus Caritas Est”.

LÌ SI CERCA DI SPIEGARE PERCHÉ – come scritto nel Quarto Vangelo – DIO AMA IL MONDO.

La risposta è: PERCHÉ L’HA FATTO LUI:

  • «Egli stesso è l’autore dell’intera realtà; essa proviene dalla potenza della sua Parola creatrice. Ciò significa che questa sua creatura gli è cara, perché appunto da Lui stesso è stata voluta, da Lui fatta».

Quindi Dio ama il mondo, e in esso l’uomo, come una madre ama il figlio che ha generato, portato in grembo, nutrito e partorito.

Per questa ragione l’uomo può sentire su di sé un vero amore personale, particolare, da parte del suo Signore.

Ancora Benedetto XVI «…l’uomo, vivendo nella fedeltà all’unico Dio, sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia, la gioia in Dio che diventa la sua essenziale felicità: “Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra… Il mio bene è stare vicino a Dio”».

Ecco allora cosa viene richiesto ai credenti: di rimanere nell’amore ricevuto dal Padre e dal Figlio.

E, PER FAR QUESTO, ANCHE I DISCEPOLI DEVONO AMARE.

È quella “catena d’amore” giovannea, che ci dice che l’amore può sussistere solo se produce altro amore. Il Padre ama Gesù; Gesù ama i discepoli; essi devono amarsi l’un l’altro.

Qualcosa di simile troviamo anche nel Vangelo di Matteo, quando scrive «Amate i vostri nemici… perché siate figli del Padre vostro celeste» (Mt 5,44-45), E DOVE APPUNTO SI MOSTRA IL LEGAME STRETTO TRA L’AMORE PER GLI ALTRI E L’AMORE RICEVUTO DAL PADRE.

È un amore nuovo perché rinnovato da Gesù e dal suo Spirito. È un amore redento, liberato dall’egoismo.

Un amore che dona al nostro cuore la gioia, come dice Gesù stesso «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

È proprio l’amore di Cristo, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori, a compiere ogni giorno prodigi nella Chiesa e nel mondo. E i Santi di Dio ce lo mostrano, perché a buon titolo, possono dire, insieme a Paolo “…non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

E su questa scia, si nasconde uno degli aspetti geniali del cristianesimo e per scoprirlo ascoltiamo la lezione di una giovane carmelitana, una che ha compreso a fondo i segreti del cuore di Dio, Santa Teresa di Gesù Bambino.

Quando il Signore aveva comandato al suo popolo di amare il prossimo come sé stesso, non era venuto ancora sulla terra; così, sapendo bene a qual punto si ami la propria persona, non poteva chiedere alle sue creature un amore più grande per il prossimo.

Ma quando Gesù dà ai suoi discepoli un comandamento nuovo, il comandamento proprio suo, non parla di amare il prossimo come se stessi, bensì di amarlo come Lui, Gesù, l’ha amato, come l’amerà fino alla consumazione dei secoli.

Signore, so che voi non comandate alcunché d’impossibile, conoscete meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, voi sapete bene che mai potrei amare le mie sorelle come le amate voi, se voi stesso, o mio Gesù, non le amaste ancora in me.

È perché voi volevate concedermi questa grazia, che avete fatto un comandamento nuovo.

Oh come l’amo, il vostro comandamento, poiché mi dà la sicurezza che la volontà vostra è di amare in me tutti coloro che voi mi comandate di amare.

Sì, lo sento, quando sono caritatevole è Gesù solo che agisce in me, più sono unita con Lui, più amo anche tutte le mie sorelle (MC, 290).

Teresa sa bene che mai potrebbe amare le sue sorelle come Gesù le ama, perché amare come Gesù ama è amare in maniera soprannaturale, è amare come Dio stesso ama, cosa impossibile per degli esseri deboli ed imperfetti come siamo noi, ed allora l’unica possibilità che il comandamento di Gesù non si dimostri impossibile è che Lui stesso venga ad amare nel cuore della sua creatura.

Così, più Lui riesce a prendere possesso del nostro cuore più noi siamo capaci di amare, più sono unita con Lui, più amo anche tutte le mie sorelle”.

Fratelli e Sorelle, essere apostoli per il nostro tempo, annunciatori della lieta notizia è quanto mai urgente e non possiamo sottrarci a questa chiamata.

Il Signore continua a mandare operai nella sua messe CHIEDENDOCI SOLTANTO DI METTERE IN PRATICA IL SUO AMORE, iniziando dalle relazioni in famiglia, tra amici, nell’ambiente ecclesiale fino ad ampliare l’orizzonte verso i nostri fratelli più lontani e dispersi «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Ha detto un grande oratore romano Marco Tullio CICERONE (106-43 a.C.):

  • “Coloro che eliminano dalla vita l’amicizia, eliminano il sole dal mondo.”

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!