12.03.2022 – SABATO 1 SETTIMANA QUARESIMA C – LUCA 5,27-32 “…non sono venuto a chiamare i giusti”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo LUCA 5,27-32

 

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gesù va verso il banco delle imposte dove è seduto Levi, il pubblicano.

Non è un incontro casuale ed è, pertanto, ancora più imbarazzante., perché gli esattori erano degli autentici usurai senza scrupoli, assetati di soldi, odiati dalla gente e sfruttati dall’impero.

Sarebbe come se fosse entrato in un covo di ladri e corrotti, perché così erano reputati i pubblicani, tanto che il popolo li associava ai peccatori e alle prostitute.

E, leggendo questo brano evangelico, quel che subito colpisce, a proposito della chiamata di Levi, è anche la prontezza con cui, quest’uomo tutt’altro che abituato a richiami di spiritualità, immediatamente lascia tutto per seguire Gesù, il Rabbi della vita.

Infatti “…lasciando tutto, si alzò e lo seguì“.

Inoltre il racconto della chiamata di Levi è riferito da tutti i vangeli sinottici (Mt 9,9-13; Mc 2,14-17; Lc 5, 27-32) e in tutti si trova la pronta risposta dell’uomo seduto al banco delle imposte: si alzò e lo seguì.

Questo episodio mette in risalto la forza della PAROLA di Gesù, capace di tirare fuori da un ladro UN DISCEPOLO. E non solo.

PERSINO UN EVANGELISTA.

E questo è davvero un lieto messaggio, che ci fa capire che se lasciamo entrare Gesù nel nostro cuore neppure gli idoli che ci hanno tenuti legati “al banco delle imposte” riusciranno a frenare la nuova vita che il Signore del tempo e della storia, con quel “seguimi“, travolge ogni cosa. Ecco il nostro cammino quaresimale: lasciarci incontrare da Gesù per essere autentici cristiani.

Ma nello stesso tempo, con queste parole, il vangelo mette bene in evidenza le caratteristiche di quella che deve essere la vocazione speciale richiesta all’apostolo di Gesù:

  1. lasciare tutto, confidando solo nella provvidenza divina;
  2. alzarsi, cioè non rimanere nella situazione precedente, ma accettare di vivere una nuova realtà;
  3. seguire Gesù, accogliendo il suo messaggio di salvezza, poi realizzarlo nella propria vita e diffonderlo presso le altre persone.

Matteo diventa dunque esempio per ogni vocazione cristiana, che si realizza, prendendo alla lettera la Parola di Dio.

E da Gesù che apre il suo cuore al peccatore Levi, dobbiamo prendere anche un altro insegnamento. Dobbiamo far arrivare, attraverso la nostra testimonianza di una vita vissuta evangelicamente, la salvezza ai nostri fratelli. Senza eccezione alcuna.

Non possiamo essere prigionieri dei nostri pregiudizi che ci fanno perdere il contatto con i peccatori e con coloro che magari ci hanno tradito.

Gesù è venuto perché tutti potessero sentirsi amati dal Padre. Dio Padre non ha mandato Gesù per giudicare il mondo, ma perché il mondo fosse salvato per mezzo di lui.

E allora, anche noi in Gesù, per Gesù e con Gesù, non siamo mandati nel mondo per giudicare gli uomini, ma per esser tramite di salvezza per loro.

Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il suo Figlio unigenito”, ci dice Giovanni nel Capitolo 3, 16-18 del suo evangelo.

E se è morto per noi, significa CHE DIO CREDE NELL’UOMO, ragion per cui anche noi siamo chiamati a credere ai nostri fratelli.

Ma questo passo del Vangelo ci mostra anche la conversione che Gesù si aspetta da ciascuno di noi: ci chiede di riconoscerci peccatori, e di andare a lui, riconoscendolo come nostro Unico Signore e Salvatore.

Si tratta di riconoscerci malati e di andare a lui come al nostro medico… e così possiamo subito entrare nel suo cuore.

E con Levi abbiamo avuto la conferma che Gesù non aspetta che siamo perfetti per invitarci a seguirlo.

Ci chiama pur sapendo benissimo che siamo poveri peccatori, molto fragili.

Egli potrà lasciarci per tutta la vita molti difetti esteriori; ciò che importa è che il nostro cuore resti unito a lui.

I nostri peccati non saranno mai un ostacolo alla nostra unione con Dio, SE NOI SAREMO DEI POVERI PECCATORI, CIOÈ DEI PECCATORI PENITENTI, UMILI, CHE SI AFFIDANO ALLA MISERICORDIA DI DIO e non alle proprie forze.

E noi, con lo stesso sguardo di misericordia che Gesù ha avuto per noi, dobbiamo guardare ogni nostro fratello, senza mai scandalizzarci, come il primogenito nella parabola del figliol prodigo.

Dobbiamo imparare ad avere lo sguardo del PADRE MISERICORDIOSO, la cui “immagine” ci è stata donata nel Battesimo.

Che bello questo tema della chiamata e del “lasciar tutto” per seguire il Signore della nostra vita. Tante volte lo abbiamo sentito nella Scrittura Santa. Bellissima la chiamata degli Apostoli.

Gesù stava presso il lago di Genezareth e vide due barche ormeggiate alla sponda. Una di esse era di Simone. Dopo esservi salito ed aver ammaestrato la folla, disse a Simone “…prendi il largo e calate le reti per la pesca”.

Ma Simone rispose “…Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”.

E avendolo fatto “…presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli”.

E poiché Simone, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone, erano presi da grande stupore per la pesca che avevano fatto, “Gesù disse a Simone “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini””. Ed essi, “tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono” (Lc 5, 1-11).

SUBITO LO SEGUIRONO ANCH’ESSI…. SENZA DIR NULLA DI PIU’, perché essi avvertirono dentro il loro cuore, la personale chiamata che il Vangelo, con semplicità divina, così esprime “Lasciarono tutto e lo seguirono”.

Lasciarono tutto.

Lasciarono la famiglia – probabilmente Simone lasciò pure la moglie, magari per breve tempo,

I loro beni, le loro abitudini, la loro vita di sempre per seguire questo profeta, questo predicatore che andava lungo le strade della Galilea e della Giudea ad annunciare qualcosa di nuovo.

Si sentirono infatti AMATI E PERDONATI PER LA LORO MISERIA UMANA.

Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo mai che anche noi che siamo in cammino penitenziale durante questa quaresima, tante volte abbiamo fatto l’esperienza del perdono. Tante volte ci siamo sentiti amati.

Tante volte ci siamo sentiti parte di quell’esercito di perdonati di cui parla Papa Francesco nella esortazione apostolica “Gaudete et exultate, al n.82:

  • “Occorre pensare che tutti noi siamo un esercito di perdonati. Tutti noi siamo stati guardati con compassione divina. Se ci accostiamo sinceramente al Signore e affiniamo l’udito, probabilmente sentiremo qualche volta questo rimprovero: «Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (Mt 18,33). Guardare e agire con misericordia, questo è santità”.

Papa Benedetto XVI, nell’Udienza generale del 16 agosto 2006, commentando questo brano evangelico ha detto:

Matteo si alzò e lo seguì! In questo ‘alzarsi’ è legittimo leggere il distacco da una situazione di peccato ed insieme l’adesione consapevole a un’esistenza nuova, retta, nella comunione con Gesù.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!