12.03.2023 – 3 DOMENICA QUARESIMA A – GIOVANNI 4,5-42 “Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 4,5-42
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Dopo averci presentato le tentazioni di Gesù e la sua trasfigurazione, la chiesa ci consegna, attraverso brani del quarto vangelo, un percorso che ci aiuta ad approfondire le valenze del battesimo.
Tanto che oggi meditiamo sull’incontro tra Gesù e la donna samaritana, nel quale è rivelato il dono dell’acqua della vita.
Ma vediamo il contesto geografico. Da Gerusalemme Gesù deve ritornare in Galilea, e potrebbe farlo risalendo la valle del Giordano, perché lì la strada era più piana, più sicura e permetteva di non dover attraversare la Samaria. Che era una terra i cui abitanti da secoli erano talmente nemici dei giudei – che li ritenevano impuri ed eretici –, da molestarli quando questi la attraversavano (ce lo racconta Lc 9,52-53).
Invece, dice il testo, Gesù “doveva” passare per la Samaria, in obbedienza a Dio, proprio perché Egli è stato inviato non solo ai giudei.
Quindi Gesù attraversa quella terra per compiere la sua missione e per questo riceverà l’insulto di chi non comprende “…sei un samaritano e un indemoniato!” (Gv 8,48).
Eppure Gesù accetta di incontrare questi che sono considerati nemici ed empi. Anzi, va a cercare questo popolo disprezzato, E SI FA SAMARITANO TRA I SAMARITANI, sostando presso un pozzo, come il samaritano della parabola ha sostato presso chi era stato percosso dai briganti (Lc 10,33-35).
E il Maestro, nell’ora più calda del giorno, giunge in Samaria, “affaticato per il viaggio”, e va a sedersi vicino al pozzo di Sicar, il pozzo di Giacobbe (Gen 33,18-20), ma non ha alcun mezzo per attingere acqua.
Sopraggiunge allora anche una donna la quale, forse a causa del suo comportamento immorale pubblicamente riconosciuto, è costretta a uscire per strada a quell’ora, per non imbattersi in quanti la disprezzano, a cui Gesù chiede “Dammi da bere”.
Ella si meraviglia sentendo la richiesta in lingua giudaica, che quindi, viene da un nemico, ovvero da uno che dovrebbe sentirsi superiore a lei.
E questo perché normalmente una donna samaritana, e per di più chiacchierata, poteva aspettarsi da un uomo giudeo SOLO DISPREZZO.
Il Divino Viandante, invece, si fa mendicante presso di lei, per aiutarla a crescere nella sua fede embrionale.
E, in questo contesto, il brano ci parla di acqua viva, che indica la forza dello Spirito per il quale possiamo crescere come figli di Dio, per rivelare agli altri il Dio di Gesù. Infatti, la conversazione di Gesù con la Samaritana si svolge sul tema dell’“acqua viva”, un’acqua indispensabile alla vita.
Non ci sorprende che, nelle regioni del Medio Oriente, dove regna la siccità, essa sia semplicemente il simbolo della vita, ma anche della salvezza dell’uomo in un senso più generale.
E, questa vita, questa salvezza, si possono ricevere solo aprendosi per accogliere il dono di Dio “…è in te la sorgente della vita” (Sal 036,10).
Ed ecco quale deve essere, di conseguenza, la nostra professione di fede “…come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio” (Sal 042,2).
In essa, la salvezza che Dio ci offre, viene espressa con l’immagine della sorgente che zampilla sotto l’entrata del tempio e diventa un grande fiume che trasforma in giardino il deserto della Giudea e fa del mar Morto un mare pieno di vita (Ez 47,1-12).
Comunque, questa donna accetta di mettersi in gioco, e riceve in cambio una promessa straordinaria:
- “L’acqua di questo pozzo non disseta per sempre, la Legge di Mosè non disseta definitivamente, ma io dono un’acqua che diventa sorgente d’acqua zampillante, fonte inesauribile che dà acqua per la vita eterna”.
Gesù le annuncia una cosa inaudita, umanamente impossibile: c’è un’acqua da lui donata la quale, anziché essere attinta dal pozzo, diventa fonte zampillante, acqua che sale dal profondo, E CHE DONA LA VITA ETERNA. Bere l’acqua da lui donata significa trovare in sé una sorgente interiore: quest’acqua è lo Spirito effuso da Gesù nei nostri cuori (cf. Gv 7,37-39; 19,30.34), Spirito che zampilla per la vita eterna, che nel cuore del credente diventa “maestro interiore”.
La samaritana comincia a intuire qualcosa, e allora, CHIAMANDOLO “SIGNORE” gli chiede: “Signore (Kýrios), dammi quest’acqua!”.
Qui Gesù dà un’improvvisa svolta al dialogo “…Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. Cosa c’entra il marito?
In realtà Gesù conosce bene la situazione della samaritana, perché “…conosceva quello che c’è in ogni uomo” (Gv 2,25). Egli legge nella vicenda amorosa disgraziata di questa donna la vicenda idolatrica dei samaritani con gli idoli stranieri.
Vi legge simbolicamente la storia del regno del Nord, Israele, chiamato dai profeti “…donna adultera e prostituta” per l’infedeltà allo Sposo unico, il Signore Dio, e l’adulterio con gli idoli falsi (cf. Os 2,4-3,6).
Ecco il senso di questo brano evangelico, che ci mostra che Gesù sta davanti al popolo dei samaritani per dire loro che il Signore non li ha mai abbandonati, che vuole attirarli a sé (Os 2,16) e celebrare con loro nozze di alleanza eterna.
Ecco perché la samaritana, al di là dell’acqua, deve trovare chi è la fonte, dietro al dono deve scoprire il donatore.
Nella risposta data a Gesù, riconosce implicitamente i suoi numerosi fallimenti, la sua sete frustrata di comunione e di amore; è una donna nella miseria, che conosce padroni ma non uno sposo, una donna sfruttata e abbandonata.
Ma scoprendo se stessa, scopre che Gesù è profeta e subito gli chiede dove è possibile adorare, dove è possibile incontrare Dio e iniziare una vita di comunione con lui: a Gerusalemme, come dicono i giudei, o sul monte Garizim, come sostengono i samaritani?
In risposta, Gesù le annuncia L’ORA: “…credimi, donna, viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità”, cioè nello Spirito santo e in Gesù Cristo stesso che è la Verità (Gv 14,6), l’ultima e definitiva narrazione di Dio (Gv 1,18).
Ecco allora la grande verità che varrà, DA QUEL MOMENTO PER SEMPRE: il luogo dell’autentica liturgia cristiana non è più un luogo-santuario, monte, tempio o cattedrale, ma è la dimora del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, cioè la nostra persona intera, CHE È CORPO DI CRISTO (2Cor 13,5) E “TEMPIO DELLO SPIRITO” (1Cor 6,19).
Di fronte a queste parole, la samaritana confessa la propria attesa: LEI E LA SUA GENTE ATTENDONO IL MESSIA PROFETICO, IL NUOVO MOSÈ (Dt 18,15-18), ATTENDONO COLUI CHE SVELERÀ TUTTO.
E Gesù le dice “IO SONO – il Nome di Dio (andate a leggere Es 3,14) – CHE TI PARLO”.
LA DONNA SI È SVELATA NELLA SUA MISERIA, GESÙ SI SVELA NELLA SUA VERITÀ DI MESSIA, DI CRISTO, INVIATO DA DIO.
In quella prostituta Gesù vede un cuore assetato di vera adorazione e le dichiara una cosa che, neppure noi oggi, abbiamo ancora capito: CHE IL PADRE NON VUOL ESSERE ADORATO SECONDO QUESTA O QUELLA TRADIZIONE RELIGIOSA, DA GENTE CHE SI SENTE IN REGOLA, MA IN SPIRITO E VERITÀ.
Infine quella persona talmente disprezzata in paese, diventa un’apostola convincente, PERCHÉ STRAORDINARIAMENTE AUTENTICA:
- “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”.
Chi infatti meglio di lei, di cui tutti conoscono la vita disordinata, può annunciare la tenerezza di colui che è venuto a salvare, non a condannare?
Chi meglio dell’emarginato, disprezzato persino da sé stesso, è capace di sposare il cuore di Dio, questo cuore trafitto d’amore per l’umanità, per tutta l’umanità, dal barbone al re?
Ecco l’adorazione in spirito e verità, lo stupore di fronte alla tenerezza di colui che sonda l’abisso della nostra miseria senza spaventarsene, permettiamoci di accoglierci in verità, in quel nostro nulla che ci fa simili e fratelli.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!